mercoledì 30 dicembre 2009

Da Passanante a Tartaglia, una sola responsabilità…

Cominciamo sfogo condannando fermamente il vergognoso attentato al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi compiuto in Piazza Duomo a Milano domenica 13.12.2009 da un individuo chiaramente imbonito dallo stato di odio che ormai pervade il mondo politico di questa repubblica delle vergogne.

Abbiamo scritto imbonito, e non a caso. Rifiutiamo la definizione da molti utilizzata di “invasato psicologicamente instabile”. Costui infatti, non è colpevole perché incapace. Al contrario, non è colpevole perché “guidato” a compiere quell’atto da messaggi ed insegnamenti chiari e continuati nel tempo !

Il suo carattere debole, ed il suo stato di dipendenza ideologica infatti, l’hanno reso docile strumento nelle mani di chi, in questi anni, ha predicato l’odio, premiando precedenti figure di attentatori, quali Eroi del popolo, contro le regole e le Istituzioni a prescindere.

Noi non possiamo dimenticare infatti, che vi sono importanti frange politiche ed Istituzionali che, localmente e più volte in questi anni, hanno avuto parole di elogio verso il movimento anarchico in generale, o verso alcuni suoi esponenti in particolare. Nessuno di costoro, ha mai dovuto accusare una parola contraria in ritorno o un rimprovero chiaro a livello nazionale ed istituzionale.

In Toscana ad esempio è stato eretto da Amministrazioni locali miopi e vergognosamente colpevoli, un monumento a Bresci, mentre a Torino solo alcuni anni fa, abbiamo dovuto assistere alla vergognosa intitolazione di una Via a Ferdinando De Rosa. Non possiamo tacere il nome del pseudo attore regista Ulderico Pesce, che un paio di anni fa si è fatto promotore presso il Comune di Savoia di Lucania, di una incredibile campagna di riabilitazione di Passanante, con l’appoggio finanziario della stessa Regione Basilicata. Questo tentativo, fortunatamente fallì, non tanto per il contrasto di talune Associazioni culturali che ancora hanno a cuore il buon nome del nostro Paese, quanto per il buon senso della stessa popolazione di quella località, che divisa tra il disinteresse totale all’iniziativa (che evidentemente considerava fazioso) e la vera ribellione bocciò in modo chiaro questo basso tentativo di legalizzare l’odio, quale sistema per eliminare coloro che pensano diversamente o rappresentano l’ordine costituito.

Non deve stupire quindi questa ultima animalesca manifestazione di violenza. Del resto, abbiamo notizia di un serio provvedimento nei confronti del precedente “attentatore” alla figura del Presidente del Consiglio, quando fu bersagliato da un cavalletto fotografico ? Anzi, costui divenne presto l’idolo dei ragazzi di certa sinistra, dei centri sociali e quant’altro, e nessuno ricorda una presa di posizione netta per rettificare questa deriva !

Rendiamoci conto, che il Sig. Tartaglia non è più colpevole di quanti in questi anni hanno continuato ad osannare le figure che ho sopra ricordato. Passanante, Bresci e De Rosa, sono gli Eroi alla quale questa repubblica ci ha abituato. A Curcio abbiamo concesso servizi televisivi e giornalistici, mentre Sofri, altro terrorista scrive regolarmente per un importante quotidiano nazionale… Sono questi gli esempi !

L’escalation recente dal cavalletto, alla statuetta del Duomo, potrebbe un domani diventare un’arma da taglio o peggio un’arma da fuoco. La colpa sarà del braccio che le brandiranno o della mente che ne condizionerà l’azione ? E giusto riflettere su ciò. Del resto il Presidente Giorgio Napoletano, ha in queste ore fatto diverse dichiarazioni, quella che più ci ha colpito, riferita alle beghe da cortile subito numerose tra i vari esponenti dei partiti, parla di un popolo, quello italiano, che in ogni occasione negativa così come in presenza di una tragedia, sa sempre comportarsi meglio della politica, e resta compattamente unito.

Noi non possiamo che ringraziare il Presidente di questa repubblica che ci ricorda - magari senza volerlo - che questa Italia, e questi italiani, sono stati “edificati” molto bene. Qualcuno osa affermare falsamente, il contrario, e che il popolo italiano sarebbe ancora da fare. Noi non lo crediamo !

Con l’augurio di pronta guarigione al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, Questa Redazione vuole mettere in guardia, chi ci legge da sempre, da questi esempi e da queste Istituzioni oggi, …restiamo uniti nel ricordo del nostro passato glorioso. Questa repubblica passerà !

15.12.2009 - Redazione de “L’ARALDO di Biella”

giovedì 19 novembre 2009

Alessandria : In ricordo di SM il Re Umberto II

Messa in suffragio di Umberto II

Anche quest’anno, il 22 novembre alle ore 18, il Club Reale “Vittorio Amedeo II”, coordinato dal Consigliere comunale alessandrino Carmine Passalacqua, organizza presso la Chiesa di Santa Maria del Carmine di via Guasco, una Santa Messa in memoria del Re d’Italia Umberto II e a suffragio di tutti i Caduti per la Patria. La funzione religiosa è ormai diventata un tradizionale evento alessandrino che vede la partecipazione di molte persone provenienti anche da altre città, non solo piemontesi.

Saranno immancabili le Guardie d’Onore al Pantheon con i loro mantelli, oltre che moltissime Associazioni d’Arma tra cui la Croce Rossa Italiana, l’Associazione Nazionale Carabinieri, l'Associazione Bersaglieri, Marinai d'Italia, le Autorità cittadine, etc…

Una nota folcloristica verrà portata dai gruppi storico calabrese e sardo in costume caratteristico regionale, che tutti gli anni manifesta simbolicamente, con la propria partecipazione, l’attaccamento all’Unità nazionale (della quale fra due anni verrà celebrato il 150° anniversario), unendo idealmente la Penisola.

Alle 17.30 si terrà un rosario pro defunti, seguito dalla Santa Messa alle ore 18.00 in via dei Guasco . Per informazioni: tel./fax 0131 252437

19/11/2009

mercoledì 4 novembre 2009

Sentenza di Strasburgo contro il Crocefisso !

Comunicato del Coordinamento di Biella

Mercoledì - 04.11.2009

Il Coordinamento provinciale dell’Unione Monarchica Italiana di Biella, si dichiara disgustato dalla sentenza di matrice chiaramente atea espressa dalla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo in data 03.11.2009, tendente a criminalizzare l’esposizione del Crocefisso Cattolico nelle aule scolastiche della nostra Patria, con l’ingiunzione di eliminarlo.

Nella giornata di oggi, 4 novembre 2009, nel 91° anniversario della nostra Vittoria nell’ultima guerra di indipendenza combattuta dal nostro Paese, vogliamo richiamare le forze politiche al Governo oggi, a riappropriarsi della dignità della Nazione, ormai concessa in delega negli ultimi decenni alle lobby di potere economiche dell’Europa, così come ad uscire dalla deriva atea della società multietnica e multiculturale che si vuole sostituire alla nostra cultura latina, ricca d’oltre 25 secoli di storia, per sottili interessi di parte.
L’ Italia al contrario, affondando le radici nella sua plurisecolare tradizione Cristiana ha dato in passato il meglio di se, tanto può dare in futuro non solo ai nuovi italiani autoctoni e non, ma come è sempre stato, a tutto il mondo.

Ci schieriamo quindi contro questa sentenza ed aumenteremo la nostra sorveglianza per scongiurare prese di posizione particolaristiche che immancabili, si presenteranno tra quei “cittadini” ossequiosi nei confronti di questa sentenza, …vergognosa imposizione extra nazionale contraria alle nostre tradizioni e chiaramente contraria al volere della maggioranza della nostra popolazione.

Coordinatore responsabile
Alberto Conterio

martedì 3 novembre 2009

L'UMI di Biella in visita ad Edgardo Sogno

L’UMI di Biella onora un Eroe Nazionale
Edgardo Sogno

Avevamo intuito, che al di fuori dalle date politicamente “utili” all’ipocrisia generale, che ormai caratterizza il nostro Paese, l’Eroe della Resistenza, anticomunista e fedele paladino della Monarchia Sabauda, Edgardo Sogno, Conte Rata del Vallino, fosse dimenticato, ma appunto, ritenevamo fosse un fatto da grandi Media o di opportunismo politico, niente più.
Abbiamo dovuto purtroppo ricrederci !
Per la festa dei Morti, abbiamo voluto recarci venerdì 30 ottobre 2009 al cimitero di Camandona, dove l’ Eroe riposa, per rendere omaggio all’Uomo.
Per l’occasione non ci eravamo preparati. Ci siamo intanto dovuti districare tra le decine di tombe singole o di famiglia che recano in loco il comune nome di “Sogno”. Per fortuna l’area cimiteriale non è grande, ed in qualche minuto, abbiamo rintracciato “Eddy”
Egli è sepolto come abbiamo detto in un piccolo e grazioso cimitero, molto ben tenuto. Trova posto in una bellissima tomba d’epoca, sul fondo del vecchio “campo”.
Questa però, è caratterizzata da uno stato di abbandono pressoché totale.
Erbaccia e fiori secchi denunciano che l’ultima visita da parte di parenti o amici, non è per nulla recente.
Un cancelletto aperto, rugginoso e scricchiolante denuncia uno stato di profondo abbandono della manutenzione della tomba, peraltro confermato dai muschi e dalle erbacce ormai presenti anche sulla struttura.
Alcune lapidi o cornici rotte e pericolanti chiudono il pessimo quadro della situazione.
Il sorvegliante del campo, che vistoci armeggiare si era avvicinato, ha confermato le nostre supposizioni scotendo il capo e ringraziandoci per il poco che eravamo riusciti a fare.
A quanto pare, sono molte le visite di sconosciuti, e patrioti, che vengono in visita all’Eroe (a sentire lo stesso sorvegliante).
Dopo aver tolto qualche filo d’erba secca, risollevato un vaso caduto, e ripulito dalla polvere la lapide marmorea di Eddy, abbiamo appeso ad un decoro della struttura una bandiera italiana che avevamo portato per le emergenze. Non erano fiori, ma siamo sicuri che da lassù Egli ha gradito come se le fossero. Con un poco di emozione, abbiamo poi richiuso il cancelletto è abbiamo salutato restando rigidi sull’attenti il tempo necessario a volare con la mente ai migliori ricordi che avevamo di quest’Uomo.
Il sole era bellissimo, ed i colori del nostro sacro tricolore, davano la giusta nota di allegria a quella povera tomba dimenticata.

Torneremo il prossimo anno, …sapremo organizzarci meglio, …sapremo ricordarti come meriti caro Eddy.

Arrivederci a presto !

