venerdì 29 marzo 2013

Monarchici in Rete: La validità dell'Istituto Monarchico

Monarchici in Rete: La validità dell'Istituto Monarchico: Ne siamo più che mai convinti, è ovvio. Ma lo spettacolo cui assistiamo periodicam ente, ogni 7 anni più o meno, dovrebbe convincere anch...

giovedì 28 marzo 2013

Stallo repubblicano



Stallo repubblicano

28 marzo 2013

La parabola discendente del povero Bersani è quasi giunta al termine, da domani la “palla” torna nelle mani del Capo dello Stato, che ormai impotente, non potrà che trascinare questa tragedia nel ridicolo. Essendo infatti prossimo al termine del suo mandato, Egli infatti, non può più sciogliere le camere, dimostrando nei fatti l’inutilità del “dinamismo” repubblicano tanto decantato, dal momento che per Legge, ci troviamo in stallo senza poter agire secondo necessità.
Chiaro quindi che, con gli attuali equilibri politici usciti dalle urne a fine febbraio e i pregiudizi di base di due delle tre principali forze politiche parlamentari, mai si potrà giungere alla maggioranza necessaria a formare un esecutivo.
Compreso ciò, da tutti gli attori in scena, Bersani compreso, non rimarrebbe che tornare alle urne in tempi strettissimi, ma come ho scritto poc’anzi non si può.


Non si può, perché gli orpelli necessari a garantire un velo di legittimità a questa repubblica, nata da una frode e mantenutasi grazie a continui imbrogli e tanta tanta presunzione, stabiliscono che il suo Presidente, entrando negli ultimi sei mesi del suo mandato settennale, non possa più prendere decisioni (come lo scioglimento delle camere) tali da impegnare l’avvio del mandato presidenziale successivo. In pratica ciò, decreta nel particolare momento che viviamo (crisi economica, crisi sociale, necessità di riforme, mancanza di un governo, particolarità degli orientamenti politici dei cittadini, necessità dei mercati di avere dall’Italia garanzie di stabilità ecc. ecc.) uno stallo politico e istituzionale. Uno stallo di una gravità inaudita, che, proprio nel momento in cui occorrerebbe invece essere pronti ad un cambio di passo deciso, riduce il raggio d’azione dei poteri del Capo dello Stato inibendo parte delle opzioni disponibili. Uno stallo dovuto per intero quindi, alla mancanza di guida sopra alle parti, in grado di dare un contributo costante ed equilibrato al buon funzionamento delle Istituzioni. In sostanza scopriamo che se oggi, avessimo potuto contare su un Sovrano ereditario invece di un Presidente eletto, non saremmo ostacolati nelle decisioni che occorrerebbe prendere con immediatezza.
Siccome la Monarchia che proponiamo, viene considerata soltanto il sogno di un gruppo “parrucconi fuori dal tempo”, ci teniamo il nostro carrozzone repubblicano, e dovremo così attendere tutta una serie di rituali tanto antiquati quanto inutili (consultazioni, moine, inchini, minuetti e protocolli vari) per giungere tra una settimana circa a regolarizzare ciò che sappiamo da settimane, cioè che un nuovo governo non si può fare. Così, il governo in carica, quello dei vergognosissimi tecnici del Presidente Napolitano, che hanno certificato la loro totale inadeguatezza con “l’affare Marò”, dovranno restare in sella (senza poter operare) il tempo necessario a eleggere un nuovo inquilino del Quirinale (altro affare di non facile soluzione credo, …tra tiri incrociati, accordi sottobanco, interessi e intrallazzi vari) perché costui, una volta insediatosi finalmente al Colle, possa utilizzare tutte le prerogative che gli sono concesse dalla Costituzione, sboccando la situazione con lo sciogliendo delle camere per nuove elezioni. 
Qualcuno comunque, spera ancora che Giorgio Napolitano, convochi in extremis il solito Giuliano Amato (pensionato tutto fare da oltre 30.000 Euro al mese), altro Professore a fare il bis al governo tecnico del Senatore Monti. Dio ci scampi. Oltre alla sua già provata “professionalità” sarebbe infatti un’ulteriore perdita di prezioso tempo!
Del resto, ciò che resta della dignità dell’attuale Presidente della repubblica dovrebbe impedire quest’altro passo nella nebbia, quando la drammaticità del momento storico, richiederebbe al contrario ampie e chiarissime vedute per essere risolto.

Ci fosse un articolo sulla stampa, un servizio televisivo o una voce fuori dal coro, che riuscisse a trasmettere questa semplice verità, alle masse indottrinate di questo povero Paese, il problema l’avremmo risolto alla radice!

Alberto Conterio
Italia Reale – Stella e Corona

mercoledì 20 marzo 2013

Intervista al Dott. Novellino



Roma - Corsa al Campidoglio.
Intervista al Dott. Novellino (Italia-Reale):
« I monarchici né con Alemanno, né con la sinistra, ma con la gente»

20 marzo 2013

Novellino
«Né con Alemanno, né con la sinistra: noi vogliamo essere l’alternativa vera, non grillina, al sistema dei partiti in putrefazione; non ci alleeremo con nessuno, vogliamo rappresentare sul serio i cittadini».


Chi parla a IntelligoNews è Angelo Novellino, un professionista non della politica (è dottore commercialista), candidato-sindaco dei monarchici. I suoi collaboratori, infatti,  stanno raccogliendo le firme per presentare la lista “coronata”, che si chiamerà, appunto, Italia-Reale (il gioco di parole “regale” è voluto), e che vedrà il battesimo (a parecchi decenni dalla scomparsa nazionale di Stella e Corona e dopo qualche timido esperimento locale), proprio in occasione delle elezioni comunali di Roma.

