lunedì 31 agosto 2009

Repubbliche e democrazia

Repubbliche e democrazia

Noi, povere generazioni del dopoguerra, abituati a “credere” vero, l’assioma repubblica = democrazia, e cresciuti fin dalla più tenera età nella culla di questa “certezza”, non ci avvediamo neppure di ciò che ci succede intorno. Privi ormai dei dovuti riferimenti storici e prigionieri in una società senza memoria, non abbiamo la possibilità di confronto, il metro insomma, per misurare quanto il teorema sia vero, o quanto falso !

In questi giorni di agosto sono infatti molti gli argomenti per valutare e discutere la tesi su indicata, ma… passano tutti senza far presa, senza lasciarci un’esperienza.
Le elezioni alla presidenza dell’Afganistan ci dovrebbe fornire una prima e importante occasione di riflessione. Dopo settimane di attentati e tragedie popolari per impedirle, a diversi giorni dal voto, ancora non sappiamo chi è il legittimo vincitore. Nonostante il controllo operato localmente dalle potenze occidentali, molti sono i dubbi - fondati - sulla loro regolarità o sui brogli compiuti.
Viene immediatamente da pensare che, potendo tenersi stretto il loro Sovrano, gli afgani avrebbero potuto salvare qualche vita umana, e a costo zero. Sovrano quello Afgano, che godeva di ottima reputazione preso il suo popolo. Purtroppo però non piaceva ai “liberatori” americani.
Che fosse meno propenso ad avallare i loro “affari” di un semplice Presidente ? Non può esserci altra ragione !
Argomento passato comunque. D’oggi invece, la notizia diramata dall’ANSA sulle elezioni presidenziali in Gabon. Pare che tutti e tre i candidati o pretendenti, si siano dichiarati “vincitori” !!!
Direi che non vi è altro da aggiungere e mi sorge spontaneo un sorriso d’ironia. Allo stesso tempo mi viene da sperare che anche il popolo di quel paese, non debba subire nelle prossime settimane lutti e dolori per potersi annoverare tra i fortunati paesi retti da “democratiche” istituzioni repubblicane.
Confermerebbe soltanto l’alto costo pagato da ogni popolo per onorare una follia ideologica affermatasi dalla rivoluzione francese in avanti per soddisfare il bisogno di protagonismo di pochi egocentrici.
Non è prevista però una breve riflessione su questioni di così poco conto. La promozione delle repubbliche infatti, prosegue incalzante come una campagna commerciale in favore di un articolo in offerta…
Alla festa per i 40 anni della repubblica libica infatti, anche il nostro Paese parteciperà con importanti presenze istituzionali. Certo occorre avere grandi interessi non solo economici per non avvedersi che per promuovere questo “credo”, sarà necessario avallare un dittatore, offendere un popolo - quello libico - e ridurre la democrazia ad un santino appiccicato all’album dei ricordi.

31.08.2009 - Alberto Conterio

su Opinionimonarchiche
su Politicamentecorretto.com di Salvatore Viglia

giovedì 27 agosto 2009

"L' importanza della Storia"

“L’ importanza della Storia”
Simposio di Sabato 22 agosto 2009

Comune di Quittengo.

Siamo soddisfatti dell’esito ottenuto da questo nostro primo impegno pubblico dopo oltre due anni dall’ultimo evento organizzato.
Anche se l’affluenza del pubblico non è stata traboccante, dovuta al fatto che il bacino d’utenza non possiede grossi numeri, l’interesse dei presenti è stato eccezionalmente attivo.
Il Dialogo con il pubblico già durante l’esposizione degli argomenti è stato continuo e qualificante per il simposio stesso, protraendosi a lungo dopo il suo termine.

La serata, che non prevedeva di ottenere dal pubblico delle conversioni alla causa monarchica, ha avuto il successo che avevamo preventivato. L' obiettivo infatti era di riuscire a destare nel pubblico l’interesse necessario ad avviare per proprio conto la ricerca della verità storica.
Ci sembra d’aver lavorato bene in proposito.
Il pubblico infatti, oltre a discostarsi dalle linee di pensiero politiche e anti-italiane oggi in voga, ha dimostrato di possedere ancora quello spirito neutro di italianità che ci ha fatto grandi in passato.
Questa presa di coscienza generale, è stata positiva per tutti, in quanto è ormai dato per scontato dai media - mentendo - che il sentimento di l’italianità è un fatto ormai raro nei cittadini di questo Paese !