30 Ottobre 2009 - UMI Biellla

Albania : Il Ritorno del Re e della Monarchia

Albania
Il Ritorno a casa di un Re


02 novembre 2009

I resti di Re degli Albanesi Zog I ritorneranno in patria ha affermato il Primo Ministro del Albania Sali Berisha. Il progetto di Berisha è più largo di rimpatriare i resti non solo di Zog I ma anche di Madre Tersa, Noli, Mit’hat Frashëri ecc.
Morì in Francia, in un ospedale di Suresnes, il 9 aprile 1961. È sepolto al cimitero parigino di Thiais.
Il trono di Skanderbeg in cui regnava Zog I per volontà di Dio e dei albanesi dal 1928 fino a 7 aprile 1939 in cui su occupato da Vittorio Emanuele III d’Italia.
Zogu si proclamò Re degli Albanesi il 1º settembre 1928 e istituì una monarchia costituzionale, il regno albanese, simile a quella allora presente in Italia. Egli creò una forte polizia, inventò un "saluto zogista" (mano piatta sul cuore con il palmo rivolto in avanti) e sostenne di essere un successore di Gjergj Kastriot Skanderbeg. Zog ammassò monete d’oro e pietre preziose che furono usate per sostenere la prima moneta cartacea d’Albania; le sue spese personali si aggiravano sul 2% del bilancio nazionale. Era praticamente ignorato dagli altri Sovrani europei.
Nell’aprile 1938 il Re Zog sposò la Contessa Géraldine Apponyi de Nagyappony, una cattolica che era metà ungherese e metà americana. Il loro unico figlio, Principe Leka Zogu, nacque il 5 aprile 1939.
Due giorni dopo, il 7 aprile 1939, le truppe italiane entrarono in Albania. L’Albania entrò nell’orbita italiana, pur mantenendo un governo autonomo, e Vittorio Emanuele III assunse il titolo di Re d’Albania. Zog e la sua famiglia si rifugiarono in esilio in Grecia, Turchia, Gran Bretagna, Egitto, negli Stati Uniti ed infine in Francia.

Nel 1997, molto dopo il collasso dell’Unione Sovietica e il crollo del regime comunista in Albania, il figlio di Zog, Leka Zogu (che fin dal 1961 si faceva chiamare Leka I, Re degli Albanesi), ritornò in patria, nonostante la resistenza del governo albanese, guidato da Sali Berisha. Nel 1997 si tenne un referendum sulla restaurazione della monarchia, il 66,7 per cento dei votanti si espresse a favore del governo repubblicano; Leka dichiarò che il voto era stato falsato.
Oggi Berisha ha cambiato le idee sulla famiglia reale albanese e ora alleato numero una dei monarchici albanesi, il ritorno del Re e il restauro della monarchia in Albania.
Nella pagina web del Presidente della Repubblica Bamir Topi e del Governo albanese si riconosce il titolo del "Sua Altezza Reale" a Leka I Re degli Albanesi.
Il ritorno dei valori nazionali sta riportando in Albania i valori europei dopo 50 anni di comunismo Jugoslavo e Russo.

http://www.agoravox.it/Il-Ritorno-a-casa-di-un-Re.html

Nota del Coordinamento UMI di Biella

Meglio tardi che mai. Il disastro albanese, che ha provocato lutti ed emigrazione pesante da quella terra, dopo lo sciagurato voto referendario addomesticato contro il legittimo Re Leka e la Monarchia - come fatto di recente per il voto presidenziale in Iraq per miseri interessi di parte degli Stati Uniti - sembra aver convinto che solo un ritorno ai valori nazionali può accompagnare l’Albania alla completa rinascita. Bene !

venerdì 23 ottobre 2009

Dove sono finiti i pennivendoli della repubblicha ?

Dove sono finiti i pennivendoli della repubblica ?

Cari pennivendoli, dove siete finiti ?
Proprio voi, che della vostra penna, ne avete fatto l’arma migliore del regime giacobino, proprio voi, lacchè ipocriti e senza vergogna, sempre pronti a indignarvi su ogni singolo respiro o ingenuo starnuto di Carlo d’Inghilterra, proprio voi costantemente in gara con il tempo per “informare” l’opinione pubblica circa le nefandezze di cui è capace il superato sistema della Monarchia… Si, proprio voi, dove siete finiti ?
No, questa volta non c’è da insultare gratis la testa coronata di un Paese “arretrato” come la Svezia la Spagna o il Buthan, non c’è la possibilità di fare del sarcasmo da osteria su Casa Savoia, questa volta vorremmo che ci parlaste della modernissima, efficientissima e ammirata repubblica Francese…
Non si ode nessuno ? Allora ne parlerò io ! Pare che un giovinetto, tale Jean Sarkozy, 23 anni, studente del secondo anno di Legge, sarebbe designato “di diritto” alla testa dell' Epad, Etablissement public d' aménagement de la Defense, l' organismo di controllo e promozione dello sviluppo in Francia, del primo centro d' affari europeo. Che sia un genio, …che sia il prodotto della migliore classe dirigente della Francia repubblicana post rivoluzione ? Abbiamo qualche dubbio. Dubbio che si fonda sul fatto che suo Padre oggi, risulta essere il Presidenti della repubblica Francese, e con ogni probabilità, uno dei peggiori degli ultimi 20 anni. Sarà un caso sfortunato ed isolato di questa Francia dell’Egalitè ? Niente affatto, il giovane “delfino” infatti era già stato “eletto” consigliere generale a Neuilly (Haut-de-Seine), il dipartimento più ricco di Francia, del quale il Padre (sempre SM l’Imperatore Sarkozy I, guarda caso) è stato a lungo il Sindaco !!!

Ma allora ?
Allora dopo aver riso a lungo sulla buffonata che vogliono le Monarchie più costose delle repubbliche - alla quale molti cittadini, …poveri imboniti ancora credono - dobbiamo continuare a smascellarci dalle risate pensando all’impietoso crollo dell’ultimo mito repubblicano. La meritocrazia. Abbattuta senza riguardo e vergogna alcuna dell’ereditarietà e dal facile accomodamento.
E’ oggi palese infatti, che anche per la perfezione repubblicana, il valore di un “papy” importante è sempre un “valore” !
Noi italiani ne eravamo già coscienti attraverso la lunga navigazione nel liquame post bellico, avendo dozzine di esempi nostrani e ruspanti, quali La Malfa del “Partito degli onesti” - amava scrivere prima di Tangentopoli - i figli e le figlie di Craxi, il fratello e gli amici di Bossi ecc. ecc. Nella nostra repubblica del resto, sono da tempo ereditari anche i posti di cantante di attore cinematografico e di guardiano del parco zoologico, figuriamoci a livello istituzionale, …altro che meritocrazia !
Eppure questa novità che giunge dall’estero è succulenta assai, in quanto la Francia è un esempio per “tutti”. L’esempio a cui tendono tutte le società più avanzate, per non apparire demodè.
Bene, anzi benone, da oggi infatti potremo ufficializzare che le repubbliche tutte, tenderanno al nuovo obiettivo, tutte vorranno “certificarsi” quanto prima possibile al nuovo livello di progresso raggiunto dall’Istituzione campione, …quello delle Banane ! E voi pennivendoli, se ci siete, …battete un colpo !

24.10.2009 - Alberto Conterio

martedì 20 ottobre 2009

L'Afganistan prima della guerra

L’Afghanistan prima della guerra.
Ritratto di un Paese che non c’è più

19 ottobre 2009

C’era una volta un Paese meraviglioso, ricco, e politicamente stabile. Si chiamava Afghanistan. Almeno fino al 1979, l’anno in cui l’esercito dell’Unione Sovietica invase la zona.

A raccontare un Afghanistan diverso da quello che compare ogni giorno sulle pagine dei quotidiani è il New York Times che mette in discussione l’idea del Paese come ingovernabile e rievoca i tempi in cui Kabul era soprannominata la “Parigi d’Asia”.

Tra gli anni ‘30 e i ‘70, infatti, in Afghanistan c’era una monarchia, poi divenuta monarchia costituzionale, che aveva permesso, in parte, lo sviluppo economico e la modernizzazione. Le donne potevano non solo frequentare le università, ma anche andarci in pantaloncini.

Il direttore del Centro per gli Studi Afghani dell’Università del Nebraska, Thomas E. Gouttierre, racconta al Times degli anni trascorsi nel Paese: «Ho vissuto là tra il 1964 e il 1974. Era uno stato assolutamente governabile. E ho sempre pensato che fosse uno dei posti più belli del mondo».

Bellezza a parte, la questione è un’altra: l’immagine dell’Afghanistan come luogo “condannato” a una situazione di conflittualità ed ingovernabilità perpetua. Rappresentazione che costituirebbe un ottimo alibi “a priori” in caso di fallimento della missione militare. Si tratta di costruire un modello che giustificherebbe una ritirata strategica con una spiegazione del tipo: “Noi ci abbiamo provato ma là non c’è proprio niente da fare. Sono divisi in tante tribù che si uccidono da sempre e sempre continueranno a farlo”.

La storia dell’Afghanistan, invece, è diversa. Come afferma Said Tayeb Jawad, ambasciatore americano a Kabul: «Basta sintonizzarsi su un qualsiasi canale tv e trovi sedicenti esperti della storia e della cultura afghana. Tutta gente che là non ci ha messo piede, al massimo ha letto un paio di libri e ora pontifica sulle tribù afghane. New York è molto più tribale di tutto l’Afghanistan».

In realtà l’invasione sovietica, oltre a portare la guerra, ha causato la fuga dal paese di gran parte della classe dirigente, soprattutto di chi, per il Paese, aveva in mente un progetto di modernizzazione. È il caso, per fare l’esempio più noto al pubblico, dello scrittore Khaled Hosseini, che ha lasciato l’Afghanistan ad appena 15 anni.

E là sono rimasti i Talebani e chi non poteva permettersi di fuggire. E loro, come spiega l’esperto militare statunitense Frederick W. Kagan, «sono convinti che il Paese sia governabile. Perchè governarlo è quello che stanno cercando di fare. Noi invece stiamo pensando troppo a Karzai, quando invece dovremmo puntare molto di più su amministratori locali competenti e organico di polizia».

Tratto da : New York Times

giovedì 15 ottobre 2009

Da che parte andiamo ?

Abolizione dei Senatori a vita e CMI

Di Alberto Conterio
15 ottobre 2009

Stamane, leggo in posta il Comunicato stampa del CMI, Coordinamento Monarchico Italiano a firma del suo portavoce e mi viene spontaneo scrivere una breve riflessione. Non è da me lo so, è contro l’etica del mio essere Monarchico, ma ritengo la cosa troppo vistosa per non evidenziarla… magari facciamo tutti esperienza per la prossima volta.

Apprendo infatti :

COORDINAMENTO MONARCHICO ITALIANO
IL PORTAVOCE
Comunicato stampa

14 ottobre 2009
Il CMI per l’abolizione dei Senatori a vita

Dopo la proposta al capo dello Stato, ieri, da parte di un deputato, di nominare un nuovo Senatore a vita, il
CMI ribadisce la sua opposizione a tale carica, che non ha più senso dopo l’abolizione del Senato del Regno
e che può interferire negativamente con il corso democratico.
Debbono essere parlamentari e poter votare solo persone elette democraticamente dal popolo italiano.


