martedì 30 giugno 2009

La gran cassa del regime, ...corre ai ripari !

La gran cassa del regime repubblicano impersonata nel bene, ma soprattutto nel male dal quotidiano “La Repubblica” di Ezio Mauro corre ai ripari…
Berlusconi infatti regge benissimo l’urto portato dal quotidiano romano a colpi di prostitute. L’idea “repubblicana” (in generale) di questi giorni appare sfocata ed in difficoltà. Gli esempi non sono pochi, l’accanimento terapeutico a sostenere la nostra repubblica senza rispetto da parte dell’ammirevole Napolitano, sono una inezia al confronto della neo repubblica del Nepal… in procinto di una guerra civile.

La repubblica Islamica dell’Iran nel caos, e i più recenti fatti nella repubblica dell’Honduras poi, danno una cattiva immagine. Spetta a questi giornalai quindi metterci una pezza, per distrarci la mente, per non farci riflettere, …o più semplicemente per ingannarci e basta.
L’argomento di queste menti malate ed invidiose di mestiere, è sempre lo stesso e senza fantasia : “i costi della la Monarchia”.
La Regina Elisabetta poi si presta benissimo all’insulto, …nessun rischio quindi d’essere contraddetti, in quanto dall’alto della Sua Maestà, mai si abbasserebbe a ribattere, a rispondere, a spiegare a simili “poveretti”.
Ella risponda al suo Popolo per fortuna, che la sua sovrana se la tiene ben stretta, con punte di popolarità che superano costantemente il 65 - 70 % ! E a quanto sappiamo, non è un caso isolato nel mondo.

"L'attuale appannaggio non copre nemmeno le spese correnti"
Da anni Elisabetta II è costretta a mettere mano ai "risparmi"
Buckingham Palace è al verde e la Regina chiede l'aumento
dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI…”
titola la testata…

E’ davvero un peccato vedere profuso tanto prezioso tempo nel divulgare con astuzia machiavellica delle curiosità tanto inutili quanto risapute cercando di farle apparire scandalose. Esse al contrario, possono insegnarci tanto…
Ma veniamo al contenuti dell’articolo, che è possibile leggere al seguente link http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/esteri/regina-aumento/regina-aumento/regina-aumento.html

Esso rivela quanto ingenuo o più verisimilmente, quanto in malafede sia il Sig. Franceschini Enrico nello scrivere ciò che ha pubblicato con l’intento palese di farci indignare…
Veniamo a sapere infatti che SM la Regina Elisabetta II chiede un aumento di stipendio dopo che l’ultimo Le è stato accordato 20 anni fa ! …forse il Sig. Franceschini non sa che il nostro Presidente Napolitano ed il Suo entourage ricevono aumenti annuali ? Crisi o non crisi, vacche grasse, o vacche magre come quest’anno. E’ vero però, che Napoletano non vive in un castello, ma è anche vero che il palazzo del Quirinale fa apparire Buckingham Palace una stamberga improponibile ai nostri standard di Arte e Cultura.
Ed infatti il nostro Giorgio nazionale, all’erario non costa “solo” 45 milioni di Euro, ma qualcosa più di 230 milioni di Euro. Vale a dire 5 volte tanto !!!

Inutile dire che anche in Italia, quella repubblicana il Capo dello Stato può vantare qualche residenza estiva, …Castelporziano e Villa Rosebery. Chi è stato in visita a Balmoral in Scozia e conosce le residenze italiane su citate, può dare un giudizio dopo aver fatto il confronto… Assicuriamo che anche in questo caso, non è una magra figura quella che facciamo. Anzi !

Ma questi soldi - torna a ribadire il Sig. Franceschini - non bastano più per pagare i 298 dipendenti”. Questa “poverina” (la Regina) deve mettere i soldi mancanti, di tasca propria !!!
Ora tutto si spiega.
Ecco perché gli Inglesi vogliono tanto bene alla loro Regina. In Italia dove lo troviamo un fesso, che paga di tasca propria il segretario ?

