venerdì 23 ottobre 2009

Dove sono finiti i pennivendoli della repubblicha ?

Dove sono finiti i pennivendoli della repubblica ?

Cari pennivendoli, dove siete finiti ?
Proprio voi, che della vostra penna, ne avete fatto l’arma migliore del regime giacobino, proprio voi, lacchè ipocriti e senza vergogna, sempre pronti a indignarvi su ogni singolo respiro o ingenuo starnuto di Carlo d’Inghilterra, proprio voi costantemente in gara con il tempo per “informare” l’opinione pubblica circa le nefandezze di cui è capace il superato sistema della Monarchia… Si, proprio voi, dove siete finiti ?
No, questa volta non c’è da insultare gratis la testa coronata di un Paese “arretrato” come la Svezia la Spagna o il Buthan, non c’è la possibilità di fare del sarcasmo da osteria su Casa Savoia, questa volta vorremmo che ci parlaste della modernissima, efficientissima e ammirata repubblica Francese…
Non si ode nessuno ? Allora ne parlerò io ! Pare che un giovinetto, tale Jean Sarkozy, 23 anni, studente del secondo anno di Legge, sarebbe designato “di diritto” alla testa dell' Epad, Etablissement public d' aménagement de la Defense, l' organismo di controllo e promozione dello sviluppo in Francia, del primo centro d' affari europeo. Che sia un genio, …che sia il prodotto della migliore classe dirigente della Francia repubblicana post rivoluzione ? Abbiamo qualche dubbio. Dubbio che si fonda sul fatto che suo Padre oggi, risulta essere il Presidenti della repubblica Francese, e con ogni probabilità, uno dei peggiori degli ultimi 20 anni. Sarà un caso sfortunato ed isolato di questa Francia dell’Egalitè ? Niente affatto, il giovane “delfino” infatti era già stato “eletto” consigliere generale a Neuilly (Haut-de-Seine), il dipartimento più ricco di Francia, del quale il Padre (sempre SM l’Imperatore Sarkozy I, guarda caso) è stato a lungo il Sindaco !!!

Ma allora ?
Allora dopo aver riso a lungo sulla buffonata che vogliono le Monarchie più costose delle repubbliche - alla quale molti cittadini, …poveri imboniti ancora credono - dobbiamo continuare a smascellarci dalle risate pensando all’impietoso crollo dell’ultimo mito repubblicano. La meritocrazia. Abbattuta senza riguardo e vergogna alcuna dell’ereditarietà e dal facile accomodamento.
E’ oggi palese infatti, che anche per la perfezione repubblicana, il valore di un “papy” importante è sempre un “valore” !
Noi italiani ne eravamo già coscienti attraverso la lunga navigazione nel liquame post bellico, avendo dozzine di esempi nostrani e ruspanti, quali La Malfa del “Partito degli onesti” - amava scrivere prima di Tangentopoli - i figli e le figlie di Craxi, il fratello e gli amici di Bossi ecc. ecc. Nella nostra repubblica del resto, sono da tempo ereditari anche i posti di cantante di attore cinematografico e di guardiano del parco zoologico, figuriamoci a livello istituzionale, …altro che meritocrazia !
Eppure questa novità che giunge dall’estero è succulenta assai, in quanto la Francia è un esempio per “tutti”. L’esempio a cui tendono tutte le società più avanzate, per non apparire demodè.
Bene, anzi benone, da oggi infatti potremo ufficializzare che le repubbliche tutte, tenderanno al nuovo obiettivo, tutte vorranno “certificarsi” quanto prima possibile al nuovo livello di progresso raggiunto dall’Istituzione campione, …quello delle Banane ! E voi pennivendoli, se ci siete, …battete un colpo !

24.10.2009 - Alberto Conterio

martedì 20 ottobre 2009

L'Afganistan prima della guerra

L’Afghanistan prima della guerra.
Ritratto di un Paese che non c’è più

19 ottobre 2009

C’era una volta un Paese meraviglioso, ricco, e politicamente stabile. Si chiamava Afghanistan. Almeno fino al 1979, l’anno in cui l’esercito dell’Unione Sovietica invase la zona.