Ringraziando per la presenza qualificante dell'amico Dott. Roberto Tomao residente a Novara e del Sig. Sindaco di Quittengo Sig. Giavanni Machetti, restiamo fiduciosi di ripetere la positiva esperienza il prossimo 12 settembre presso il Comune di Sagliano Micca.

giovedì 20 agosto 2009

UMI di Biella a Cos (Dodecanneso)

L’UMI di Biella a Cos (Kos) - Dodecanneso

Non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di poter incaricare degli amici che si recavano a Cos per le vacanze estive di recitare una preghiera e depositare una piccola bandiera Italiana vicino alla lapide commemorativa che ricorda l’eccidio di Ufficiali italiani ad opera dei tedeschi dopo l’8 settembre 1943.

L'entrata del cimitero Cattolico a Cos

Come le altre isole del Dodecaneso, Cos fu occupata dall'Italia nell 1912 a seguito della guerra Italo Turca. Nel 1933 un tremendo terremoto distrusse gran parte delle costruzioni che vennero in seguito ricostruite dagli italiani. Queste isole infatti erano considerate dall’Italia alla stregua di una normale provincia metropolitana, quindi tutelate ed amministrate come terre italiane.

COS, una tragedia dimenticata
Il 6 ottobre del 1943, dopo lo sbarco aereo-navale tedesco a Kos che tra il 3 e il 4 aveva scompaginato le forze italo britanniche, 103 ufficiali del 10° Reggimento di Fanteria “Regina” furono barbaramente uccisi, dai militari della Werhmacht perché scelsero di rimanere fedeli al giuramento prestato al Re e all’Italia. 66 corpi furono ritrovati in 8 fosse a Ciflicà, nei pressi di Linopoti, ma solo 37 furono identificati. Le salme ricuperate furono traslate dalla pietà di mani italiane dapprima nel cimitero cattolico della città e, quindi, nel Sacrario Militare di Bari nel 1954. Gli altri corpi non sono mai stati ritrovati né, da allora, si è tentato di cercarli sebbene si conosca la zona da scandagliare.

La bandiera Italiana depositata in onore dei caduti


La lapide posta in memoria dei caduti

Del triste avvenimento non si è mai parlato in Italia. Il giornalista Franco Giustolisi lo ha citato nel suo libro L’armadio della Vergogna allorché venne scoperto un armadio contenente faldoni di incartamenti relativi a crimini compiuti durante la guerra da nazisti e da fascisti. Più diffusamente la storia è stata descritta nel libro “Kos, una tragedia dimenticata” di P.G. Liuzzi. Per anni i Reduci dell’Egeo si sono impegnati a che le Istituzioni Governative inserissero negli itinerari dei Luoghi della Memoria anche l’isola di Cos.

mercoledì 19 agosto 2009

La vergogna alla fine ...affiora !

L'articolo del 20 luglio che avevamo pubblicato in data 21 dello stesso mese di Ernesto Galli della Loggia, deve aver maturato nelle istituzioni una certa vergogna per quanto NON SI STA FACENDO per commemorare il 150° Anniversario dell'Unità Italiana, ed allora il Presidente Napolitano, oggi, in data 19 agosto, ha rilasciato queste dichiarazioni ai giornali ed alle Agenzie di informazione...

Richiamo del presidente Napolitano :

"Unità d'Italia, il governo mi risponda"

Roma, 19 agosto 2009 - "Se ho scritto una lettera è per avere chiarimenti". Così, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano in un’intervista al quotidiano ‘La Stampa'. "Aspetto risposte sulle celebrazioni dell’Unità d’Italia dal governo", ha detto il capo dello Stato al quotidiano di Torino, esprimendo preoccupazione per i ritardi.