Scommetto che, se questi “sudditi” conoscessero l’italiano per capire quanto scritto dal Sig. Franceschini, si farebbero prendere alla svelta dalla vergogna e dal loro proverbiale orgoglio britannico, e ripianerebbero di persona il “buco” della povera Regina dovuto all’intransigenza di un Governo - quello britannico - che nel frattempo si fa rimborsare dall’erario anche il costo delle borse di polietilene per i suoi funzionari meno “corretti”.
Ci chiediamo inoltre con curiosità se un Inglese può sopportare l’onta d’avere una Sovrana servita “solo” da 298 persone quando il Presidente italiano ha alle sue dipendenze oltre 900 persone (sicurezza esclusa).
Solo i Corazzieri sono circa 160. Quel mentecatto di SM il Re Umberto I di Savoia che li istituì sul finire del 1800 ne aveva appena 100 !
Certo al Quirinale come dice il Sig. franceschini con sarcasmo, non abbiamo ciambellani, valletti e palafrenieri, ma senza saper contare, possiamo confermare la presenza di stallieri, e di maggiordomi in quantità sufficiente.
Portaborse e frotte di lacchè ereditari poi, fanno rimpiangere l’invadenza delle zanzare !

Chiudiamo divertiti questa denuncia sui “costi della Monarchia” usando le stesse parole del Sig. Franceschini : “perché il contribuente ha altro a cui pensare” …soprattutto quello italiano e repubblicano aggiungiamo noi ! L’intento del Sig. Franceschini di farci indignare però è andato a buon segno… Ci siamo indignati infatti, …nei confronti di questa repubblica di Presidenti spendaccioni.

Anche su : Politicamentecorretto.it

lunedì 29 giugno 2009

“L'ultima carica”, come fu fatta la Storia !

“L'ultima carica”, come i cavalleggeridi Alessandria hanno fatto la storia

ROMA (27 giugno) - Ci sono date che, fosse pure per semplificare processi storici più lunghi e complessi, segnano uno spartiacque tra il “prima” e il “dopo”. Una di queste, quasi sconosciuta però, è il 17 ottobre 1942: l'ultima carica della cavalleria italiana e tra le ultime nella storia (il primato spetta ai russi un anno dopo in Crimea). Quel giorno a Dolnij Poloj, in Croazia, non solo finisce un modo di fare la guerra antico di millenni, ma si chiude anche un'epoca: romantica e aristocratica, semplice e brutale, simbiosi pura tra uomo e animale.

Per molti la data simbolo è un'altra, il 24 agosto 1942: la carica del Savoia Cavalleria a Izbusenskij, in Russia. Da anni ormai, per correggere l'errore e fare ottenere il giusto riconoscimento allo stendardo del suo reggimento, i Cavalleggeri di Alessandria, si batte un reduce: l'allora sottotenente Raffaele Arcella, napoletano, avvocato e dottore in lingue e letterature slave. Amico, tra l'altro, di quell'Amedeo Guillet, protagonista di un'altra memorabile carica in Africa (Sebastian O'Kelly, “Amedeo – Vita, avventure e amori di Amedeo Guillet, un eroe italiano in Africa Orientale”, Rizzoli 2002; Vittorio Dan Segre, “La guerra privata del tenente Guillet”, Corbaccio 1993) e con cui, il 7 febbraio scorso, ha festeggiato insieme il compleanno: Raffaelle ne compiva 89, Amedeo giusto 100.

Arcella ha ora raccolto la sua testimonianza insieme a quelle di altri nel libro “L'ultima carica. Dolnij Poloj 17 ottobre 1942” (Bonanno Editore, 152 pagine, 15 euro). A differenza di Izbusenskij, dove ad attaccare i russi sono due squadroni a cavallo e tre a piedi, a Dolnij Poloj carica l'intero reggimento, cioè cinque squadroni con lo stendardo e il colonnello in testa: una scena epica, 760 uomini lanciati al galoppo all’imbrunire contro le brigate d'assalto del maresciallo Tito. In effetti l'essere un episodio della campagna contro i titini può avere contribuito a farlo dimenticare: l'occupazione italiana dei Balcani, con le atrocità commesse da ambo le parti e le opportunità politiche del dopoguerra, è stato a lungo un capitolo rimosso della nostra storia.

Ma è anche vero che già all'indomani della battaglia c’era, negli alti comandi italiani, la voglia di cancellare. Arcella ricorda il discorso del generale Mario Roatta davanti ai cavalleggeri schierati: «Al mio superiore vaglio gli ordini impartiti sono risultati illuminati. Si cancelli ogni cosa dalle vostre memorie, rimanga quello che passerà alla storia con il nome di carica di Poloj». A quelle parole, però, il comandante del reggimento, il colonnello Antonio Ajmone Cat, esplode: «Che dirò a tante madri? Che un ordine pazzo ha stroncato la vita delle proprie creature?». Roatta volta le spalle e tace. «Servì soltanto a punire se stesso - scrive Arcella, alludendo al fatto che lo sfogo gli sarebbe costato il comando - e il Reggimento privandolo di ogni riconoscimento».