I vostri gazebo sono il termometro non solo del vostro consenso tecnico, ma anche della politica in genere: che reazioni avete avuto?

«Dal fastidio per la politica in termini generali, alla simpatia di molti monarchici latenti che aspettavano un segno, italiani delusi dalla Repubblica, stanchi di questo sistema politico, dei soliti nomi; a molti episodi di aperta adesione popolare nei nostri confronti, e purtroppo fino al nulla, al sottovuoto spinto dei giovani sotto i 30 anni, che non sanno niente della nostra storia, meno che mai della monarchia e del suo ruolo nel Risorgimento. Un fatto terribile, ma anche positivo, perché almeno non sono stati totalmente manipolati dai luoghi comuni e dai pregiudizi ideologici contro i Savoia. Insomma, ci si può pure lavorare. Però noi, rispetto ai partiti ufficiali, ci abbiamo messo la faccia».

In che senso?

«Nei nostri gazebo romani, all’Eur, a piazza della Balduina, raccogliendo le firme per la nostra lista, ci siamo esposti, presentando il nostro simbolo. Siamo ciò che siamo, a viso aperto, alla luce del sole. Gli altri, al contrario, si nascondono, rimuovono ogni appartenenza. Ad esempio, la Prestipino, nostra vicina di gazebo, ha cancellato qualsiasi riferimento al Pd, alla sinistra, c’è solo il suo faccione. Mi sembra chiaro. Hanno paura, si affidano ai nomi, ai visi, ai personaggi, non alle idee».

Perché vi siete presentati?

«Per dare una voce ai monarchici che da tanto tempo fanno solo convegni e messe (per colpa di quelle associazioni legittimiste che ci stanno boicottando); poi, per dare corpo alla protesta contro la politica e il sistema istituzionale che non va, per interpretare un’esigenza vera di cambiamento da parte della società civile, che non è quello di Grillo, una risposta sbagliata a domande giuste».

Dove vi collocate politicamente e culturalmente?

«Pensiamo di incarnare lo zoccolo duro di un nuovo centro-destra che ancora non c’è».

Quindi, vi alleerete col Pdl, La Destra e Fratelli d’Italia in Comune?

«Non ci pensiamo proprio, siamo oltre questa destra e questa sinistra. La sinistra è vecchia, ferma agli anni Settanta. Il centro-destra per reggersi sulle stampelle, ha bisogno dei soldi di Berlusconi. Una cosa ridicola. Guardi, non ho il complesso della testimonianza. Di per sé è un valore positivo».

Da candidato-sindaco, ci dica le tre cose più importanti che farà se venisse eletto..

«Abolizione dei parlamentini dei municipi, sono la bellezza di 500 poltrone inutili; lo snellimento della macchina amministrativa, assegno di 3.000 euro per ogni bambino che nasce. Così ammorbidiremo l’avanzata demografica degli immigrati».


lunedì 18 marzo 2013

Ricordando Re Umberto



Ricordando Re Umberto

Sono già passati trent’anni!
Oggi 18 marzo saranno passati trent’anni dalla morte del Re Umberto II di Savoia, avvenuta in Svizzera, lontano dalla sua casa e dall’Italia che tanto amava, dopo trentasette anni di esilio. Condannato all’esilio, pena neppure prevista dal nostro ordinamento giuridico e senza regolare processo, non ha mai “disturbato” dal Portogallo con proteste o recriminazioni, le istituzioni del suo Paese lontano, come si conviene ad un Nobile Signore della più antica Dinastia d’Europa. 


È stato comunque vicino al popolo italiano fino alla fine, anche quando già fortemente menomato dalla malattia che l’avrebbe divorato di li a qualche mese, volle aiutare come poteva le popolazioni dell’Irpinia. Centinaia le famose buste gialle distribuite dal suo fedele ministro Falcone Lucifero agli italiani in difficoltà, come a ogni altra disgrazia o tragedia precedente.
A Marcinelle nel 1956 ai funerali di tanti fratelli italiani morti nelle miniere belghe, le Istituzioni repubblicane presenziarono con un sottosegretario, Re Umberto, rappresentava l’Italia Reale di persona, ed il popolo italiano l’ho ripagò abbondantemente il giorno del suo funerale. Presenti a migliaia all’Abazia di Hautecombe in Savoia nonostante il maltempo e l’ostracismo dei gendarmi francesi. Giunsero da ogni regione, da ogni città, da ogni borgo, anche i più lontani. Quel 23 marzo del 1983 erano presenti Re e Regine, Capi di stato e ambasciatori, ufficialmente assenti le istituzioni italiane. Una mancanza di rispetto e di stile che lasciò tutti con l’amaro in bocca, anche gli stranieri.
Sarebbe stato un buon Re? Certo che sarebbe stato un buon Re!
Mai una parola di troppo o sopra le righe  abbiamo scritto, un comportamento irreprensibile. Di Lui restano alcuni messaggi inoltrati agli italiani per le occasioni più importanti o per gli stati d’animo che sentiva più forti e utili da esternare, che testimoniano il suo profondo senso dello Stato e un acume non comune, come quando nel 1963 con largo anticipo sulle scelte che oggi si dimostrano dirompenti per il nostro Stato e la fiducia nelle Istituzioni unitarie affermò “…e voglio sperare che non si attui un dispendioso ordinamento regionale che è lungi dallo stabilire un sano decentramento amministrativo, mentre urgono provvedimenti per gli ospedali, le case, le abitazioni e lo sviluppo delle zone depresse…”
Veggenza? No, semplicemente il buon senso di un grande Uomo con la Storia che gli scorreva nelle vene!
Desidero ricordare così Umberto, il nostro Re, per sempre!  

Alberto Conterio