A raccontare un Afghanistan diverso da quello che compare ogni giorno sulle pagine dei quotidiani è il New York Times che mette in discussione l’idea del Paese come ingovernabile e rievoca i tempi in cui Kabul era soprannominata la “Parigi d’Asia”.

Tra gli anni ‘30 e i ‘70, infatti, in Afghanistan c’era una monarchia, poi divenuta monarchia costituzionale, che aveva permesso, in parte, lo sviluppo economico e la modernizzazione. Le donne potevano non solo frequentare le università, ma anche andarci in pantaloncini.

Il direttore del Centro per gli Studi Afghani dell’Università del Nebraska, Thomas E. Gouttierre, racconta al Times degli anni trascorsi nel Paese: «Ho vissuto là tra il 1964 e il 1974. Era uno stato assolutamente governabile. E ho sempre pensato che fosse uno dei posti più belli del mondo».

Bellezza a parte, la questione è un’altra: l’immagine dell’Afghanistan come luogo “condannato” a una situazione di conflittualità ed ingovernabilità perpetua. Rappresentazione che costituirebbe un ottimo alibi “a priori” in caso di fallimento della missione militare. Si tratta di costruire un modello che giustificherebbe una ritirata strategica con una spiegazione del tipo: “Noi ci abbiamo provato ma là non c’è proprio niente da fare. Sono divisi in tante tribù che si uccidono da sempre e sempre continueranno a farlo”.

La storia dell’Afghanistan, invece, è diversa. Come afferma Said Tayeb Jawad, ambasciatore americano a Kabul: «Basta sintonizzarsi su un qualsiasi canale tv e trovi sedicenti esperti della storia e della cultura afghana. Tutta gente che là non ci ha messo piede, al massimo ha letto un paio di libri e ora pontifica sulle tribù afghane. New York è molto più tribale di tutto l’Afghanistan».

In realtà l’invasione sovietica, oltre a portare la guerra, ha causato la fuga dal paese di gran parte della classe dirigente, soprattutto di chi, per il Paese, aveva in mente un progetto di modernizzazione. È il caso, per fare l’esempio più noto al pubblico, dello scrittore Khaled Hosseini, che ha lasciato l’Afghanistan ad appena 15 anni.

E là sono rimasti i Talebani e chi non poteva permettersi di fuggire. E loro, come spiega l’esperto militare statunitense Frederick W. Kagan, «sono convinti che il Paese sia governabile. Perchè governarlo è quello che stanno cercando di fare. Noi invece stiamo pensando troppo a Karzai, quando invece dovremmo puntare molto di più su amministratori locali competenti e organico di polizia».

Tratto da : New York Times

giovedì 15 ottobre 2009

Da che parte andiamo ?

Abolizione dei Senatori a vita e CMI

Di Alberto Conterio
15 ottobre 2009

Stamane, leggo in posta il Comunicato stampa del CMI, Coordinamento Monarchico Italiano a firma del suo portavoce e mi viene spontaneo scrivere una breve riflessione. Non è da me lo so, è contro l’etica del mio essere Monarchico, ma ritengo la cosa troppo vistosa per non evidenziarla… magari facciamo tutti esperienza per la prossima volta.

Apprendo infatti :

COORDINAMENTO MONARCHICO ITALIANO
IL PORTAVOCE
Comunicato stampa

14 ottobre 2009
Il CMI per l’abolizione dei Senatori a vita

Dopo la proposta al capo dello Stato, ieri, da parte di un deputato, di nominare un nuovo Senatore a vita, il
CMI ribadisce la sua opposizione a tale carica, che non ha più senso dopo l’abolizione del Senato del Regno
e che può interferire negativamente con il corso democratico.
Debbono essere parlamentari e poter votare solo persone elette democraticamente dal popolo italiano.


…riflessione :

Siamo oggi contrari all’elezione a vita di talune persone alla carica di senatore a vita perché ?
Perché in questi anni sono state nominate persone poco degne o dichiaratamente di parte ?
Può essere un motivo valido… se, se non fosse appunto, che siamo Monarchici.