…riflessione :

Siamo oggi contrari all’elezione a vita di talune persone alla carica di senatore a vita perché ?
Perché in questi anni sono state nominate persone poco degne o dichiaratamente di parte ?
Può essere un motivo valido… se, se non fosse appunto, che siamo Monarchici.

Essendo Monarchici - e mi stupisco dell’opinione espressa dal Coordinamento Monarchico Italiano che “dovrebbe” essere di fede monarchica - questo modo di pensare non ci dovrebbe neppure sfiorare !

Quando al Quirinale c’era un Re, la nomina dei Senatori a vita era una cosa negativa ? Direi di no, …e quindi ?
Quindi non è l’istituto dei Senatori a vita che deve essere abolito o modificato, ma occorre abolire o modificare a monte chi designa e nomina queste persone.

Ecco perché mi stupisco dell’opinione del CMI. Come facciamo a non accorgerci di perdere - secondo questo criterio di pensiero - dei valori.
Le disquisizioni sulle Democrazia le abbiamo fatte tutte, ed abbiamo più volte e da più fonti sentito dire che la Democrazia, è oggi più che mai falsa perché “indotta” dai media, dalle mode, dall’ignoranza (ingenua e buona) di coloro che hanno il diritto di voto. Ed allora noi vogliamo appoggiare totalmente il Senato su queste fondamenta ?

Su questo argomento, importante e giustamente critico, dovremmo essere noi monarchici a puntare il dito, a fare confronti, a cercare e trovare il giusto spunto per far ragionare la gente sulle differenze, tra la repubblica falsa e corrotta che abbiamo ed una Monarchia garante quale quella che abbiamo buttato a mare.

Invece il CMI, che si erge, o si vuol ergere al di sopra del mare delle sigle e siglette monarchiche, esclude a priori questa possibilità e punta sulla scelta “popolare”, incurante o palesemente in malafede, che la gente o il popolo - che ha l’illusorio potere di decidere - non è nella condizione di poterlo fare meglio di quanto non lo fa il Sig. Presidente della repubblica in carica …anzi !

Ed allora ?
Intanto cominciamo con il dire alla gente che il problema evidenziato nasce perché colui che deve rappresentare il nostro Paese e dovrebbe fare da garante, non è in grado di farlo serenamente perché è un politico come gli altri, sfatando il mito che un Presidente è da preferire sempre ad un Sovrano, perché è la persona migliore ed è scelto perché è il migliore !
Poi possiamo ricordare alla gente che ovunque nel mondo la Democrazia non fa obbligatoriamente rima con repubblica come ci fanno credere gli interessati, ma che molto spesso si sposa meravigliosamente bene con la Monarchia, dove l’ago della bilancia, non deve nulla a nessuno per sedere sul trono.

Sono cose semplici, che ho iniziato a far comprendere anche al primo dei miei figli che compirà 10 anni l’anno prossimo. Pare anche che abbia capito il senso del discorso…
Non dobbiamo inventare nulla di complicato, non abbiamo bisogno di coordinare nulla, abbiamo solo bisogno di restare tutti con i piedi bene a terra e di riflettere 30 secondi prima di aprire bocca o di scrivere un comunicato.

Forza che con un poco di buona volontà possiamo farcela !


martedì 13 ottobre 2009

L'ultima fatica di Maria Enrica Magnani Bosio

OPERAZIONE ABEBA
LA VERA STORIA DI MAFALDA DI SAVOIA

Di Maria Enrica Magnani Bosio

Presentazione di Emanuele Filiberto di Savoia

La personale e tristissima vicenda umana della Principessa Mafalda di Savoia – amatissima sorella di mio Nonno, Re Umberto II – s’inserisce in un quadro storico fra i più gravidi, convulsi e, purtroppo, agghiaccianti del nostro passato. Un periodo – compreso tra gli anni Venti del secolo scorso e la fine della seconda Guerra Mondiale – che ha segnato in modo indelebile la storia europea, scavando solchi profondi e ferite gravi da rimarginare. Quella sorta di metastasi, vera incarnazione di un “male assoluto”, rappresentato dalla follia dei nazisti e del suo delirante führer, si abbatté su un’Europa attonita: il risultato furono eccidi, stermini, violenza cieca e brutale. Furono i campi di concentramento, monumento imperituro – per noi europei che viviamo gli esordi di un nuovo millennio – di quanto devastante e assurdamente sanguinario possa essere l’uomo quando conosce l’ubriacatura di ideologie nefaste e terribili. Un monito, pagato col sangue e col dolore di milioni di uomini e donne, che nessuno deve e dovrà mai dimenticare.
Tra i protagonisti di questa assurda tragedia vi fu anche Mafalda di Savoia, che a Buchenwald trascorse quasi un anno d’infinita sofferenza e tristezza; e che a Buchenwald, in seguito ad una farsesca operazione chirurgica sul tavolo operatorio di uno stanzone che solo la macabra ironia nazista poteva definire “ospedale”, finì la sua avventura terrena, privata dei suoi affetti, della sua dignità, addirittura del nome – frau Won Weber, l’avevano “ribattezzata” i suoi aguzzini.
Una tragedia nella tragedia la Sua, simbolo e compendio di quelle, innumerevoli e sempre drammatiche, vissute da tanti – troppi – cittadini italiani e che sicuramente sono ancora vive (e come potrebbe essere diversamente!) nell’intimo delle famiglie delle vittime e nella memoria di coloro che riuscirono a “tornare a casa”.

Credo che l’amica Maria Enrica Magnani Bosio, che ho già avuto più volte modo di apprezzare nel suo lungo cammino di ricercatrice, di studiosa e di biografa di Casa Savoia, raggiunga con questo lavoro uno dei punti più alti del suo percorso letterario. Con mano sicura riesce non solo a ricostruire un’epoca intera ma, soprattutto, a renderla viva, pulsante, dinamica. Un mondo, quello che vede protagonista la giovane Mafalda, ricco di passioni e speranze, di idee e progetti: un’alba radiosa che terminerà – troppo rapidamente – in una notte gelida e profonda. Di questo mondo, di questa sofferta stagione della nostra storia, l’Autrice ci consegna un ritratto sorprendente per fedeltà e ricchezza di colori. E ricco di umanità; come ricca di umanità fu la vita della fragile, esile, dolce, infelice Mafalda.

Il libro è direttamente ordinabile presso l’editore, sul sito http://www.umbertosolettieditore.com/

Formato cm 15 x 21. Pagine 240 in bianco e nero. Costo di copertina: Euro 15,00
ISBN 978-88-956280-4-2

UmbertoSoletti Communication
Località Sigola, 41
12040 Baldissero d’Alba (CN)
Tel. 0172 40097 – fax 0172 410140

giovedì 8 ottobre 2009

160° anniversario della morte di SM Carlo Alberto

160° Anniversario della morte di SM il Re Carlo Alberto di Savoia

Presso Carignano (To) Domenica 11/10/2009 verrà emesso un annullo filatelico per ricordare il 160° anniversario della morte di SM il Re Carlo Alberto di Savoia.
Un momento di importante rimembranza nei confronti di una delle figure più significative di Casa Savoia.

Ricordiamo inoltre la notte di veglia della Reale Salma, presso il Duomo della sua Carignano prima di giungere a Superga.

L’annullo sarà posto in vendita domenica 11/10/2009 in Piazza Carlo Alberto (fronte Farmacia), il costo è di 2,50 Euro
Sarà infatti presente uno stand di Poste Italiane che distribuirà la cartolina annullata, rappresentante il noto ritratto di Carlo Alberto custodito dal comune di Carignano.

Chi non potrà essere presente, potrà richiedere le cartoline direttamente telefonando alla biblioteca del Comune di CARIGNANO al numero 011.969.8481 - Sig. Stefano.
Oppure facendo richiesta a questa E-mail

malagigio@gmail.com

mercoledì 7 ottobre 2009

Disastro di Messina - 2009

Disastro di Messina - Alluvione 2009
Fatti, polemiche e considerazioni


Vogliamo in questo numero, essere vicini ai nostri fratelli italiani di Sicilia per la sciagura che li ha così duramente colpiti.
Chi come noi, ha avuto modo di vedere di persona gli effetti terribili delle alluvioni sulle case, sulle attività, sul territorio e sul morale della gente, può farlo con cognizione di causa.
Noi sappiamo sulla nostra esperienza che nessun aiuto, anche il più rapido ed il più fraterno può alleviare la disperazione di dover ripartire nel freddo del fango.

Abbiamo quindi deciso di riportare i fatti accaduti per dovere di cronaca, utilizzando le informazioni divulgate da “Corriere del Ticino”. Sono notizie sintetiche, ma hanno il pregio d’essere riportate “pulite” dalle polemiche, cosa che i media italiani non sanno fare da un pezzo !

Dal Corriere del Ticino (ats-ansa)
3 ottobre 2009

MESSINA - In seguito all'alluvione che ha investito giovedì sera Messina portando distruzione e morte si continua a lavorare nelle zone colpite, una fascia di 3,5 km che comprende Briga Marina, Giampilieri, Molino, Scaletta Zanclea e Scaletta Marea, alla ricerca dei dispersi. Questa mattina sono stati estratti altri due corpi dalle macerie, facendo salire il bilancio a 21 morti, un'ottantina di feriti e di oltre 400 sfollati.
Nella notte è stata completata l'evacuazione di Giampilieri: 435 persone che si erano rifugiate nella scuola elementare del paese sono state trasferite con degli autobus in alcuni alberghi a Messina dopo che i mezzi di soccorso sono riusciti a liberare la strada che collega la piccola frazione con la provinciale 114. Alle prime luci dell'alba si è inoltre ripreso a scavare nel fango, perché nel paese vi sarebbero almeno altre due persone, due fratelli, che risultano dispersi.
Si scava ancora a Scaletta Zanclea, il comune completamente devastato dalla massa di fango venuto giù dalle colline. Secondo il sindaco Mario Briguglio, vi sarebbero ancora sotto le macerie sei persone, tutti abitanti che si trovavano in casa quando è arrivata l'ondata di fango, mentre sono sei i cadaveri che sono già stati estratti dalle case.

4 ottobre 2009

MESSINA - Ventitre morti e circa 40 dispersi: è questo l'ultimo bilancio provvisorio dell'alluvione che ha colpito tre giorni fa il Messinese, diffuso stamani dall'unità di crisi istituita nella Prefettura. L'ultimo cadavere è stato estratto dal fango in nottata.
Le persone ancora ricoverate in ospedale sono 29. Gli sfollati sono 564, e si trovano alloggiati in diverse strutture alberghiere della Provincia.
Il premier Silvio Berlusconi durante la giornata ha sorvolato la zona colpita in elicottero. Al termine del volo si è rivolto ai sfollati dicendo: «Quello che ho visto dall'elicottero è davvero impressionante. Meno male che siete scampati. Sono felice di vedervi qui. Per poco non veniva giù l'intera montagna. Coraggio state tranquilli».