Nella carica cadono 67 cavalleggeri, i feriti sono una settantina. Anche Arcella nel suo libro si chiede se quell'ordine sia stato pazzo o no, ma conclude che la «la preparazione di cavalli e cavalieri» ha trasformato «quello che doveva essere un massacro nella più grande completa eroica ultima carica della cavalleria italiana». Non solo: «l'impeto, la decisione e la rapidità dell'azione di “Alessandria” sconvolse i piani dell'avversario e fece in modo che le truppe che seguivano il reggimento non avessero perdite». Se le brigate di Tito avessero accerchiato due reggimenti della divisione “Lombardia” e l’81° battaglione Camicie nere, per gli italiani sarebbe stato un massacro ben più sanguinoso.

Lo stesso Tito riconosce il loro valore: «Abbiamo avuto l'onore di scontrarci con i Cavalleggeri di Alessandria». «Certo, a Tito non sfuggiva niente - commenta oggi Arcella - Lui ad esempio sapeva bene che noi non applicavamo le leggi vigenti, cioè il diritto di rappresaglia. Quando i partigiani trucidarono il nostro cappellano, don Giovanni Falchetti, insieme a 11 cavalleggeri che lo stavano scortando per andare a celebrare la messa presso un altro squadrone, noi non attuammo nessuna rappresaglia. E contro chi avremmo dovuto? Contro quei civili che avevano appena assistito la messa al nostro squadrone?». Anche nel mattatoio dei Balcani, insiste Arcella, i Cavalleggeri di Alessandria mantengono un comportamento esemplare: «Tutto quello di cui avevamo bisogno lo pagavamo. E nelle ore libere dal servizio, i nostri cavalleggeri, contadini del Friuli, aiutavano quella gente nei lavoro di campagna».

La bandiera del reggimento, che dopo lo scioglimento nel 1979 è conservata nel museo del Vittoriano, aspetta ancora quella medaglia d'oro che solo il presidente della Repubblica, motu proprio, potrebbe conferire. La burocrazia cieca, le tante delusioni e le omissioni sospette non hanno piegato ancora Arcella, gli altri reduci e gli amici, soprattutto di Trieste. Stanno restaurando a loro spese la chiesetta di Poloj, dove sono sepolti i caduti, e anche i diritti d'autore del libro serviranno a questo. Sarà una battaglia dura, ma chi ha sostenuto una carica di cavalleria (e poi, dopo l'armistizio, il calvario nei campi di prigionia tedeschi) ce la può fare.

«Lei mi chiede cosa si prova in una carica? - risponde Arcella a una domanda che gli sarà stata fatta mille volte - E' un'altra dimensione, che va oltre l'umano. Qualcosa di inesprimibile, grandioso, che ti ghermisce. Come sentii le prime raffiche e gli squilli di tromba, ebbi solo il tempo di pensare: “Adesso il colonnello comincia il suo discorso con Dio e con la Patria”. Poi il galoppo, un cavallo che salta in aria, le bombe a mano che gli scoppiano tra le gambe, i miei occhi che frugano nell'oscurità. E la rapidità: tra il tempo che durò e il tempo che si impiega a raccontare c'è una differenza di secoli».

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=63653&sez=HOME_SPETTACOLO

martedì 23 giugno 2009

Democrazia ? "se sonino più piano le campane"

Secondo l’Unione europea, l’Italia risulta il Paese Comunitario dove è più alto il carico fiscale sul lavoro.
A renderlo noto oggi martedì 23.giugno2009 è l’Eurostat in base al confronto effettuato sui dati relativi al 2007. In Italia, secondo Eurostat, le tasse e i contributi sociali rappresentano il 44% del costo del lavoro.
Da italiani, non possiamo che rammaricarci di ciò, l’ennesima notizia negativa di questo Paese in via di disfacimento, mentre da Monarchici italiani, fedeli a Casa Savoia che l’Italia l’anno fatta, proprio 150 anni fa, sui campi di battaglia a San Martino, vogliamo invitare gli amici di fede repubblicana a prendere appunti…