A impensierire il Colle è stato probabilmente anche il fiorire in queste ultime settimane delle innumerevoli polemiche innescate da dichiarazioni di esponenti leghisti, in merito all’Inno di Mameli, alle bandiere regionali da affiancare al tricolore, allo studio del dialetto nelle scuole, ai test per gli insegnanti e quant’altro. "Non è questione che si possa affrontare con una battuta. Ci sto riflettendo... Del resto - dice il Presidente - il rovescio della medaglia in questione è la situazione del Mezzogiorno e lo stato di estremo disagio in cui versano le nostre regioni meridionali".

Qualche settimana fa Giorgio Napolitano ha inviato una lettera al governo per conoscere gli intendimenti e gli impegni dell’esecutivo per la celebrazione del centocinquantenario dell’Unità d’Italia, ma da Palazzo Chigi non è ancora arrivata alcuna risposta, anche se è previsto che nella prossima seduta di governo il ministro Bondi illustrerà il programma delle celebrazioni.

“Magari interverrò allora - dice il Presidente - sulla base di quello che verrà o non verrà fuori". "Se ho scritto una lettera - precisa Napolitano - è per avere una risposta. Ormai siamo a fine agosto, la scadenza comincia a non esser lontana e se in autunno non si stringe... A quel punto saremo arrivati alla fine del 2009, e quindi occorrerà fare tutto nel 2010 perchè gli eventi possano regolarmente aver luogo l’anno dopo. I tempi sono molto stretti. Attendo - dice - una risposta ormai improrogabile dal governo, affinchè chiarisca i suoi intendimenti e i programmi in vista del nostro anniversario".

I MINISTRI SI FANNO SENTIRE - "Fa bene il presidente della Repubblica a stimolare il governo, perchè non c’è più tempo da perdere". Il ministro della Difesa Ignazio La Russa accoglie con favore le sollecitazioni del capo dello Stato Giorgio Napolitano ad accelerare i tempi per mettere in cantiere le opere previste per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, nel 2011.

Il ministro assicura all’Adnkronos che Sandro Bondi "ce la sta mettendo tutta, nonostante abbia trovato alcune difficoltà impreviste, a causa di un programma che si dilata sempre di più invece di definirsi". Quindi "il ministro dei Beni culturali sta facendo il massimo, ma dal presidente della Repubblica arriva una sollecitazione giusta a tempi più rapidi", sottolinea La Russa.

"Io stesso - rimarca il titolare della Difesa - pur essendo un ministro che ha competenze sulle celebrazioni per l’Unità d’Italia, sono rimasto estraneo alla preparazione e sarei felice di essere coinvolto. Dico a Bondi: sono a disposizione, do la mia piena disponibilità, sia personale sia come Forze Armate, considerato anche che abbiamo il know how necessario per gestire le grandi ricorrenze".

Calderoli rileva che ‘’è giusto che il presidente della Repubblica che rappresenta il Paese abbia a cuore il problema. In ogni caso - dice all'Ansa -, è stato fatto un lungo esame e sulla base di questo il ministro Bondi porterà’ in consiglio dei Ministri la propria proposta che sarà valutata e condivisa dagli altri ministri’’. ‘’Quello che mi sembra condivisibile - sottolinea Calderoli - è il fatto che si rivaluti una serie di iniziative che qualcuno ha definito, credo a ragione, ‘marchette’. Sarebbe più opportuno che se ne realizzi una di valore simbolico e non cento cosettine. Qualcuno ha fatto l’esempio di cio’ che e’ stato fatto in passato’’.
Interviene anche Rotondi: "La lettera del presidente Napolitano è uno sprone che il governo accoglie positivamente. Dal ministro Bondi arriveranno risposte concrete con una organizzazione impeccabile. In Consiglio dei Ministri valuteremo attentamente la sua proposta che condivideremo perchè sappiamo del buon lavoro che sta facendo Bondi".


...senza parole ! Noi denunceremo la situazione proprio nel corso del Simposio che abbiamo promosso !!!

Date Certe degli incontri :

sabato 22 agosto 2009 presso Quittengo

sabato 05 settembre 2009 presso Sagliano Micca



martedì 18 agosto 2009

Afganista, "fortunata" repubblica !