Essendo Monarchici - e mi stupisco dell’opinione espressa dal Coordinamento Monarchico Italiano che “dovrebbe” essere di fede monarchica - questo modo di pensare non ci dovrebbe neppure sfiorare !

Quando al Quirinale c’era un Re, la nomina dei Senatori a vita era una cosa negativa ? Direi di no, …e quindi ?
Quindi non è l’istituto dei Senatori a vita che deve essere abolito o modificato, ma occorre abolire o modificare a monte chi designa e nomina queste persone.

Ecco perché mi stupisco dell’opinione del CMI. Come facciamo a non accorgerci di perdere - secondo questo criterio di pensiero - dei valori.
Le disquisizioni sulle Democrazia le abbiamo fatte tutte, ed abbiamo più volte e da più fonti sentito dire che la Democrazia, è oggi più che mai falsa perché “indotta” dai media, dalle mode, dall’ignoranza (ingenua e buona) di coloro che hanno il diritto di voto. Ed allora noi vogliamo appoggiare totalmente il Senato su queste fondamenta ?

Su questo argomento, importante e giustamente critico, dovremmo essere noi monarchici a puntare il dito, a fare confronti, a cercare e trovare il giusto spunto per far ragionare la gente sulle differenze, tra la repubblica falsa e corrotta che abbiamo ed una Monarchia garante quale quella che abbiamo buttato a mare.

Invece il CMI, che si erge, o si vuol ergere al di sopra del mare delle sigle e siglette monarchiche, esclude a priori questa possibilità e punta sulla scelta “popolare”, incurante o palesemente in malafede, che la gente o il popolo - che ha l’illusorio potere di decidere - non è nella condizione di poterlo fare meglio di quanto non lo fa il Sig. Presidente della repubblica in carica …anzi !

Ed allora ?
Intanto cominciamo con il dire alla gente che il problema evidenziato nasce perché colui che deve rappresentare il nostro Paese e dovrebbe fare da garante, non è in grado di farlo serenamente perché è un politico come gli altri, sfatando il mito che un Presidente è da preferire sempre ad un Sovrano, perché è la persona migliore ed è scelto perché è il migliore !
Poi possiamo ricordare alla gente che ovunque nel mondo la Democrazia non fa obbligatoriamente rima con repubblica come ci fanno credere gli interessati, ma che molto spesso si sposa meravigliosamente bene con la Monarchia, dove l’ago della bilancia, non deve nulla a nessuno per sedere sul trono.

Sono cose semplici, che ho iniziato a far comprendere anche al primo dei miei figli che compirà 10 anni l’anno prossimo. Pare anche che abbia capito il senso del discorso…
Non dobbiamo inventare nulla di complicato, non abbiamo bisogno di coordinare nulla, abbiamo solo bisogno di restare tutti con i piedi bene a terra e di riflettere 30 secondi prima di aprire bocca o di scrivere un comunicato.

Forza che con un poco di buona volontà possiamo farcela !