L’attuale costituzione del 1948, da tutti o quasi tutti ritenuta ormai un documento datato e da rivedere come un abito vecchio e logoro, all’Articolo 1, ci parla di “una” repubblica democratica fondata sul lavoro.
Siamo onesti con i cittadini, è evidente che questo è uno dei punti da revisionare quanto prima, al massimo visto quanto sopra, possiamo scrivere, che questa repubblica “democratica” è fondata sulle imposte che gravano sul lavoro …dei cittadini.
Fatto questa dovuta correzione, ci verrebbe subito spontanea una domanda.
Visto che, sempre secondo questo Articolo 1 “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione” non sembra anche a voi che i padri fondatori di questo “nuovo” Paese siano stati un tantino irrispettosi nel riguardo del popolo stesso ?
Questo popolo lo consideravano forse un insieme di idioti ?
Pare di si. Secondo costoro evidentemente, …un popolo sovrano, sarebbe contento di auto tassare il sudore della propria fronte pur essendo libero di pensare ad altro !
Risulta subito evidente che così non può essere.
Quindi questa repubblica, che la democrazia non l’ ha certo introdotta in Italia, ma solo ereditata da Casa Savoia, ne ha fatto fin dalla nascita un uso “interessato” e smodato.
Concludendo in questa repubblica, come ebbe a scrivere in una nota poesia il rimpianto attore Aldo Fabrizi “se sonino più piano le campane” anche della tanto sbandierata quanto bistrattata democrazia.

pubblicato anche su Politicamentecorretto

venerdì 19 giugno 2009

Scompare Massimo Caprara

Apprendiamo e comunichiamo...
Scompare Massimo Caprara
Segretario personale di Palmiro Togliatti

NAPOLI. Il Coodinamento Monarchico Italiano apprende con cordoglio la notizia della scomparsa di Massimo Caprara, per anni segretario di Palmiro Togliatti, che guidò il partito comunista italiano nel secondo dopoguerra. Uomo di profonde convinzioni e di coscienza, Caprara abbandonò l’ ideologia comunista dopo averne constatato il lapalissiano fallimento. Ebbe il coraggio di dire la verità anche relativamente al “parto assistito” del cambiamento istituzionale italiano del 1946, circa il quale, ancora, non è stata fatta piena luce e che getta un’ombra pesante sull’effettiva democraticità del responso delle urne, così come diffuso dalle autorità governative.
Una delegazione del CMI presenzierà alle esequie, venerdi nella sua Portici. Il 2 ottobre 1999 durante la presentazione del libro “Togliatti il Komintern e il gatto selvatico” alla biblioteca di Portici (NA), Massimo Caprara avvea risposto ad un’intervista del dirigente dell’Associazione Internazionale Regina Elena, Cav.. Rodolfo Armenio:
D) On. Caprara cosa ricorda del Referndum Istituzionale Monarchia-Repubblica?
R) La verità non erano sufficienti le schede per affermare la vittoria della Repubblica, non era stata applicata la legge con la quale la repubblica avrebbe vinto, se avesse avuto la maggioranza dei voti espressi.
D) Il presidente della Corte di Cassas non volle mai proclamare la repubblica. E’ vero?
R) Si il presidente Pagano, fu invitato dal guardasigilli Togliatti a non dare nessuna comunicazione all’udienza pubblica del 10 giugno, e Pagano si attenne a questa disposizione

Napoli, 17 giugno 2009

(i responsabili cav. rodolfo armenio, cav. orazio mamone)

http://www.caserta24ore.it/18062009/addio-a-massimo-caprara/

L'UMI di Biella si Unisce al Cordoglio della Famiglia

mercoledì 17 giugno 2009

ARALDO di Biella - Numero 03.2009

Comunichiamo che il Numero di Maggio-Giugno 2009 è attualmente in distribuzione.

Chi è interessato ad averne una copia può contattare il seguente indirizzo Mail




L'Araldo compilato in comodo file Dpf, può essere stampato su carta in formato A3.


In questo numero :


Situazione sul 150° Anniversario dell'Unità d'Italia

Immigrazione e problematiche correlate

Autonomie locali e secessionismo

Credibilità istituzionale della repubblica italiana

Analisi del Vaticano sui diritti umani in Cina

Monarchie all'estero

5 giornate di Milano e tanto altro ancora !!!