Afghanistan, il voto difficile della gente fra le incertezze e il terrore talebano

di Marco Guidi

ROMA (17 agosto) - Che i talebani siano contrari alle elezioni (il potere politico spetta solo ad Allah, affermano) è cosa nota. Che l’accordo semisegreto e semiufficiale negoziato dall’attuale presidente Karzai con alcune frange “moderate” dei talebani, per non ostacolare il voto, non valesse nemmeno la carta su cui era scritto era un’ipotesi avvalorata da quasi tutti. Quindi non c’è da stupirsi se i seguaci del mullah Omar (che vive indisturbato in Pakistan) abbiano annunciato che chiunque andrà a votare sarà considerato un nemico e trattato come tale. Obiettivo gli scrutatori, i presidenti di seggio, gli elettori e, in particolare, le elettrici.

Ora se votare a Kabul e nelle province del Nord costituirà un rischio non eccessivo, cercare di farlo nei territori dell’Est e del Sud sarà un atto di coraggio o, forse, di incoscienza. Si parla già di migliaia di certificati elettorali rastrellati non si sa bene da chi, di seggi che non apriranno nelle zone di Khost, di Kandahar, dello Helmand, di Farah. Lì sono stati distribuiti volantini in cui I talebani scoraggiano il voto.

I talebani sanno benissimo che il semplice fatto di votare rappresenta prima di tutto un pronunciamento contro di loro, contro la loro visione del mondo, contro il loro modo di operare.

Le elezioni presidenziali del 20 agosto costituiscono così un test, l’ennesimo, del grado di pacificazione raggiunto dallo sventrato Afghanistan. E, per dimostrare che fanno sul serio, i talebani hanno portato a termine l’altro giorno un attentato stupefacente. Infatti sono riusciti a far arrivare un’auto-bomba guidata da un kamikaze fin dentro la munitissima zona di sicurezza di Kabul, a raggiungere la ulteriormente fortificata zona del comando dell’Isaf (le forze occidentali) e a causare vittime e danni ingenti. E, soprattutto, a dimostrare di essere in grado di poter colpire dove vogliono.

In questa situazione il voto rappresenta un’incognita. I due principali tra i 37 candidati in lizza, il presidente uscente, Karzai e il tagico Abdullah Abdullah, già braccio destro del grande Massud, eroe della resistenza fatto assassinare da Bin Laden, si contenderanno la vittoria. Favorito dovrebbe essere Karzai di etnia pashtun e che può contare sull’apparato statale, sgangherato, ma esistente. In ogni caso gli esperti locali affermano che un 40 per cento di votanti rappresenterebbe un grande successo. Mentre qualsiasi percentuale al di sotto del 30 sarebbe un segnale che bisogna rimettersi di buona volontà per ricostruire tutto.

Le forze armate, la polizia afgane sono mobilitate e così i contingenti stranieri. Ma è chiaro che da qui al giorno del voto sarà un periodo durissimo per tutti. Dalla capacità di sventare gli attentati si dedurrà forse quella di votare degli afgani.

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=69845&sez=HOME_NELMONDO


Nota del Coordinamento UMI di Biella

…ma se questi poveri Afgani, invece di prestare orecchio alle sirene americane e repubblicane, e si tenevano stretta la loro legittima Monarchia, quante vite e quanti denari avrebbero risparmiato ora senza intaccare in alcun modo il “totem” di queste benedetta Democrazia ?

lunedì 17 agosto 2009

Dialetti e fresconate !!!

Non ridiamoci sopra !

Ci risiamo, come ogni anno, anche queste vacanze estive, sono servite a Bossi, per smuovere il popolo padano dall’immobilismo estivo.
Abbiamo dovuto sopportare infatti, le ormai scontatissime fresconate sull’inno di Mameli, su Roma ladrona e sull’insegnamento del dialetto nelle scuole.
Sull’inno di Mameli per fortuna, non dobbiamo approfondire l’argomento, l’hanno fatto per noi, quasi tutte le forze politiche dell’arco parlamentare, che in quest’occasione ci sentiamo di appoggiare pienamente : Non si tocca !