martedì 13 ottobre 2009

L'ultima fatica di Maria Enrica Magnani Bosio

OPERAZIONE ABEBA
LA VERA STORIA DI MAFALDA DI SAVOIA

Di Maria Enrica Magnani Bosio

Presentazione di Emanuele Filiberto di Savoia

La personale e tristissima vicenda umana della Principessa Mafalda di Savoia – amatissima sorella di mio Nonno, Re Umberto II – s’inserisce in un quadro storico fra i più gravidi, convulsi e, purtroppo, agghiaccianti del nostro passato. Un periodo – compreso tra gli anni Venti del secolo scorso e la fine della seconda Guerra Mondiale – che ha segnato in modo indelebile la storia europea, scavando solchi profondi e ferite gravi da rimarginare. Quella sorta di metastasi, vera incarnazione di un “male assoluto”, rappresentato dalla follia dei nazisti e del suo delirante führer, si abbatté su un’Europa attonita: il risultato furono eccidi, stermini, violenza cieca e brutale. Furono i campi di concentramento, monumento imperituro – per noi europei che viviamo gli esordi di un nuovo millennio – di quanto devastante e assurdamente sanguinario possa essere l’uomo quando conosce l’ubriacatura di ideologie nefaste e terribili. Un monito, pagato col sangue e col dolore di milioni di uomini e donne, che nessuno deve e dovrà mai dimenticare.
Tra i protagonisti di questa assurda tragedia vi fu anche Mafalda di Savoia, che a Buchenwald trascorse quasi un anno d’infinita sofferenza e tristezza; e che a Buchenwald, in seguito ad una farsesca operazione chirurgica sul tavolo operatorio di uno stanzone che solo la macabra ironia nazista poteva definire “ospedale”, finì la sua avventura terrena, privata dei suoi affetti, della sua dignità, addirittura del nome – frau Won Weber, l’avevano “ribattezzata” i suoi aguzzini.
Una tragedia nella tragedia la Sua, simbolo e compendio di quelle, innumerevoli e sempre drammatiche, vissute da tanti – troppi – cittadini italiani e che sicuramente sono ancora vive (e come potrebbe essere diversamente!) nell’intimo delle famiglie delle vittime e nella memoria di coloro che riuscirono a “tornare a casa”.

Credo che l’amica Maria Enrica Magnani Bosio, che ho già avuto più volte modo di apprezzare nel suo lungo cammino di ricercatrice, di studiosa e di biografa di Casa Savoia, raggiunga con questo lavoro uno dei punti più alti del suo percorso letterario. Con mano sicura riesce non solo a ricostruire un’epoca intera ma, soprattutto, a renderla viva, pulsante, dinamica. Un mondo, quello che vede protagonista la giovane Mafalda, ricco di passioni e speranze, di idee e progetti: un’alba radiosa che terminerà – troppo rapidamente – in una notte gelida e profonda. Di questo mondo, di questa sofferta stagione della nostra storia, l’Autrice ci consegna un ritratto sorprendente per fedeltà e ricchezza di colori. E ricco di umanità; come ricca di umanità fu la vita della fragile, esile, dolce, infelice Mafalda.

Il libro è direttamente ordinabile presso l’editore, sul sito http://www.umbertosolettieditore.com/

Formato cm 15 x 21. Pagine 240 in bianco e nero. Costo di copertina: Euro 15,00
ISBN 978-88-956280-4-2

UmbertoSoletti Communication
Località Sigola, 41
12040 Baldissero d’Alba (CN)
Tel. 0172 40097 – fax 0172 410140

giovedì 8 ottobre 2009

160° anniversario della morte di SM Carlo Alberto

160° Anniversario della morte di SM il Re Carlo Alberto di Savoia

Presso Carignano (To) Domenica 11/10/2009 verrà emesso un annullo filatelico per ricordare il 160° anniversario della morte di SM il Re Carlo Alberto di Savoia.
Un momento di importante rimembranza nei confronti di una delle figure più significative di Casa Savoia.

Ricordiamo inoltre la notte di veglia della Reale Salma, presso il Duomo della sua Carignano prima di giungere a Superga.

L’annullo sarà posto in vendita domenica 11/10/2009 in Piazza Carlo Alberto (fronte Farmacia), il costo è di 2,50 Euro
Sarà infatti presente uno stand di Poste Italiane che distribuirà la cartolina annullata, rappresentante il noto ritratto di Carlo Alberto custodito dal comune di Carignano.

Chi non potrà essere presente, potrà richiedere le cartoline direttamente telefonando alla biblioteca del Comune di CARIGNANO al numero 011.969.8481 - Sig. Stefano.
Oppure facendo richiesta a questa E-mail

malagigio@gmail.com

mercoledì 7 ottobre 2009

Disastro di Messina - 2009

Disastro di Messina - Alluvione 2009
Fatti, polemiche e considerazioni


Vogliamo in questo numero, essere vicini ai nostri fratelli italiani di Sicilia per la sciagura che li ha così duramente colpiti.
Chi come noi, ha avuto modo di vedere di persona gli effetti terribili delle alluvioni sulle case, sulle attività, sul territorio e sul morale della gente, può farlo con cognizione di causa.
Noi sappiamo sulla nostra esperienza che nessun aiuto, anche il più rapido ed il più fraterno può alleviare la disperazione di dover ripartire nel freddo del fango.