6 ottobre 2009

ROMA - L'ultimo bilancio del nubifragio di Messina è di 25 vittime e 10 dispersi. Lo ha detto il capo della Protezione civile italiana, Guido Bertolaso, parlando al Senato della Repubblica sul disastro di Messina.
Il bilancio definitivo, ha aggiunto, «dovrebbe quindi essere di 35 vittime, visto che per i 10 dispersi non c'é nessuna speranza che siano trovati in vita».


Opinione del Coordinamento UMI di Biella

Il bilancio dell’alluvione che ha colpito Messina e il messinese è stato stilato. Ed è drammatico. Venticinque i morti (quattro di loro non sono state ancora identificate). Dieci i dispersi: “Ma non c’è più alcuna speranza di trovarli vivi”, smorza anche il più flebile ottimismo ha detto il capo della protezione civile.
Guido Bertolaso ha detto inoltre che : "La natura non uccide, è l’uomo la causa dei morti che dobbiamo registrare come conseguenza di calamità naturali", nella sua informativa al Senato sul disastro di Messina. Una promessa solenne alle famiglie colpite arriva poi dal ministro della Giustizia Angelino Alfano : “Accerteremo tutte le responsabilità commissive e omissive per quanto riguarda questa tragedia". Speriamo !!!

Noi della Redazione poi, ci uniamo alla protesta del Sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca. Costui giustamente, si chiede perché non è stato proclamato il lutto nazionale per i funerali delle vittime dell’alluvione come fatto recentemente per i morti causati dal terremoto dell’Abruzzo. “Noi siciliani, noi di Messina, siamo forse figli di un Dio minore ? - si chiede il sindaco - Qualcuno parla di abusi edilizi, ma in questa tragedia l'abusivismo edilizio non c’entra nulla. C’è un tentativo maldestro di voler a tutti i costi incolpare qualcuno. Se ci sono delle responsabilità verranno accertate dalla magistratura, ma andare a dire che è colpa dell’abusivismo edilizio equivale a dire: è colpa vostra, vedetevela voi”.

Confermiamo infatti - in base alle nostre poche osservazioni - che l’abusivismo non centra nulla. Occorre spiegare invece perché, lo stato di pericolo della Protezione civile Nazionale, dopo essere stato trasmesso prima dell’evento tragico al coordinamento della Regione Siciliana, sia stato ri-trasmesso da questi alle prefetture ed ai comuni interessati dopo il disastro, facendo passare circa 24 ore. Queste sono responsabilità che DEVONO essere accertate di sicuro, perché se è vero, che la calamità della frana si sarebbe verificata comunque, forse qualche morto si poteva evitare allertando la popolazione.
Altra cosa : ma se due anni fa vi erano stati tutti i segnali di una tragedia sfiorata per mera fortuna, chi non ha fatto ciò che occorreva fare per mettere in sicurezza gli abitati interessati ? Non stiamo generalizzando, non stiamo parlando di un territorio smisurato con ipotetico pericolo, ma di località ben definite, con pericoli accertati e verificati e verbalizzati.

Ora, se la Lega Nord con il suo gratuito sarcasmo da osteria, vuole accreditare all’abusivismo privato la colpa unica della tragedia, noi non ci stiamo. Non ci stiamo per rispetto verso la maggioranza onesta dei siciliani, …non ci stiamo perché abbiamo ancora la capacità e la volontà di ragionare con la nostra testa.
Queste potevano essere responsabilità nel 2007, ma comunque erano responsabilità in collusione con decine e decine di Amministratori “malati” in interessi di ogni tipo. Nel 2009 la responsabilità e dell’Amministrazione locale, regionale e nazionale, che avendo 24 mesi di tempo per evitare una tragedia annunciata hanno voltato la testa e fatto finta di nulla. Vergogna !

Anche la più alta carica dello Stato, nella persona del Presidente Giorgio Napoletano, cade nel tranello della confusione (voluta ?) parlando di questa tragedia. Anzi Egli ha scatenando una vera e propria bomba mediatica. Rilasciando una dichiarazione a caldo infatti ha affermato che necessita - parlando di sicurezza - “la realizzazione di un piano serio che, piuttosto che in opere faraoniche, investa per garantire la sicurezza del territorio”. L’Allusione alla costruzione del ponte di Messina, non è velata e chiarissima !
Ma il Presidente della repubblica confonde il piano di sicurezza (che DEVE esserci a prescindere) dal piano per dotare la Sicilia di moderne infrastrutture ? Non possiamo credere che lo faccia involontariamente o per incompetenza, giammai ! Egli lo fa con finissimo acume politico invece. Ciò dimostra una volta di più, che un Presidente non è Super Partes, perché è un politico, votato da una parte della politica. Egli non rappresenta il popolo, e non è garanzia di nulla !

Per concludere, la sciagura di Messina ci insegna …o meglio ci ricorda che :

1) viviamo proprio in una “repubblica”, dove il Capo di Stato di fronte ad una sciagura, rema contro al Governo del Paese perché espressione politica diversa dalla parte che lo ha eletto.

2) che i politici di destra e di sinistra, nazionali, regionali e locali siciliani hanno perso 24 mesi di tempo per salvare 35 vite umane, a causa della loro provata sufficienza, indifferenza, indolenza, e a salvaguardia dei loro interessi materiali e/o politici di parte.

3) che dovremo attenderci nei prossimi giorni la strumentalizzazione di tutte queste polemiche, per scavare ancora più profondo il solco, che ormai divide il popolo del nord da quello del Sud, nell’interesse unico di poter perpetrare nel caos la spartizione del potere e delle risorse ancora disponibili, giocando sull’odio, sul disordine e sugli equilibri politici che queste cose comportano.

Coordinamento UMI di Biella
07.10.2009

lunedì 5 ottobre 2009

Liberta di Stampa, meglio l'etica professionale !

Libertà di Stampa ?
Meglio un sano ritorno all’etica professionale !

La “grande” manifestazione sulla libertà di stampa promossa sabato 3 ottobre 2009 con abbondanti sbattinani e sonate de campane - avrebbe detto il mitico Aldo Fabrizzi - più che una protesta seria, mi è sembrata una sfilata allegorica di carnevale promossa da una corporazione che vuol rilanciare se stessa,
Dalla nostra seggiola de “L’ARALDO di Biella” non abbiamo ne l’autorità ne la cultura necessaria a formalizzare una critica tanto pesante sui media nazionali, ma …l’opinione di un normale cittadino, la possiamo ancora esprimere, nonostante - dicono - non vi sia libertà.

L’argomento è appassionante. Se osservato come semplice cittadino, può sembrare quasi surreale. L’accusa dei media è di non poter scrivere le notizie ai cittadini. Salta subito all’evidenza del popolo invece, che sui giornali si pubblica di tutto. O meglio, nessuno pubblica più ciò che serve ai cittadini, ma tutti pubblicano ciò che serve loro o la loro parte politica o di potere economico.
Mi piace fare un piccolo distinguo in tanta vergogna, …mentre la totalità della Stampa nazionale è allineata a difesa del proprio fronte, tra la Stampa locale, non sono pochi, i Giornali che al servizio dei lettori continuano a fare il loro onorevole lavoro. La gente insomma che chiede opinioni si, ma anche parametri per poter decidere, punti di riferimento puliti per arrivare da soli alla propria opinione, hai in loro ancora dei paladini !

Tornando alla vergogna invece, questo Paese, è uno dei pochi al mondo, dove le falsità, hanno valore di cronaca, e ripetere esse 100 volte equivale a costruire una verità o uno scoop.
E’ grazie a questa Stampa, che mediocri magistrati ad esempio, sono arrivati alla notorietà nonostante non siano mai riusciti a concludere positivamente un’inchiesta. E’ grazie a questa Stampa che le Escort, o meglio le prostitute - usiamo l’italiano che rende meglio l’idea - acquisiscono l’importanza di un Presidente del Consiglio. Già questo paragone dovrebbe farci riflettere, …ma non c’è tempo, o meglio il tempo per riflettere non viene concesso, venendo compresso proprio per evitare che la gente rifletta.

Che la qualità del giornalismo in Italia sia piuttosto bassa non è una nostra opinione, sono gli stessi giornalisti italiani che lo affermano (Toni Capuozzo su il Foglio del 2 ottobre 2009), ma la libertà di stampa presente nel nostro Paese, è una libertà che non si vede ovunque.
La libertà di cui disponiamo però è utilizzata male, anzi malissimo. Vetusti propositi ideologici, mirante a demonizzare l’avversario di turno, sulla base di differenti vedute politiche o economiche, sono oggi divenuti uno “stile” di vita degli stessi Giornali, dove ciò che conta davvero è “vendere copie” facendo attenzione a restare a galla tra gli interessi in campo.

L’informazione italiana, da sempre molto schierata politicamente, non ha mai fornito ai lettori una Verità agnostica e pulita da interessi di parte. Noi italiani non conosciamo di fatto la vera libertà di stampa. Noi non abbiamo la fortuna di poter leggere giornali liberi ed indipendenti, tanto è vero, che recandoci all’edicola, possiamo intuire chiaramente la collocazione politica di ogni sconosciuto, soltanto osservando il quotidiano acquistato. E’ un dato di fatto !

Quanto ridere poi, quando i Direttori invocano alla loro “missione” di pubblicare “notizie che la gente ha il diritto di sapere”. Sappiamo bene infatti che le notizie sono centinaia al giorno, e che la maggior parte di esse devono essere cestinate a forza. Chiaramente vengono cestinate quelle che non fanno comodo, quelle che urtano la suscettibilità dell’ala protettrice, o che appaiono contrarie al trend delle vendite. Non si spiega perché la notizia che in Val Susa la percentuale della popolazione favorevole alla Tav è maggioritaria non compare da nessuna parte. Ci siamo guardati dal riferire che in Sardegna e Sicilia sono cominciate le proteste delle fortunate popolazioni residenti dove saranno installate le “ecologiche” centrali Eoliche. Perché i nostri giornali non ci danno notizia che sono continuamente in aumento gli scienziati di fama mondiale che giudicano una bufala il dogma del “cambiamento climatico” per causa umana ? Non sono forse notizie importanti che la gente dovrebbero conoscere queste ? …sono forse meno importanti delle dichiarazioni di una prostituta sullo svolgimento del proprio lavoro ? Che questa repubblica sia un bordello noi monarchici già lo sapevamo, ma ora tutti coloro che vogliono vedere ne hanno conferma certa !