Per quanto riguarda il capitolo su Roma ladrona invece, saremmo curiosi di sapere che mestiere sarebbe mai capace di svolgere il caro “Senatur” se dovessimo schiodare il suo sedere dalle comode poltrone del Parlamento, che occupa ormai ininterrottamente da decenni ! Bella domanda vero ? Visto poi, che Bossi, in un modo o in un altro, è uno dei principali attori di governo negli ultimi 15 anni almeno, tolte brevi parentesi di sinistra, ci chiediamo cosa abbia fatto di concreto per rimediare al malcostume che lamenta… Non è forse che urlare allo scandalo romano, gli torni comodo per aizzare gli ingenui ?
Purtroppo sull’insegnamento del dialetto a scuola, abbiamo un brutto sentore.
Il provvedimento potrebbe passare, quale contentino di Berlusconi per rinsaldare l’utile amicizia con la Lega, e servirà a Bossi per dare la “carota” ai propri elettori.
Ho scritto carota, perché è risaputo che la si da agli asini ! Senza insultare nessuno, proporrei una riflessione al popolo padano…

Il dialetto al contrario della “Lingua”, è così definito per evidenziare un idioma locale che non possiede uniformità di termini e regole grammaticali su tutto il territorio.
Andando nello specifico, ed essendo piemontese, faccio rilevare quanto segue.
A Torino, pur non essendo la città, una megalopoli di svariati milioni di abitanti, si avvertono differenze nella parlata dialettale già tra i diversi quartieri “storici”, quali Crocetta o Barriera di Milano. Appena fuori città, chi vive a San Mauro (siamo oltre Po, alle pendici della collina sotto a Superga, parla in modo sensibilmente diverso da chi risiede a Gassino… parliamo di una distanza di appena 10 km.
Non sto a descrivere le differenze di idioma tra Torino in generale e Saluzzo, dove si usa terminare i vocaboli con la consonante “S”. Oppure a citare le differenze di parlata tra Bra e Alessandria, dove a modo loro e del tutto differenti fanno a gara per mangiarsi le parole, in una pronuncia strettissima.
Alba, diverso da Asti, ed ambedue diversissime da Biella dove risiedo attualmente.
Ma Biella è ancora diversa da Arona sul Lago maggiore, dove l’inflessione della pronuncia e l’uso di particolari termini, manifestano ormai una vicinanza territoriale con le vicine Province lombarde.
Insomma, c’è uno “studioso” in merito, che può illuminarci circa il dialetto che si vorrebbe insegnare nelle scuole del Piemonte, o dovremmo accontentarci di un dialetto a caso alimentando anche localmente il caos imperante ?
Se qualcuno pensa di propinarci per questioni politiche un dialetto unificato, sappia in partenza che nessuno può pretendere questa assurdità senza passare per un idiota.
Del resto sono esperimenti già tentati in Trentino con la parlata Dolomitan, creata a tavolino per compiacere la voglia di autonomia del gruppo politico locale, ma rigettata dalla stessa gente gelosa giustamente delle sue particolarità, paese per paese. Stessa sorte ha avuto l’iniziativa dell’ex Governatore Soru in Sardegna…

La bellezza dei dialetti infatti, sta proprio nella loro estrema variabilità, che sarebbe un peccato buttare per il vezzo di qualche politico a caccia di notorietà.
Ricordiamo inoltre che sarebbe più opportuno in una società fortemente eterogenea come quella attuale (italiani immigrati da altre regioni ed una sempre crescente percentuale di extra comunitari presenti nel nostro paese ) insistere sull’insegnamento ed il corretto utilizzo della lingua italiana. Non farebbe male una ripassatina anche ad alcuni politici nazionali.
Due piccioni con una fava verrebbe da scrivere, un maggiore e corretto utilizzo da parte di tutti, allontanando nel contempo il pericolo degli “inquinamenti” da parte di termini di derivazione anglosassone, davvero orribili ed umilianti.

Augurandoci quindi, che i dialetti Piemontesi, proprio per la loro tutela, non siano MAI riconosciuti lingua, restiamo in attesa di lumi.