Abbiamo quindi deciso di riportare i fatti accaduti per dovere di cronaca, utilizzando le informazioni divulgate da “Corriere del Ticino”. Sono notizie sintetiche, ma hanno il pregio d’essere riportate “pulite” dalle polemiche, cosa che i media italiani non sanno fare da un pezzo !

Dal Corriere del Ticino (ats-ansa)
3 ottobre 2009

MESSINA - In seguito all'alluvione che ha investito giovedì sera Messina portando distruzione e morte si continua a lavorare nelle zone colpite, una fascia di 3,5 km che comprende Briga Marina, Giampilieri, Molino, Scaletta Zanclea e Scaletta Marea, alla ricerca dei dispersi. Questa mattina sono stati estratti altri due corpi dalle macerie, facendo salire il bilancio a 21 morti, un'ottantina di feriti e di oltre 400 sfollati.
Nella notte è stata completata l'evacuazione di Giampilieri: 435 persone che si erano rifugiate nella scuola elementare del paese sono state trasferite con degli autobus in alcuni alberghi a Messina dopo che i mezzi di soccorso sono riusciti a liberare la strada che collega la piccola frazione con la provinciale 114. Alle prime luci dell'alba si è inoltre ripreso a scavare nel fango, perché nel paese vi sarebbero almeno altre due persone, due fratelli, che risultano dispersi.
Si scava ancora a Scaletta Zanclea, il comune completamente devastato dalla massa di fango venuto giù dalle colline. Secondo il sindaco Mario Briguglio, vi sarebbero ancora sotto le macerie sei persone, tutti abitanti che si trovavano in casa quando è arrivata l'ondata di fango, mentre sono sei i cadaveri che sono già stati estratti dalle case.

4 ottobre 2009

MESSINA - Ventitre morti e circa 40 dispersi: è questo l'ultimo bilancio provvisorio dell'alluvione che ha colpito tre giorni fa il Messinese, diffuso stamani dall'unità di crisi istituita nella Prefettura. L'ultimo cadavere è stato estratto dal fango in nottata.
Le persone ancora ricoverate in ospedale sono 29. Gli sfollati sono 564, e si trovano alloggiati in diverse strutture alberghiere della Provincia.
Il premier Silvio Berlusconi durante la giornata ha sorvolato la zona colpita in elicottero. Al termine del volo si è rivolto ai sfollati dicendo: «Quello che ho visto dall'elicottero è davvero impressionante. Meno male che siete scampati. Sono felice di vedervi qui. Per poco non veniva giù l'intera montagna. Coraggio state tranquilli».

6 ottobre 2009

ROMA - L'ultimo bilancio del nubifragio di Messina è di 25 vittime e 10 dispersi. Lo ha detto il capo della Protezione civile italiana, Guido Bertolaso, parlando al Senato della Repubblica sul disastro di Messina.
Il bilancio definitivo, ha aggiunto, «dovrebbe quindi essere di 35 vittime, visto che per i 10 dispersi non c'é nessuna speranza che siano trovati in vita».


Opinione del Coordinamento UMI di Biella

Il bilancio dell’alluvione che ha colpito Messina e il messinese è stato stilato. Ed è drammatico. Venticinque i morti (quattro di loro non sono state ancora identificate). Dieci i dispersi: “Ma non c’è più alcuna speranza di trovarli vivi”, smorza anche il più flebile ottimismo ha detto il capo della protezione civile.
Guido Bertolaso ha detto inoltre che : "La natura non uccide, è l’uomo la causa dei morti che dobbiamo registrare come conseguenza di calamità naturali", nella sua informativa al Senato sul disastro di Messina. Una promessa solenne alle famiglie colpite arriva poi dal ministro della Giustizia Angelino Alfano : “Accerteremo tutte le responsabilità commissive e omissive per quanto riguarda questa tragedia". Speriamo !!!

