L’isteria pregiudiziale degli amici repubblicani
Scorrendo i vari articoli e commenti ondine sui maggiori
quotidiani italiani di questi giorni, abbiamo scelto di commentare una lettera
di un lettore al Direttore di Avvenire. La lettera molto garbata del Sig.
Cipriani, fa una serie di considerazioni partendo da una necessità sentita
proprio dalla politica e dalle istituzioni di questo Paese. Parliamo di riforme
istituzionali.
Nulla di nuovo o di particolare da attirare il nostro
interesse, se non fosse per la risposta del Direttore Marco Tarquinio. Risposta
che si presta ad una triste considerazione sull’avvenire della nostra Patria.
Ora, una persona può anche essere repubblicana convinta, pur
dopo le vergogne e gli scandali vissuti, non solo nella nostra repubblica in
questi anni, ma anche di tante altre, più o meno blasonate dell’Italia stessa,
è giusto e possiamo capirlo, ma che un Direttore di un importante quotidiano a
tiratura nazionale, possa, in una risposta data ad un lettore, cadere
nell’isteria della più cieca demagogia repubblicana a prescindere, ci lascia
basiti.
Di seguito Lettera e Risposta – Rubrica “Il direttore
risponde”
Tratto da Avvenire del 13 giugno 2013
Gentile direttore,
si parla da tanto di riforme istituzionali. Ora si
vorrebbe introdurre la Repubblica presidenziale o semi presidenziale. Ma già si
dice che occorrerà aumentare i contropoteri di garanzia, come quello della
Corte Costituzionale.
Io ritengo che la Repubblica sia un guaio per l’Italia e
quella presidenziale sarebbe la rovina. Con la faziosità che molti connazionali
hanno, che caos avremmo con un
presidente eletto col 51% dei voti? E se fosse il mitico/famigerato
Berlusconi, s’immagina lei le piazze italiane? Arriveremmo ai disordini della
Turchia di oggi, una prospettiva che non mi pare possibile. Ritengo che occorra
quindi seriamente riprendere in considerazione l’idea di una Monarchia con un
primo ministro forte, all’inglese. Il primo ministro assicurerebbe la
governabilità, il re la certezza dei diritti per tutti i movimenti politici,
l’estraneità dell’amministrazione dello Stato (magistratura, Forze armate,
burocrazia) dalle contese partitiche. Non la panacea d’ogni male, ma una
maggiore garanzia per i cittadini, liberati dallo strapotere dei partiti. Che
ne pensa?
Carlo Cetteo Cipriani
Risposta :
«Ci serve un re». Proprio no
Che ne penso dell’idea di restaurare la Monarchia, gentile
signor Cetteo Cipriani? Viva la Repubblica! Viva sempre la Repubblica, alla
base della quale c’è la «sovranità» del popolo e non di altri signori...
Ovviamente rispetto la storia, le tradizioni e le culture di nazioni diverse
dalla nostra, ma sul punto non ho il minimo dubbio: in Italia, indietro non si
torna. Le risparmio discorsi complicati e resto, volutamente, terra terra,
riferendomi a qualcosa che è nell’esperienza di tutti. Se proprio dobbiamo
ritrovarci con qualcuno di sbagliato al vertice delle nostre istituzioni di
governo e/o di garanzia, meglio che a sbagliare siamo sempre e comunque noi, i
cittadini, e coloro che – secondo la legge – democraticamente ci rappresentano
nelle Istituzioni e democraticamente debbono renderci conto delle loro scelte e
dei loro atti. Mi permetto, poi, di definire un pò curiosa l’idea che lo
«strapotere dei partiti» si possa limitare affidandoci a un "sire".
E, infine, gentile lettore, come non considerare che in regime repubblicano c’è
anche il non piccolo vantaggio che per "mandare a casa" chi ci ha
rappresentato o governato male basta usare l’arma del voto, senza dover fare
una rivoluzione per tirarlo giù dal trono…
Marco Tarquinio
Il nostro commento, non vuole essere “la difesa” di un amico
monarchico perché ci è simpatico o perché ha scritto ciò che vogliamo leggere
come monarchici. Al contrario, vuole essere una ulteriore possibilità di aprire
un dialogo per comprendere le ragioni di una crisi politica ed istituzionale
che esiste, è presente oggi, nel 2013.
Non siamo più solo noi monarchici a denunciarla!
Leggendo la ridicola risposta del Sig. Tarquinio, si prova
il desiderio ardente di bucare la nebbia che viene continuamente sparsa attorno
al “problema” repubblica, così come si sente il desiderio fortissimo di
abbattere i muri che vengono continuamente eretti intorno ad una opzione
istituzionale, che all’estero ha quasi ovunque pari dignità, mentre in Italia
non può quasi neppure essere prospettata senza essere derisi.
Il Direttore di un giornale, …anche un giornale piccino
piccino, non ha il diritto di scrivere una risposta ad un lettore abbaiando in
apertura della stessa “Viva la Repubblica! Viva sempre la Repubblica…”
come se si trovasse allo stadio! Il Direttore di un giornale, ha il compito di
informare i lettori e non di confonderli o intontirli urlando slogan. Ha il
dovere (se richiesto) di rispondere argomentando un’idea, una proposta, un
fatto. Questo ha il compito di fare per i lettori e in seconda battuta per la
sua stessa dignità e professionalità.
Il Sig. Direttore in questione invece, ha apostrofato il
lettore con una affermazione autoritaria che non ammette diverso pensiero; “indietro
non si torna” ha scritto, ricordando poi una serie di luoghi comuni quali
la sovranità che appartiene al popolo, e quella ancora più oscena… che se un
presidente eletto non ci piace lo si può mandare a casa senza fare una
rivoluzione.
Visto che per il Sig. Direttore appare “un pò curiosa
l’idea che lo «strapotere dei partiti» si possa limitare affidandoci a un
"sire"” come scrive lui, ci piacerebbe sapere come si può fare in
questa repubblica dal momento che con l’attuale sistema non si sia riuscito a
fare questo miracolo in 67 anni!
Alla risposta del Sig. Direttore manca soltanto uno slogan
per essere completa; l’idea ormai tramontata definitivamente - questa in modo
cero ormai - che le monarchie costano più delle repubbliche!
Se non ci fosse da piangere in questo Paese, si potrebbe
ridere a lungo di questa risposta Sig. Direttore!
Possiamo sperare di sollevare la Patria dall’attuale crisi
generale con simili “uomini” ?
Alberto Conterio