martedì 27 maggio 2014

Elezioni Europee 2014



Elezioni Europee 2014

Il presidente nazionale del partito "Italia Reale Stella e Corona", avv. Massimo Mallucci, in relazione ai risultati elettorali per le Europee ha rilasciato la seguente dichiarazione.


   I monarchici di Stella e Corona sottolineano il lento e inesorabile declino dell'affluenza alle urne; gli elettori sono sempre di meno, dimostrando disinteresse per un sistema nel quale non si riconoscono più.

   I mass media fanno il gioco dei bussolotti con le percentuali, non indicando le astensioni, le schede bianche e nulle. Le percentuali indicate potrebbero essere considerate come virtuali. In termini reali la affluenza alle urne è stata del 58,68%, circe l'8% in meno rispetto alle precedenti elezioni europee. Occorre, però, evidenziare le 577856 schede bianche (1,99%) e le 954710 schede nulle (3,30%). Queste percentuali riducono ancora di più il 58.68%.

   In Italia è stata festeggiata la vittoria virtuale del PD di Renzi. Le parrocchiette arcobaleno e i progressisti di comodo hanno poco da rallegrarsi, in quanto tali risultati lasceranno l'Italia ultima vassalla della Germania di Merkel e delle banche d'affari.

   I risultati controtendenza ottenuti in Francia e nel Regno d'Unito, per non parlare dell'Ungheria, Polonia e di quasi tutti gli altri Paesi, salvaguarderanno le rispettive Nazioni e usciranno quanto prima da questa Europa orma gestita da i reduci peggiori della nomenklatura marxista e in pieno accordo con i grandi gruppi finanziari mondialisti.
Per certuni, "ammantati di amor patria", forse una dosa di umiltà e una "Stella e Corona" in più avrebbero loro garantito l'accesso in Europa.

lunedì 26 maggio 2014

Opinioni Monarchiche: Europee: vince Renzi

Opinioni Monarchiche: Europee: vince Renzi: Europee: vince Renzi Grazie alla lista civetta di Grillo, l’Europa della Troika può contare su un’Italia supina Giorgio Napolitan...

mercoledì 7 maggio 2014

«Tornino le salme dei sovrani. E magari anche la monarchia»



«Tornino le salme dei sovrani. E magari anche la monarchia»

Intervista a SAR il Principe Amedeo di Savoia Duca d’Aosta
di Carlantonio Solimene (fonte “Il Tempo”)

Amedeo di Savoia: «Tornino le salme dei sovrani. E magari anche la monarchia»

Il Duca d’Aosta fa suo l’appello di tanti monarchici per un gesto di «pacificazione» nazionale
Politica
 «I fatti di Napoli hanno confermato quello che penso da sempre: la funzione della monarchia è quella di garantire l’unità nazionale e mai come in questo momento in Italia ce n’è grande necessità».
Nel giorno in cui il segretario della Lega Matteo Salvini viene «cacciato» da Napoli da manifestanti che espongono bandiere borboniche, Amedeo di Savoia, quinto Duca d’Aosta, sembra rimpiangere i tempi in cui la figura del Re rappresentava il minimo comun denominatore per il popolo italiano. E mentre il governo Renzi valuta modi e opportunità di un ritorno delle salme dei Savoia sul suolo patrio, fa suo l’appello di tanti monarchici per un gesto di «pacificazione» nazionale.