Noi della Redazione poi, ci uniamo alla protesta del Sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca. Costui giustamente, si chiede perché non è stato proclamato il lutto nazionale per i funerali delle vittime dell’alluvione come fatto recentemente per i morti causati dal terremoto dell’Abruzzo. “Noi siciliani, noi di Messina, siamo forse figli di un Dio minore ? - si chiede il sindaco - Qualcuno parla di abusi edilizi, ma in questa tragedia l'abusivismo edilizio non c’entra nulla. C’è un tentativo maldestro di voler a tutti i costi incolpare qualcuno. Se ci sono delle responsabilità verranno accertate dalla magistratura, ma andare a dire che è colpa dell’abusivismo edilizio equivale a dire: è colpa vostra, vedetevela voi”.

Confermiamo infatti - in base alle nostre poche osservazioni - che l’abusivismo non centra nulla. Occorre spiegare invece perché, lo stato di pericolo della Protezione civile Nazionale, dopo essere stato trasmesso prima dell’evento tragico al coordinamento della Regione Siciliana, sia stato ri-trasmesso da questi alle prefetture ed ai comuni interessati dopo il disastro, facendo passare circa 24 ore. Queste sono responsabilità che DEVONO essere accertate di sicuro, perché se è vero, che la calamità della frana si sarebbe verificata comunque, forse qualche morto si poteva evitare allertando la popolazione.
Altra cosa : ma se due anni fa vi erano stati tutti i segnali di una tragedia sfiorata per mera fortuna, chi non ha fatto ciò che occorreva fare per mettere in sicurezza gli abitati interessati ? Non stiamo generalizzando, non stiamo parlando di un territorio smisurato con ipotetico pericolo, ma di località ben definite, con pericoli accertati e verificati e verbalizzati.

Ora, se la Lega Nord con il suo gratuito sarcasmo da osteria, vuole accreditare all’abusivismo privato la colpa unica della tragedia, noi non ci stiamo. Non ci stiamo per rispetto verso la maggioranza onesta dei siciliani, …non ci stiamo perché abbiamo ancora la capacità e la volontà di ragionare con la nostra testa.
Queste potevano essere responsabilità nel 2007, ma comunque erano responsabilità in collusione con decine e decine di Amministratori “malati” in interessi di ogni tipo. Nel 2009 la responsabilità e dell’Amministrazione locale, regionale e nazionale, che avendo 24 mesi di tempo per evitare una tragedia annunciata hanno voltato la testa e fatto finta di nulla. Vergogna !

Anche la più alta carica dello Stato, nella persona del Presidente Giorgio Napoletano, cade nel tranello della confusione (voluta ?) parlando di questa tragedia. Anzi Egli ha scatenando una vera e propria bomba mediatica. Rilasciando una dichiarazione a caldo infatti ha affermato che necessita - parlando di sicurezza - “la realizzazione di un piano serio che, piuttosto che in opere faraoniche, investa per garantire la sicurezza del territorio”. L’Allusione alla costruzione del ponte di Messina, non è velata e chiarissima !
Ma il Presidente della repubblica confonde il piano di sicurezza (che DEVE esserci a prescindere) dal piano per dotare la Sicilia di moderne infrastrutture ? Non possiamo credere che lo faccia involontariamente o per incompetenza, giammai ! Egli lo fa con finissimo acume politico invece. Ciò dimostra una volta di più, che un Presidente non è Super Partes, perché è un politico, votato da una parte della politica. Egli non rappresenta il popolo, e non è garanzia di nulla !

Per concludere, la sciagura di Messina ci insegna …o meglio ci ricorda che :

1) viviamo proprio in una “repubblica”, dove il Capo di Stato di fronte ad una sciagura, rema contro al Governo del Paese perché espressione politica diversa dalla parte che lo ha eletto.