Non è quindi un problema di libertà carente, come non è un problema tecnico di come si fanno i giornali. Come ha già scritto qualcuno prima di noi, questo è diventato un problema etico, ed aggiungiamo noi, un problema di etica generale. Etica della politica, dei media, del mondo economico, di tutti.
Occorre tornare a scrivere le notizie senza far politica, e a fare politica senza curarsi dell’appoggio stampa. Occorre scrivere sui giornali per servire il Paese, non per danneggiare chi, non ci è simpatico o ha avuto più fortuna di noi. Occorre avere la cura di scrivere di politica, parlando di fatti e proposte politiche, non di gossip per mettere in cattiva luce l’avversario politico “persona”. In questo modo non si conducono più battaglie politiche sulla base di idee. ma contro le persone per mettere in cattiva luce le loro proposte. Nulla importa se la conoscenza di queste proposte è superficiale. Nulla importa se non è stata approfondita, se risulta incompleta.

Eppure i giornalisti di oggi, non è che siano meglio o peggio di un tempo, ma sicuramente non utilizzano al meglio le immense potenzialità offerte dalla tecnologia disponibile. Internet ad esempio. Un tempo circolavano meno notizie, e per forza di cosa forse, esse erano maggiormente approfondite. Oggi abbiamo a disposizione 1000 notizie al giorno, ed il lavoro dei giornalisti se fatto con etica, dovrebbe risultare anche più gravoso e difficile di un tempo
Oltre alla selezione e al dovuto approfondimento infatti, dovrebbe essere loro primo obiettivo quello di condurre il lettore nel giusto contesto entro il quale una notizia va inquadrata e appresa.

Ma tornando alla manifestazione di sabato 3 ottobre, più che una protesta contro il governo per la libertà di stampa, sembra l’esternazione dell’ipocrisia di una parte - quella momentaneamente sfavorita dal potere - verso un’altra parte oggi in auge. Tutti gli attori in campo, partecipanti e non partecipanti infatti, sono pronti “domani” ad invertire i ruoli al primo cambiamento di “corrente”
Di fatto, questa manifestazione, rappresenta una sfilata del peggiore giornalismo italiano, un giornalismo che finge di non comprendere che il vero nemico della libertà d’informazione oggi e il suo stesso esagerato conformismo al potere o la loro esagerata appartenenza politica.
Ma si sa, tutti faranno finta che non è vero, e da oggi si ripartirà per una nuova tappa verso una nuova meta, sempre in discesa, sempre più in basso naturalmente…

mercoledì 30 settembre 2009

Ritratti Sabaudi

Ritratti Sabaudi
Vizi e virtù di Casa Savoia


di. Dino Ramella



Giovedì 8 ottobre 2009 alle ore 21.00 presso l’ITIS “Quintino Sella”
Aula 39 – Via Rosselli, 2 – Biella,

presentazione del volume di Dino Ramella

RITRATTI SABAUDI

Curiosità, aneddoti, vita privata e amori legati a Re, Regine,

Principi e Principesse di Casa Savoia dal 1700 ad oggi

Presentano Alberto Serena e l’autore

Il testo sarà in vendita durante la serata;

parte dei proventi della vendita saranno destinati a beneficenza.

martedì 29 settembre 2009

In Difesa della Monarchia Britannica

Trovato un tema scritto da Paul McCartney

27 settembre 2009

E' stato recentemente rintracciato un tema scritto da Paul McCartney nel 1953. Autore della scoperta è l'autore Ken Roach, il quale sta compiendo delle ricerche per un libro su Sir Paul. Roach ha riferito che il tema, composto dal futuro Beatle quando (a 10 anni e 10 mesi)

frequentava una scuola di Liverpool, verte sul tema dell'incoronazione della regina Elisabetta; Elizabeth II fu proclamata monarca nel giugno '53. Lo scritto di McCartney, rintracciato alla Central Library, non sorprendentemente è una difesa della monarchia britannica. Roach ha detto: "Non sono sorpreso che il tema fosse filomonarchico; la tendenza storica del tempo era quella, e poi suo padre James era monarchico. La calligrafia di Paul è quella di un ragazzo con almeno quattro anni in più". Il tema, che fu poi presentato ad una competizione cittadina, ricevette un appunto da parte dell'insegnante perché Paul aveva iniziato una frase con un "ma".

http://www.rockol.it/news-103101/Trovato-dopo-56-anni-un-tema-scritto-da-Paul-McCartney

mercoledì 23 settembre 2009

Onore ai nostri Caduti

Onore ai nostri caduti

Fermiamo un’immagine di questo fine settembre. Tra la fine di della passata settimana e l’inizio di questa, non si è parlato d’altro o quasi dei nostri soldati morti a Kabul in Afganistan.
Non è, che questo lasso di tempo non abbia visto le solite pagliacciate, le solite meschinità, le solite pochezze di una società ormai allo sbando, una società priva in generale di solidi valori, ma ricca di insulse particolarità, di pretestuose differenze che hanno lo scopo unico di minare l’unità di chi si sente italiano oggi… che parolaccia !
Certo l’eco dei gossip sul Presidente del consiglio è ancora forte, così come si sentono in sottofondo le risate dovute - sembra - agli evidenti brogli attuati nelle sezione del PD per la scelta dei candidati da proporre alle primarie della sinistra, una sinistra che osa ancora parlare di questione morale ma che per fortuna risulta essere sull’orlo dell’estinzione naturale al pari purtroppo degli scoiattoli europei.
Sono argomenti comunque che ci importano meno di nulla.

Ciò che mi preme invece, è evidenziare il sacrificio di questi 6 ragazzi della migliore Italia possibile.
6 ragazzi che questo meraviglioso Paese, nonostante decenni interi di decadenza morale dovuti ad una repubblica che ha saputo affondare se stessa è ancora capace di produrre. Questi sono Uomini con la “U” maiuscola che non cercano lo sballo, non vogliono scorciatoie per un impiego sicuro o scorciatoie illegali per far denaro, non perdono la loro dignità dal lunedì al venerdì per fare gli imbecilli al sabato e alla domenica.

Grazie al cielo in questo nostro squinternato Paese c’è ancora chi, mosso da valori che ci hanno fatti grandi in passato, sceglie la carriera delle armi, e si trova a migliaia di chilometri da casa, dagli affetti, da madri e fidanzate e mogli, perché il dovere lo ha chiamato lì. Questi Uomini non lo fanno certo per la lauta paga. Quando c’è di mezzo la vita, i soldi non sono poi così determinanti. Lo fanno perché credono nella loro opera di salvaguardia e di prevenzione della pace. Forse dovremmo tutti ripensare alle nostre opinioni in momenti come questi e ravvederci di certe nostre “certezze” maturate nel tepore delle nostre agiate abitazioni, lontani da ogni pericolo.

Perché morire a Kabul ?, forse vale la pena pensare che ogni nostro soldato morto in quelle terre sia servito nel mondo a salvare forse 10, 100, 1000 ragazze arabe accusate dai loro padri - succubi di una civiltà retrograda e imbonita - di infrangere la tradizione dell’Islam, amando un ragazzo occidentale di fede cristiana !

Potrebbe essere una ragione sufficiente a giustificare delle morti comunque difficili da accettare ? Forse si, forse no, ma in ogni caso se non siamo in grado di stabilirlo, è sufficiente sapere che sono morti nell’adempimento del loro dovere per portargli il dovuto e meritato rispetto.

Gloria infinita per questi soldati, a questi Eroi, che ringraziamo come si devono ringraziare gli amici che donano la loro vita per salvare la nostra.

Non abbiamo invece parole per chi, anche in queste circostanze non ha saputo frenare il delirio di azioni insultanti, o la vergogna di parole ignobili.
Per le parole o le allusioni, si sono distinti i politici di ogni schieramento politico secondo una tradizione ormai consolidata in questa repubblica di polemizzare su tutto, ma anche tanti “bravi” maestri e professori della nostra qualificata scuola pubblica, che in barba al dichiarato lutto nazionale, si sono rifiutati di osservare un minuto di silenzio per onorare i caduti, confermando che a scuola, ci vanno per far politica, e non ad insegnare !

Non meritano nemmeno una parola invece gli imbecilli che hanno imbrattato muri con scritte oltraggiose, tipo “-6”. Viene da augurare loro di trovare posto sul prossimo treno, autobus o locale preso di mira da questi terroristi attentatori, oppure c’è da auguragli che potessero venire in contatto per cinque minuti soltanto con i commilitoni dei caduti.

Come non merita commento un “piccolo” Parroco del Lecchese, che dal suo sito internet, si è permesso di sputare insulti all’indirizzo di questi soldati “sparlando” della solita retorica pacifista. Certo essere Preti, non vuol dire essere nel giusto per forza, e questo caso ci conferma la regola.

Onore ai nostri caduti per concludere, …e viva L’Italia buona così ben rappresentata dai nostri Soldati ieri come oggi !

Ufficio Stampa - 23.09.2009

mercoledì 16 settembre 2009

Inciucio Nucleare

Inciucio Nucleare

Il quadro politico attuale è così tanto deprimente, tanto preso dal Gossip o dalle ultime insultanti proposte dei più alti esponenti della Lega Nord, che abbiamo fatto fatica a trovare un argomento “interessante” su cui chiosare e da includere nel prossimo numero del nostro ARALDO.
Vogliamo quindi giocare d’anticipo, portando sotto ai riflettori il discorso Nucleare. Presto o tardi infatti, l'argomento dovrà essere affrontato dal Governo …sempre che le sue proposte ed i recenti accordi esteri non siano l’ennesimo espediente per far cassetta alle consultazioni elettorali passate e future.
Se così sarà, c’è da scommettere che la Sinistra si butterà nella faccenda con tutto il peso della sua retorica, della sua demagogia, dei suoi media addomesticati per confondere la gente ed ostacolare il Governo.
Vale la pena riprendere il discorso da dove si era interrotto, cioè dal quel tristissimo 1987, ricordando proprio a coloro che votarono, quali furono i quesiti referendari sull’argomento, e i risultati avuti dalle urne. Appendiamo così dal “Corriere della Sera”

“Nessuno chiedeva la chiusura delle tre centrali nucleari allora attive
24 febbraio 2009
Nucleare: i tre referendum del 1987

I votanti furono il 65,1%, i sì vinsero con circa l'80% dei voti. Alto numero di schede bianche e nulle
L'8 novembre 1987 in Italia si votò per cinque referendum, tre di questi riguardavano l'energia nucleare. Nessuno dei tre quesiti chiedeva l'abolizione o la chiusura delle centrali nucleari. I votanti furono il 65,1%, con un'altissima percentuale di schede nulle o bianche che andarono dal 12,4% al 13,4%

REFERENDUM NUCLEARE 1 - Veniva chiesta l'abolizione dell'intervento statale nel caso in cui un Comune non avesse concesso un sito per l'apertura di una centrale nucleare nel suo territorio. I sì vinsero con l'80,6%.

REFERENDUM NUCLEARE 2 - Veniva chiesta l'abrogazione dei contributi statali per gli enti locali per la presenza sui loro territori di centrali nucleari. I sì s'imposero con il 79,7%.

REFERENDUM NUCLEARE 3 - Veniva chiesta l'abrogazione della possibilità per l'Enel di partecipare all'estero alla costruzione di centrali nucleari. I sì ottennero il 71,9%”.