Amedeo di Savoia, è arrivato il momento di far rientrare in Italia le spoglie dei sovrani?
«È un diritto dei defunti ma è soprattutto un dovere del governo. Anche se avvenisse domani mattina sarebbe comunque tardi. Troppi anni sono passati, basterebbe pensare a quanto successo con Re Faruq, morto a Roma ma subito tumulato nel suo Egitto, o con la Regina Federica, morta a Madrid ma poi sepolta in Grecia. Dobbiamo accettare che Atene e Il Cairo siano più democratiche di Roma?».
Come si spiega l’eccezione italiana?
«Sono state date tante di quelle ragioni che ormai, ogni volta che se ne parla, si dimentica quella precedente. Il fascismo, le leggi razziali… Ma la monarchia non ha avuto solo aspetti negativi. E non mi pare che i Papi cattivi li abbiano gettati nel Tevere. Magari c’è anche altro…».
Cosa?
«Non so, penso che fino a che è stato in vita l’ultimo costituente, forse si è voluto impedire il ritorno dei Savoia in Italia per paura. Come se ci fosse ancora la coscienza sporca per quanto avvenuto con il Referendum istituzionale».
Accettereste una soluzione di compromesso come una sepoltura a Superga?
«Le salme dei Savoia vanno tumulate al Pantheon. La storia è la storia, non mi piacque Ciampi quando disse che tra monarchia e Repubblica c’era stata un cesura: fu poco corretto e poco cristiano. La continuità tra monarchia e Repubblica andrebbe ripristinata anche per avere una storia unita dell’Italia, che non vada studiata su due libri differenti».
Non crede che i Savoia, da questo punto di vista, debbano rimproverarsi qualcosa? In passato non sono sembrati così convinti nel riconoscere la Repubblica…
«Riconoscere o meno non c’entra nulla, io ho giurato fedeltà alla Repubblica, anche se continuo a discutere il modo in cui è nata, i brogli che segnarono il referendum e che anche la storiografia ha ormai accertato. Ma, ripeto, a questa Repubblica ho giurato fedeltà e ho anche fatto il servizio militare. D’altra parte, tanti dei Presidenti della Repubblica passati per il Quirinale avevano giurato in giovinezza fedeltà al Re. Se vogliamo avventurarci in questo discorso, rischiamo di continuare all’infinito».
A Napoli il leghista Salvini è stato respinto da manifestanti con le bandiere borboniche. Che effetto le ha fatto?
«La funzione della monarchia è stata sempre quella di unire. Stiamo diventando un melting pot, alle “vecchie” autonomie, comprese quelle  linguistiche, se ne stanno aggiungendo tante altre. Pensi a tutti gli arabi che stanno prendendo la cittadinanza italiana».
E cosa c’entra questo con la monarchia?
«In Belgio, ad esempio, hanno scelto democraticamente lo Stato monarchico. Non perché ci fosse chissà quale sentimento ideale, ma perché era l’unica garanzia di tenere insieme fiamminghi e valloni. D’altronde, il sovrano è per antonomasia al di sopra delle parti».
In che senso?
«Il presidente della Repubblica viene da un partito, mentre quando si regna non si ubbidisce a nessuna fazione. Inoltre, si è educati fin da bambini al destino che si concretizzerà in futuro. Manca quel sentimento negativo che è l’ambizione, anzi, a volte il fatto che da grandi bisognerà regnare è vissuto come una condanna. E poi, ormai, la differenza tra un Re e il Presidente della Repubblica è davvero poca. Entrambi quasi non hanno poteri. Se si eccettua Napolitano, che negli ultimi tempi ha allargato il suo raggio d’azione».
È un rimprovero?
«Assolutamente no, se lo ha fatto è solo perché l’emergenza glielo ha imposto».
Si offende quando il Capo dello Stato viene chiamato «Re Giorgio»?
«No, per carità. Semmai, conoscendo i suoi ideali, forse si offende lui».
Per l’Unione Monarchica Italiana è lei l’unico possibile pretendente al trono. In un angolo della sua mente conserva ancora la speranza di essere, un giorno, il Re d’Italia?
«Non parlerei di speranza. Piuttosto, dati anche i tempi difficili che viviamo, lo definirei un dovere. È molto difficile che avvenga, ma non impossibile. Fino a qualche anno fa se in treno qualcuno parlava di monarchia, le persone non ascoltavano nemmeno. Oggi, al di là di come la pensino, per lo meno ascoltano».