2) che i politici di destra e di sinistra, nazionali, regionali e locali siciliani hanno perso 24 mesi di tempo per salvare 35 vite umane, a causa della loro provata sufficienza, indifferenza, indolenza, e a salvaguardia dei loro interessi materiali e/o politici di parte.

3) che dovremo attenderci nei prossimi giorni la strumentalizzazione di tutte queste polemiche, per scavare ancora più profondo il solco, che ormai divide il popolo del nord da quello del Sud, nell’interesse unico di poter perpetrare nel caos la spartizione del potere e delle risorse ancora disponibili, giocando sull’odio, sul disordine e sugli equilibri politici che queste cose comportano.

Coordinamento UMI di Biella
07.10.2009

lunedì 5 ottobre 2009

Liberta di Stampa, meglio l'etica professionale !

Libertà di Stampa ?
Meglio un sano ritorno all’etica professionale !

La “grande” manifestazione sulla libertà di stampa promossa sabato 3 ottobre 2009 con abbondanti sbattinani e sonate de campane - avrebbe detto il mitico Aldo Fabrizzi - più che una protesta seria, mi è sembrata una sfilata allegorica di carnevale promossa da una corporazione che vuol rilanciare se stessa,
Dalla nostra seggiola de “L’ARALDO di Biella” non abbiamo ne l’autorità ne la cultura necessaria a formalizzare una critica tanto pesante sui media nazionali, ma …l’opinione di un normale cittadino, la possiamo ancora esprimere, nonostante - dicono - non vi sia libertà.

L’argomento è appassionante. Se osservato come semplice cittadino, può sembrare quasi surreale. L’accusa dei media è di non poter scrivere le notizie ai cittadini. Salta subito all’evidenza del popolo invece, che sui giornali si pubblica di tutto. O meglio, nessuno pubblica più ciò che serve ai cittadini, ma tutti pubblicano ciò che serve loro o la loro parte politica o di potere economico.
Mi piace fare un piccolo distinguo in tanta vergogna, …mentre la totalità della Stampa nazionale è allineata a difesa del proprio fronte, tra la Stampa locale, non sono pochi, i Giornali che al servizio dei lettori continuano a fare il loro onorevole lavoro. La gente insomma che chiede opinioni si, ma anche parametri per poter decidere, punti di riferimento puliti per arrivare da soli alla propria opinione, hai in loro ancora dei paladini !

Tornando alla vergogna invece, questo Paese, è uno dei pochi al mondo, dove le falsità, hanno valore di cronaca, e ripetere esse 100 volte equivale a costruire una verità o uno scoop.
E’ grazie a questa Stampa, che mediocri magistrati ad esempio, sono arrivati alla notorietà nonostante non siano mai riusciti a concludere positivamente un’inchiesta. E’ grazie a questa Stampa che le Escort, o meglio le prostitute - usiamo l’italiano che rende meglio l’idea - acquisiscono l’importanza di un Presidente del Consiglio. Già questo paragone dovrebbe farci riflettere, …ma non c’è tempo, o meglio il tempo per riflettere non viene concesso, venendo compresso proprio per evitare che la gente rifletta.

Che la qualità del giornalismo in Italia sia piuttosto bassa non è una nostra opinione, sono gli stessi giornalisti italiani che lo affermano (Toni Capuozzo su il Foglio del 2 ottobre 2009), ma la libertà di stampa presente nel nostro Paese, è una libertà che non si vede ovunque.
La libertà di cui disponiamo però è utilizzata male, anzi malissimo. Vetusti propositi ideologici, mirante a demonizzare l’avversario di turno, sulla base di differenti vedute politiche o economiche, sono oggi divenuti uno “stile” di vita degli stessi Giornali, dove ciò che conta davvero è “vendere copie” facendo attenzione a restare a galla tra gli interessi in campo.