Quindi ?
Come sempre la sinistra ha saputo piegare quest’evento ai suoi interessi, strumentalizzando non solo il risultato, ma gli stessi quesiti. Rossi e verdi infatti, seppero propagandare il falso in modo magistrale facendo credere al popolo bue - quello che loro e solo loro "recitano" di voler difendere dalle ingiustizie del mondo - che "il referendum" avesse abolito di fatto lo sfruttamento dell'Energia Nucleare in Italia.

In realtà la sinistra, oltre ad essere colpevole di questa “bufala”, sarebbe da incolpare anche dell’accordo con i petrolieri, che favoriti dalle menzogne della politica rossa e ambientalista non gli sembrò vero, di togliersi di mezzo senza fatica il Nucleare per poter inquinare a volontà con gli idrocarburi di origine fossile - il petrolio - facendo soldi a palate !

Non si spiega in altro modo infatti, il silenzio dell’intero mondo politico ed economico del tempo di fronte all’inganno evidentissimo, pagato in questi anni dal popolo con costi proibitivi e con il deterioramento evidente dell’ambiente. Fu un inciucio magistrale, forse il più riuscito dopo il referendum istituzionale del giugno 1946 !

Redazione de “L’ARALDO di Biella”

lunedì 14 settembre 2009

"L'importanza della Storia"

“L’ importanza della Storia”
Simposio di Sabato 12 settembre 2009 presso Sagliano Micca
L’iniziativa si è svolta con regolarità e buona partecipazione di pubblico (finalmente).
Pur dovendo constatare che tra le persone presenti, quelle davvero favorevoli alle istituzioni Monarchiche sono davvero poche, siamo rimasti favorevolmente impressionati invece dall’ancora diffuso senso di italianità della gente, totalmente in contrasto con quanto vorrebbero farci credere oggi le forze politiche secessioniste in voga.

E’ stato piacevole inoltre poter constatare sul campo, che alcune nostre affermazioni, avevano affetto di stupore sulle persone nate e cresciute nel dopoguerra, ma trovavano immediata conferma in quelle più anziane, che confermando con la loro parola le nostre hanno reso il Simposio una piacevole riscoperta del nostro passato all’insegna della franchezza !

Come avvenuto presso il Comune di Quittengo, il dialogo con il pubblico si è protratto a lungo dopo il suo termine, confermando l’interesse non solo per l’anniversario dell’Unità d’Italia, ma anche e soprattutto per la Storia in generale, con domande che esulavano dall’argomento specifico.

Questa per noi è stata una presa di coscienza positiva, che ci fa ben sperare per il futuro.
Con questa “leva” infatti, potremmo tornare a parlare di Monarchia alla gente utilizzando qualsiasi fatto o argomento storico che saremmo in grado di sviluppare e presentare alla gente.
Stiamo già pensando ad esempio, ad un possibile Simposio riguardante la Prima Guerra Mondiale ed il Convegno di Peschiera, oppure un Simposio sull’opera riformatrice di Carlo Alberto dalla sua salita al Trono allo Statuto Albertino ad esempio, ma molti altri ancora possono essere proposti.

Ringraziamo infine il Sig. Mauro Ferarro Foriera Sindaco di Sagliano Micca, per la concessione della sala al polifunzionale “Pietro Micca” e gli amici Stefano Sartorello e Angelo Mossone per l’aiuto prestato nell’allestimento della stessa.
A presto e grazie ancora !

(Fotografie della serata, saranno pubblicate appena rese disponibili)

venerdì 11 settembre 2009

Fiocco "azzurro" sul Web per UMI di Biella

UMI - Biella
L’ultimo nato su Internet

Completato il nuovo Blog dedicato espressamente al 150° Anniversario dell’Unità d’Italia dal titolo 150° Unità d’Italia al seguente indirizzo

http://150italiaunita.blogspot.com

Raccoglie tutto il materiale utilizzato per l’esposizione dei Simposi promossi nelle date del 22 agosto presso il Comune di Quittengo ed il 12 settembre presso il Comune di Sagliano Micca in Provincia di Biella, oltre ad un archivio della più recente rassegna stampa dedicata all’argomento.
Sono altresì possibili collegamenti tra i vari Blog della rete da noi dipendenti per avere un quadro quanto più ampio possibile su questo avvenimento importante, ma ritenuto “scomodo” dall’attuale classe politica di questo Paese.

Buona lettura, e naturalmente, fateci avere le Vostre opinioni e i Vostri consigli su cosa è opportuno migliorare.
Inviateci infine il materiale che ritenete utile a rendere il Blog, ancora più completo. Sarà vagliato e considerato con attenzione per un suo inserimento !

lunedì 31 agosto 2009

Repubbliche e democrazia

Repubbliche e democrazia

Noi, povere generazioni del dopoguerra, abituati a “credere” vero, l’assioma repubblica = democrazia, e cresciuti fin dalla più tenera età nella culla di questa “certezza”, non ci avvediamo neppure di ciò che ci succede intorno. Privi ormai dei dovuti riferimenti storici e prigionieri in una società senza memoria, non abbiamo la possibilità di confronto, il metro insomma, per misurare quanto il teorema sia vero, o quanto falso !

In questi giorni di agosto sono infatti molti gli argomenti per valutare e discutere la tesi su indicata, ma… passano tutti senza far presa, senza lasciarci un’esperienza.
Le elezioni alla presidenza dell’Afganistan ci dovrebbe fornire una prima e importante occasione di riflessione. Dopo settimane di attentati e tragedie popolari per impedirle, a diversi giorni dal voto, ancora non sappiamo chi è il legittimo vincitore. Nonostante il controllo operato localmente dalle potenze occidentali, molti sono i dubbi - fondati - sulla loro regolarità o sui brogli compiuti.
Viene immediatamente da pensare che, potendo tenersi stretto il loro Sovrano, gli afgani avrebbero potuto salvare qualche vita umana, e a costo zero. Sovrano quello Afgano, che godeva di ottima reputazione preso il suo popolo. Purtroppo però non piaceva ai “liberatori” americani.
Che fosse meno propenso ad avallare i loro “affari” di un semplice Presidente ? Non può esserci altra ragione !
Argomento passato comunque. D’oggi invece, la notizia diramata dall’ANSA sulle elezioni presidenziali in Gabon. Pare che tutti e tre i candidati o pretendenti, si siano dichiarati “vincitori” !!!
Direi che non vi è altro da aggiungere e mi sorge spontaneo un sorriso d’ironia. Allo stesso tempo mi viene da sperare che anche il popolo di quel paese, non debba subire nelle prossime settimane lutti e dolori per potersi annoverare tra i fortunati paesi retti da “democratiche” istituzioni repubblicane.
Confermerebbe soltanto l’alto costo pagato da ogni popolo per onorare una follia ideologica affermatasi dalla rivoluzione francese in avanti per soddisfare il bisogno di protagonismo di pochi egocentrici.
Non è prevista però una breve riflessione su questioni di così poco conto. La promozione delle repubbliche infatti, prosegue incalzante come una campagna commerciale in favore di un articolo in offerta…
Alla festa per i 40 anni della repubblica libica infatti, anche il nostro Paese parteciperà con importanti presenze istituzionali. Certo occorre avere grandi interessi non solo economici per non avvedersi che per promuovere questo “credo”, sarà necessario avallare un dittatore, offendere un popolo - quello libico - e ridurre la democrazia ad un santino appiccicato all’album dei ricordi.

31.08.2009 - Alberto Conterio

su Opinionimonarchiche
su Politicamentecorretto.com di Salvatore Viglia

giovedì 27 agosto 2009

"L' importanza della Storia"

“L’ importanza della Storia”
Simposio di Sabato 22 agosto 2009

Comune di Quittengo.

Siamo soddisfatti dell’esito ottenuto da questo nostro primo impegno pubblico dopo oltre due anni dall’ultimo evento organizzato.
Anche se l’affluenza del pubblico non è stata traboccante, dovuta al fatto che il bacino d’utenza non possiede grossi numeri, l’interesse dei presenti è stato eccezionalmente attivo.
Il Dialogo con il pubblico già durante l’esposizione degli argomenti è stato continuo e qualificante per il simposio stesso, protraendosi a lungo dopo il suo termine.

La serata, che non prevedeva di ottenere dal pubblico delle conversioni alla causa monarchica, ha avuto il successo che avevamo preventivato. L' obiettivo infatti era di riuscire a destare nel pubblico l’interesse necessario ad avviare per proprio conto la ricerca della verità storica.
Ci sembra d’aver lavorato bene in proposito.
Il pubblico infatti, oltre a discostarsi dalle linee di pensiero politiche e anti-italiane oggi in voga, ha dimostrato di possedere ancora quello spirito neutro di italianità che ci ha fatto grandi in passato.
Questa presa di coscienza generale, è stata positiva per tutti, in quanto è ormai dato per scontato dai media - mentendo - che il sentimento di l’italianità è un fatto ormai raro nei cittadini di questo Paese !

Ringraziando per la presenza qualificante dell'amico Dott. Roberto Tomao residente a Novara e del Sig. Sindaco di Quittengo Sig. Giavanni Machetti, restiamo fiduciosi di ripetere la positiva esperienza il prossimo 12 settembre presso il Comune di Sagliano Micca.

giovedì 20 agosto 2009

UMI di Biella a Cos (Dodecanneso)

L’UMI di Biella a Cos (Kos) - Dodecanneso

Non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di poter incaricare degli amici che si recavano a Cos per le vacanze estive di recitare una preghiera e depositare una piccola bandiera Italiana vicino alla lapide commemorativa che ricorda l’eccidio di Ufficiali italiani ad opera dei tedeschi dopo l’8 settembre 1943.

L'entrata del cimitero Cattolico a Cos

Come le altre isole del Dodecaneso, Cos fu occupata dall'Italia nell 1912 a seguito della guerra Italo Turca. Nel 1933 un tremendo terremoto distrusse gran parte delle costruzioni che vennero in seguito ricostruite dagli italiani. Queste isole infatti erano considerate dall’Italia alla stregua di una normale provincia metropolitana, quindi tutelate ed amministrate come terre italiane.

COS, una tragedia dimenticata
Il 6 ottobre del 1943, dopo lo sbarco aereo-navale tedesco a Kos che tra il 3 e il 4 aveva scompaginato le forze italo britanniche, 103 ufficiali del 10° Reggimento di Fanteria “Regina” furono barbaramente uccisi, dai militari della Werhmacht perché scelsero di rimanere fedeli al giuramento prestato al Re e all’Italia. 66 corpi furono ritrovati in 8 fosse a Ciflicà, nei pressi di Linopoti, ma solo 37 furono identificati. Le salme ricuperate furono traslate dalla pietà di mani italiane dapprima nel cimitero cattolico della città e, quindi, nel Sacrario Militare di Bari nel 1954. Gli altri corpi non sono mai stati ritrovati né, da allora, si è tentato di cercarli sebbene si conosca la zona da scandagliare.

La bandiera Italiana depositata in onore dei caduti


La lapide posta in memoria dei caduti

Del triste avvenimento non si è mai parlato in Italia. Il giornalista Franco Giustolisi lo ha citato nel suo libro L’armadio della Vergogna allorché venne scoperto un armadio contenente faldoni di incartamenti relativi a crimini compiuti durante la guerra da nazisti e da fascisti. Più diffusamente la storia è stata descritta nel libro “Kos, una tragedia dimenticata” di P.G. Liuzzi. Per anni i Reduci dell’Egeo si sono impegnati a che le Istituzioni Governative inserissero negli itinerari dei Luoghi della Memoria anche l’isola di Cos.

mercoledì 19 agosto 2009

La vergogna alla fine ...affiora !

L'articolo del 20 luglio che avevamo pubblicato in data 21 dello stesso mese di Ernesto Galli della Loggia, deve aver maturato nelle istituzioni una certa vergogna per quanto NON SI STA FACENDO per commemorare il 150° Anniversario dell'Unità Italiana, ed allora il Presidente Napolitano, oggi, in data 19 agosto, ha rilasciato queste dichiarazioni ai giornali ed alle Agenzie di informazione...

Richiamo del presidente Napolitano :

"Unità d'Italia, il governo mi risponda"

Roma, 19 agosto 2009 - "Se ho scritto una lettera è per avere chiarimenti". Così, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano in un’intervista al quotidiano ‘La Stampa'. "Aspetto risposte sulle celebrazioni dell’Unità d’Italia dal governo", ha detto il capo dello Stato al quotidiano di Torino, esprimendo preoccupazione per i ritardi.

A impensierire il Colle è stato probabilmente anche il fiorire in queste ultime settimane delle innumerevoli polemiche innescate da dichiarazioni di esponenti leghisti, in merito all’Inno di Mameli, alle bandiere regionali da affiancare al tricolore, allo studio del dialetto nelle scuole, ai test per gli insegnanti e quant’altro. "Non è questione che si possa affrontare con una battuta. Ci sto riflettendo... Del resto - dice il Presidente - il rovescio della medaglia in questione è la situazione del Mezzogiorno e lo stato di estremo disagio in cui versano le nostre regioni meridionali".

Qualche settimana fa Giorgio Napolitano ha inviato una lettera al governo per conoscere gli intendimenti e gli impegni dell’esecutivo per la celebrazione del centocinquantenario dell’Unità d’Italia, ma da Palazzo Chigi non è ancora arrivata alcuna risposta, anche se è previsto che nella prossima seduta di governo il ministro Bondi illustrerà il programma delle celebrazioni.

“Magari interverrò allora - dice il Presidente - sulla base di quello che verrà o non verrà fuori". "Se ho scritto una lettera - precisa Napolitano - è per avere una risposta. Ormai siamo a fine agosto, la scadenza comincia a non esser lontana e se in autunno non si stringe... A quel punto saremo arrivati alla fine del 2009, e quindi occorrerà fare tutto nel 2010 perchè gli eventi possano regolarmente aver luogo l’anno dopo. I tempi sono molto stretti. Attendo - dice - una risposta ormai improrogabile dal governo, affinchè chiarisca i suoi intendimenti e i programmi in vista del nostro anniversario".

I MINISTRI SI FANNO SENTIRE - "Fa bene il presidente della Repubblica a stimolare il governo, perchè non c’è più tempo da perdere". Il ministro della Difesa Ignazio La Russa accoglie con favore le sollecitazioni del capo dello Stato Giorgio Napolitano ad accelerare i tempi per mettere in cantiere le opere previste per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, nel 2011.

Il ministro assicura all’Adnkronos che Sandro Bondi "ce la sta mettendo tutta, nonostante abbia trovato alcune difficoltà impreviste, a causa di un programma che si dilata sempre di più invece di definirsi". Quindi "il ministro dei Beni culturali sta facendo il massimo, ma dal presidente della Repubblica arriva una sollecitazione giusta a tempi più rapidi", sottolinea La Russa.

"Io stesso - rimarca il titolare della Difesa - pur essendo un ministro che ha competenze sulle celebrazioni per l’Unità d’Italia, sono rimasto estraneo alla preparazione e sarei felice di essere coinvolto. Dico a Bondi: sono a disposizione, do la mia piena disponibilità, sia personale sia come Forze Armate, considerato anche che abbiamo il know how necessario per gestire le grandi ricorrenze".

Calderoli rileva che ‘’è giusto che il presidente della Repubblica che rappresenta il Paese abbia a cuore il problema. In ogni caso - dice all'Ansa -, è stato fatto un lungo esame e sulla base di questo il ministro Bondi porterà’ in consiglio dei Ministri la propria proposta che sarà valutata e condivisa dagli altri ministri’’. ‘’Quello che mi sembra condivisibile - sottolinea Calderoli - è il fatto che si rivaluti una serie di iniziative che qualcuno ha definito, credo a ragione, ‘marchette’. Sarebbe più opportuno che se ne realizzi una di valore simbolico e non cento cosettine. Qualcuno ha fatto l’esempio di cio’ che e’ stato fatto in passato’’.
Interviene anche Rotondi: "La lettera del presidente Napolitano è uno sprone che il governo accoglie positivamente. Dal ministro Bondi arriveranno risposte concrete con una organizzazione impeccabile. In Consiglio dei Ministri valuteremo attentamente la sua proposta che condivideremo perchè sappiamo del buon lavoro che sta facendo Bondi".


...senza parole ! Noi denunceremo la situazione proprio nel corso del Simposio che abbiamo promosso !!!

Date Certe degli incontri :

sabato 22 agosto 2009 presso Quittengo

sabato 05 settembre 2009 presso Sagliano Micca



martedì 18 agosto 2009

Afganista, "fortunata" repubblica !

Afghanistan, il voto difficile della gente fra le incertezze e il terrore talebano

di Marco Guidi

ROMA (17 agosto) - Che i talebani siano contrari alle elezioni (il potere politico spetta solo ad Allah, affermano) è cosa nota. Che l’accordo semisegreto e semiufficiale negoziato dall’attuale presidente Karzai con alcune frange “moderate” dei talebani, per non ostacolare il voto, non valesse nemmeno la carta su cui era scritto era un’ipotesi avvalorata da quasi tutti. Quindi non c’è da stupirsi se i seguaci del mullah Omar (che vive indisturbato in Pakistan) abbiano annunciato che chiunque andrà a votare sarà considerato un nemico e trattato come tale. Obiettivo gli scrutatori, i presidenti di seggio, gli elettori e, in particolare, le elettrici.

Ora se votare a Kabul e nelle province del Nord costituirà un rischio non eccessivo, cercare di farlo nei territori dell’Est e del Sud sarà un atto di coraggio o, forse, di incoscienza. Si parla già di migliaia di certificati elettorali rastrellati non si sa bene da chi, di seggi che non apriranno nelle zone di Khost, di Kandahar, dello Helmand, di Farah. Lì sono stati distribuiti volantini in cui I talebani scoraggiano il voto.

I talebani sanno benissimo che il semplice fatto di votare rappresenta prima di tutto un pronunciamento contro di loro, contro la loro visione del mondo, contro il loro modo di operare.

Le elezioni presidenziali del 20 agosto costituiscono così un test, l’ennesimo, del grado di pacificazione raggiunto dallo sventrato Afghanistan. E, per dimostrare che fanno sul serio, i talebani hanno portato a termine l’altro giorno un attentato stupefacente. Infatti sono riusciti a far arrivare un’auto-bomba guidata da un kamikaze fin dentro la munitissima zona di sicurezza di Kabul, a raggiungere la ulteriormente fortificata zona del comando dell’Isaf (le forze occidentali) e a causare vittime e danni ingenti. E, soprattutto, a dimostrare di essere in grado di poter colpire dove vogliono.

In questa situazione il voto rappresenta un’incognita. I due principali tra i 37 candidati in lizza, il presidente uscente, Karzai e il tagico Abdullah Abdullah, già braccio destro del grande Massud, eroe della resistenza fatto assassinare da Bin Laden, si contenderanno la vittoria. Favorito dovrebbe essere Karzai di etnia pashtun e che può contare sull’apparato statale, sgangherato, ma esistente. In ogni caso gli esperti locali affermano che un 40 per cento di votanti rappresenterebbe un grande successo. Mentre qualsiasi percentuale al di sotto del 30 sarebbe un segnale che bisogna rimettersi di buona volontà per ricostruire tutto.

Le forze armate, la polizia afgane sono mobilitate e così i contingenti stranieri. Ma è chiaro che da qui al giorno del voto sarà un periodo durissimo per tutti. Dalla capacità di sventare gli attentati si dedurrà forse quella di votare degli afgani.

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=69845&sez=HOME_NELMONDO


Nota del Coordinamento UMI di Biella

…ma se questi poveri Afgani, invece di prestare orecchio alle sirene americane e repubblicane, e si tenevano stretta la loro legittima Monarchia, quante vite e quanti denari avrebbero risparmiato ora senza intaccare in alcun modo il “totem” di queste benedetta Democrazia ?

lunedì 17 agosto 2009

Dialetti e fresconate !!!

Non ridiamoci sopra !

Ci risiamo, come ogni anno, anche queste vacanze estive, sono servite a Bossi, per smuovere il popolo padano dall’immobilismo estivo.
Abbiamo dovuto sopportare infatti, le ormai scontatissime fresconate sull’inno di Mameli, su Roma ladrona e sull’insegnamento del dialetto nelle scuole.
Sull’inno di Mameli per fortuna, non dobbiamo approfondire l’argomento, l’hanno fatto per noi, quasi tutte le forze politiche dell’arco parlamentare, che in quest’occasione ci sentiamo di appoggiare pienamente : Non si tocca !