L’informazione italiana, da sempre molto schierata politicamente, non ha mai fornito ai lettori una Verità agnostica e pulita da interessi di parte. Noi italiani non conosciamo di fatto la vera libertà di stampa. Noi non abbiamo la fortuna di poter leggere giornali liberi ed indipendenti, tanto è vero, che recandoci all’edicola, possiamo intuire chiaramente la collocazione politica di ogni sconosciuto, soltanto osservando il quotidiano acquistato. E’ un dato di fatto !

Quanto ridere poi, quando i Direttori invocano alla loro “missione” di pubblicare “notizie che la gente ha il diritto di sapere”. Sappiamo bene infatti che le notizie sono centinaia al giorno, e che la maggior parte di esse devono essere cestinate a forza. Chiaramente vengono cestinate quelle che non fanno comodo, quelle che urtano la suscettibilità dell’ala protettrice, o che appaiono contrarie al trend delle vendite. Non si spiega perché la notizia che in Val Susa la percentuale della popolazione favorevole alla Tav è maggioritaria non compare da nessuna parte. Ci siamo guardati dal riferire che in Sardegna e Sicilia sono cominciate le proteste delle fortunate popolazioni residenti dove saranno installate le “ecologiche” centrali Eoliche. Perché i nostri giornali non ci danno notizia che sono continuamente in aumento gli scienziati di fama mondiale che giudicano una bufala il dogma del “cambiamento climatico” per causa umana ? Non sono forse notizie importanti che la gente dovrebbero conoscere queste ? …sono forse meno importanti delle dichiarazioni di una prostituta sullo svolgimento del proprio lavoro ? Che questa repubblica sia un bordello noi monarchici già lo sapevamo, ma ora tutti coloro che vogliono vedere ne hanno conferma certa !

Non è quindi un problema di libertà carente, come non è un problema tecnico di come si fanno i giornali. Come ha già scritto qualcuno prima di noi, questo è diventato un problema etico, ed aggiungiamo noi, un problema di etica generale. Etica della politica, dei media, del mondo economico, di tutti.
Occorre tornare a scrivere le notizie senza far politica, e a fare politica senza curarsi dell’appoggio stampa. Occorre scrivere sui giornali per servire il Paese, non per danneggiare chi, non ci è simpatico o ha avuto più fortuna di noi. Occorre avere la cura di scrivere di politica, parlando di fatti e proposte politiche, non di gossip per mettere in cattiva luce l’avversario politico “persona”. In questo modo non si conducono più battaglie politiche sulla base di idee. ma contro le persone per mettere in cattiva luce le loro proposte. Nulla importa se la conoscenza di queste proposte è superficiale. Nulla importa se non è stata approfondita, se risulta incompleta.

Eppure i giornalisti di oggi, non è che siano meglio o peggio di un tempo, ma sicuramente non utilizzano al meglio le immense potenzialità offerte dalla tecnologia disponibile. Internet ad esempio. Un tempo circolavano meno notizie, e per forza di cosa forse, esse erano maggiormente approfondite. Oggi abbiamo a disposizione 1000 notizie al giorno, ed il lavoro dei giornalisti se fatto con etica, dovrebbe risultare anche più gravoso e difficile di un tempo
Oltre alla selezione e al dovuto approfondimento infatti, dovrebbe essere loro primo obiettivo quello di condurre il lettore nel giusto contesto entro il quale una notizia va inquadrata e appresa.

Ma tornando alla manifestazione di sabato 3 ottobre, più che una protesta contro il governo per la libertà di stampa, sembra l’esternazione dell’ipocrisia di una parte - quella momentaneamente sfavorita dal potere - verso un’altra parte oggi in auge. Tutti gli attori in campo, partecipanti e non partecipanti infatti, sono pronti “domani” ad invertire i ruoli al primo cambiamento di “corrente”
Di fatto, questa manifestazione, rappresenta una sfilata del peggiore giornalismo italiano, un giornalismo che finge di non comprendere che il vero nemico della libertà d’informazione oggi e il suo stesso esagerato conformismo al potere o la loro esagerata appartenenza politica.
Ma si sa, tutti faranno finta che non è vero, e da oggi si ripartirà per una nuova tappa verso una nuova meta, sempre in discesa, sempre più in basso naturalmente…