Per quanto riguarda il capitolo su Roma ladrona invece, saremmo curiosi di sapere che mestiere sarebbe mai capace di svolgere il caro “Senatur” se dovessimo schiodare il suo sedere dalle comode poltrone del Parlamento, che occupa ormai ininterrottamente da decenni ! Bella domanda vero ? Visto poi, che Bossi, in un modo o in un altro, è uno dei principali attori di governo negli ultimi 15 anni almeno, tolte brevi parentesi di sinistra, ci chiediamo cosa abbia fatto di concreto per rimediare al malcostume che lamenta… Non è forse che urlare allo scandalo romano, gli torni comodo per aizzare gli ingenui ?
Purtroppo sull’insegnamento del dialetto a scuola, abbiamo un brutto sentore.
Il provvedimento potrebbe passare, quale contentino di Berlusconi per rinsaldare l’utile amicizia con la Lega, e servirà a Bossi per dare la “carota” ai propri elettori.
Ho scritto carota, perché è risaputo che la si da agli asini ! Senza insultare nessuno, proporrei una riflessione al popolo padano…

Il dialetto al contrario della “Lingua”, è così definito per evidenziare un idioma locale che non possiede uniformità di termini e regole grammaticali su tutto il territorio.
Andando nello specifico, ed essendo piemontese, faccio rilevare quanto segue.
A Torino, pur non essendo la città, una megalopoli di svariati milioni di abitanti, si avvertono differenze nella parlata dialettale già tra i diversi quartieri “storici”, quali Crocetta o Barriera di Milano. Appena fuori città, chi vive a San Mauro (siamo oltre Po, alle pendici della collina sotto a Superga, parla in modo sensibilmente diverso da chi risiede a Gassino… parliamo di una distanza di appena 10 km.
Non sto a descrivere le differenze di idioma tra Torino in generale e Saluzzo, dove si usa terminare i vocaboli con la consonante “S”. Oppure a citare le differenze di parlata tra Bra e Alessandria, dove a modo loro e del tutto differenti fanno a gara per mangiarsi le parole, in una pronuncia strettissima.
Alba, diverso da Asti, ed ambedue diversissime da Biella dove risiedo attualmente.
Ma Biella è ancora diversa da Arona sul Lago maggiore, dove l’inflessione della pronuncia e l’uso di particolari termini, manifestano ormai una vicinanza territoriale con le vicine Province lombarde.
Insomma, c’è uno “studioso” in merito, che può illuminarci circa il dialetto che si vorrebbe insegnare nelle scuole del Piemonte, o dovremmo accontentarci di un dialetto a caso alimentando anche localmente il caos imperante ?
Se qualcuno pensa di propinarci per questioni politiche un dialetto unificato, sappia in partenza che nessuno può pretendere questa assurdità senza passare per un idiota.
Del resto sono esperimenti già tentati in Trentino con la parlata Dolomitan, creata a tavolino per compiacere la voglia di autonomia del gruppo politico locale, ma rigettata dalla stessa gente gelosa giustamente delle sue particolarità, paese per paese. Stessa sorte ha avuto l’iniziativa dell’ex Governatore Soru in Sardegna…

La bellezza dei dialetti infatti, sta proprio nella loro estrema variabilità, che sarebbe un peccato buttare per il vezzo di qualche politico a caccia di notorietà.
Ricordiamo inoltre che sarebbe più opportuno in una società fortemente eterogenea come quella attuale (italiani immigrati da altre regioni ed una sempre crescente percentuale di extra comunitari presenti nel nostro paese ) insistere sull’insegnamento ed il corretto utilizzo della lingua italiana. Non farebbe male una ripassatina anche ad alcuni politici nazionali.
Due piccioni con una fava verrebbe da scrivere, un maggiore e corretto utilizzo da parte di tutti, allontanando nel contempo il pericolo degli “inquinamenti” da parte di termini di derivazione anglosassone, davvero orribili ed umilianti.

Augurandoci quindi, che i dialetti Piemontesi, proprio per la loro tutela, non siano MAI riconosciuti lingua, restiamo in attesa di lumi.

martedì 21 luglio 2009

Non l'avevamo detto ?

Corriere della Sera - Pag. 16
20 Luglio 2009
Noi italiani senza memoria
di : Ernesto Galli Della Loggia

Il modo in cui il Paese si appresta a celebrare nel 2011 il 150˚anniversario della sua Unità indica alla perfezione quale sia l'immagine che la classe politica—tutta, di destra e di sinistra, senza eccezioni (nonché, temo, anche la maggioranza dell'opinione pubblica) — ha ormai dell'Italia in quanto Stato nazionale e della sua storia. Un'immagine a brandelli e di fatto inesistente: dal momento che ormai inesistente sembra essere qualsiasi idea dell'Italia stessa. Leggere per credere. Tutto inizia nel 2007, quando per l'appunto si deve decidere che cosa fare per le celebrazioni del 2011. In altri Paesi si penserebbe, per esempio, ad allestire una mostra memorabile, a mettere in piedi un grande museo della storia nazionale (siamo tra i pochi che non ne hanno uno), a costruire una grande biblioteca (Dio sa se ce ne sarebbe bisogno) o qualcos’altro di simile. Da noi invece no.

Da noi il governo Prodi decide che il modo migliore di celebrare l'Unità d'Italia sia quello che lo Stato finanzi, insieme agli enti locali, undici opere pubbliche in altrettante città della Penisola. Opere pubbliche di ogni tipo, così come viene, senza alcun nesso con il tema dell'unità: da un nuovo Palazzo del Cinema e dei Congressi al Lido di Venezia, al completamento dell’aeroporto a Perugia, dalla realizzazione di un Parco costiero del Ponente ligure ad Imperia, a un Auditorium con relativa delocalizzazione del campo di calcio a Isernia, a un Parco della Musica e della Cultura a Firenze, e così via nel mare magnum dei bisogni effettivi o magari della megalomania dei mille luoghi del Bel Paese. Solo Torino e il Piemonte, non dimentichi della loro storia, mettono a punto in modo autonomo un programma di celebrazioni inerenti realmente all'evento storico di cui si tratta.

Ma, ripeto, in modo autonomo e come iniziativa locale, anche se con lodevole e forte apertura alla storia nazionale. Così come solo il Ministero dell'Istruzione trova il modo di celebrare l'anniversario varando un progetto di portale didattico on line sul Risorgimento. Dopo pochi mesi, comunque, nel febbraio del 2008, al «programma infrastrutturale » iniziale degli undici progetti ora detti il governo Prodi aggiunge altri quattordici «interventi infrastrutturali di completamento». Di nuovo c'è di tutto: restauri di questo o quell'edificio (il teatro D’Annunzio a Pescara, Palazzo D'Accursio a Bologna, la Rocca della cittadella ad Ancona), ma anche numerose incursioni nel bizzarro spinto: per esempio la realizzazione di un Herbariun Mediterraneum, di cui pare che senta un vivissimo bisogno la città di Palermo, o la realizzazione di un Centro Culturale della Mitteleuropa per la maggiore soddisfazione degli abitanti di Udine. E' inclusa perfino la costruzione della nuova sede dell'Istat a Roma.

Ma messe così le cose, pure ai ministri di Prodi esse devono essere sembrate un po' troppo grigie e anonime. Alla retorica nazionale non si poteva negare qualche lustrino, qualche «nome» da esibire. Detto fatto, ecco allora istituito un pomposo Comitato dei Garanti. Cioè tre-quattro decine di persone, presunte incarnazioni di altrettante «personalità», alla cui presidenza viene chiamato il Presidente emerito Ciampi. Ma alle quali, naturalmente nessuno, in tutto questo tempo, si cura di indicare con un minimo di precisione che cosa mai debbano «monitorare» e «verificare», in sostanza che cosa diavolo ci stiano a fare, a che cosa servano. Sono «garanti», tant'è: non gli basta un simile onore? E infatti non risulta che riescano a dire una parola su nulla. Tuttavia, per quanto sembri incredibile, non siamo ancora alla fine. Ulteriori proposte di «interventi infrastrutturali» incalzano, infatti, e anche questi progetti ottengono il loro bravo cofinanziamento statale: sempre in nome, naturalmente, del 150˚anniversario dell'Unità. Questa volta però nelle funzioni di «grande elemosiniere» invece del governo Prodi c'è il governo Berlusconi.

Ecco dunque il Comune di Roma che con 40 milioni promette di sistemare a nuovo il Palazzo degli esami di via Induno; Latina, che riceve 3 milioni di euro per la riconversione dell'ex Caserma dell’82˚fanteria da adibire a campus universitario; il comune di Moasca (Asti), che si accontenta di 500 mila per il completamento del restauro del suo castello; Catania, che con 150 mila euro vuole rendere accessibile l'Orto botanico ai «non vedenti e ipovedenti»; Magenta, che si prende i suoi 22 milioncini per collegare con piste ciclabili «le vie della battaglia di Magenta», e così via molti altri. Ma oltre a fare anche lui, sebbene in tono minore data la crisi economica, la sua distribuzione di soldi in tutto e per tutto analoga a quella realizzata dal governo di sinistra, il governo di destra compie un altro atto memorabile. Ai membri del Comitato dei Garanti designati dal suo predecessore ne aggiunge altri sette-otto: ma anche questi— essendo uno dei prescelti posso dirlo con cognizione di causa — finora non riescono a servire a nulla (anche se almeno non costano nulla).

E di sicuro le cose continueranno così anche se oltre tre mesi fa il presidente Ciampi ha scritto al ministro Bondi per sollecitarlo a elaborare finalmente un «programma di iniziative da attuare per la ricorrenza». Ma con quanto tempo a disposizione oramai? E con quali finanziamenti, dal momento che ne sono già stati impiegati tanti per tutte le cose fin qui dette? La conclusione, al momento attuale, è che per ricordare la propria nascita lo Stato italiano nel 2011 non farà nulla: nulla di pensato appositamente, voglio dire, con un rapporto diretto rispetto all'evento. Si limiterà a qualche discorso . Il punto drammatico sta nella premessa di tutto ciò. Nel fatto evidente che la classe politica sia di destra sia di sinistra, messa di fronte a uno snodo decisivo della storia d'Italia e della sua identità, messa di fronte alla necessità di immaginare un modo per ricordarne il senso e il valore — e dunque dovendosi fare un'idea dell'uno e dell'altro, nonché di assumersi la responsabilità di proporre tale idea al mondo, e quindi ancora di riconoscersi in essa — non sa letteralmente che cosa dire, che partito prendere, che idea pensare.
E non sa farlo, per una ragione altrettanto evidente: perché in realtà essa per prima non sa che cosa significhi, che cosa possa significare, oggi l'Italia, e l'essere italiani. Quella classe politica fa di conseguenza la sola cosa che sa fare e che la società italiana in fondo le chiede: distribuire dei soldi. A pioggia, senza alcun criterio ideale o pratico, in modo da soddisfare le esigenze effettive, i sogni, le ubbie, dei mille localismi, dei mille luoghi e interessi particolari in cui ormai sempre più consiste il Paese. Cioè consistiamo noi. «A te un campus, a te una circonvallazione, a te un palazzo per qualche cosa»: l'unico scopo che ci tiene insieme sembra essere oramai quello di spartirci il bilancio dello Stato, di dividerci una spoglia. M’immagino come se la deve ridere tra sé e sé il vecchio principe di Metternich, osservando lo spettacolo: non l'aveva sempre detto, lui, che l'Italia non è altro che un'espressione geografica?


Nota della Redazione
Il Sig. Galli della loggia, da buon Anti-Italiano qual'è, cade nel luogo comune del dar ragione al Metternich. Egli infatti non può non sapere che questo "detto" è un falso storico, smascherato da anni proprio dal Corriere della Sera del 1 giugno 1999 (pag.35) con un articolo di Fertilio Dario ! Vedi Archivio Storico al riguardo...

Coglie comunque nel segno il Della Loggia, e Noi del Coordinamento di Biella ci sentiamo più motivati ancora nel portare avanti la nostra piccola iniziativa locale definita Simposio, "IMPORTANZA DELLA STORIA" promossa in favore della Verità e della Nostra Patria.