lunedì 15 giugno 2009

Marocco : Elezioni Municipali, vincono i monarchici

I monarchi del recente Partito autenticita e modernita - Pam - hanno vinto le elezioni municipali in Marocco, ha annunciato il ministero dell'interno del regno.
Gli islamisti autorizzati a partecipare hanno ottenuto risultati mediocri.
Circa 13 milioni di marocchini sono stati chiamati alle urne ieri per designare 27.795 consiglieri dei 1.503 comuni che conta il paese.
La parteipazione e stata del 52,4 per cento su scala nazionale, pari a oltre sette milioni di elettori.
Il Pam, fondato nel giugno 2008, raccoglie il 18,67 per cento dei voti espressi, secondo l'agenzia di stampa ufficiale Map, e ottiene 6.015 seggi, pari al 21,7 per cento del totale.
Al secondo posto il Partito dell'Istiqlal/PI al potere nazionalisti, con 5.292 seggi 19 per cento e il gruppo degli indipendenti 4.112 seggi, pari al 14,8 per cento.
Il partito della giustizia e dello sviluppo islamisti moderati ottengono soltanto 1.513 seggi 5,4 per cento, pur essendo il secondo gruppo in parlamento.
Per la prima volta in una elezione nazionale, una quota del 12 per cento era riservata alle donne ed e stata superata con 3.406 candidate elette su un totale di 20.458, contro le 127 nel 2003, un aumento di oltre il 250 per cento, come ha osservato il ministro dell'interno Chakib Benmoussa.

giovedì 11 giugno 2009

I Romanov riabilitati in Russia

Il procuratore generale russo ha annunciato la riabilitazione di sei membri della famiglia imperiale Romanov, detronizzata dalla rivoluzione russa del 1917, ed anche del fratello minore dello Zar Nicola II, Mikhail Romanov.


8 giugno 2009
Il pubblico ministero ha detto che : Dagli archivi risulta che queste persone dopo l'arresto subirono la repressione, l'esilio, furono controllate dalla Cheka (polizia dei comunisti russi), e furono accusati di commettere crimini contro la classe sociale senza prove concrete.
Il Cheka era la polizia segreta comunista costituita dopo il rovesciamento di Nicholas II, diventata poi NKVD e quindi KGB.
Il comunicato del ministero, senza precisare le circostanze della sua morte, ha affermato che Mikhail Romanov era stato messo agli arresti domiciliari vicino a San Pietroburgo nel novembre 1917, prima di essere spostato a Perm (Urali) nel marzo 1918. Secondo gli storici, fu assassinato nel luglio del 1918 da agenti del movimento anti-zarista. Dopo che Nicola fu costretto ad abdicare, nel marzo 1917, Mikhail Romanov "per un giorno" divenne lo Zar.
Il giorno successivo Mikhail rifiutò di accettare il trono a seguito delle pressioni esercitate dai rivoluzionari.Tra le altre persone riabilitate c'è anche Fedorovna Elizaveta Romanova, sorella della zarina Alexandra Fedorovna Romanova.
L'avvocato della Gran Principessa Maria Vladimirovna, capo della Casa Imperiale Russo, ha affermato che questa decisione (la riabilitazione), ha un significato storico ed è un importante passo storico verso la giustizia.La Corte Suprema della Russia nel mese di ottobre aveva formalmente riabilitato l'ultimo zar, Nicholas II, dichiarando che lui e la sua famiglia furono uccisi illegalmente dalle autorità sovietiche.
In Italia invece, pur non essendoci MAI stato un processo ed una condanna contro i nostri Sovrani (e come potrebbe mai esserci stato), la maggior parte della gente, imbambolata dalle fiabe repubblichine prima e repubblicane poi, crede ancora che l’Augusta Casa di Savoia sia colpevole !
Ma colpevole di cosa ?

mercoledì 10 giugno 2009

Scandalosa repubblica delle vergogne !

(ANSA) - ROMA, 10 GIU - 'L'Italia di oggi non e' piu' l'Italia di ieri. Con l'Italia di oggi c'e' pace, collaborazione e amicizia', Muammar Gheddafi. Il leader libico lo ha detto dopo aver incontrato prima Berlusconi a Ciampino e poi Napolitano al Quirinale. 'Si e' chiusa una lunga pagina dolorosa con la Libia', ha detto il premier Berlusconi mentre per il presidente Napolitano questa visita puo' 'contribuire a una nuova fase di relazioni fra i due Paesi gettando le basi di un piu' intenso partenariato'.


(ANSA) - ROMA, 10 GIU - I senatori del PD non saranno in Aula domani mattina in Senato quando prendera' la parola il presidente della Libia Muammar Gheddafi. Il colonnello parlera' nella veste di presidente dell'Unione africana. La decisione di non partecipare e' scaturita dalla riunione del gruppo dei senatori. La presidente Anna Finocchiaro scrivera', secondo quanto si e' appreso, una lettera al presidente del Senato Renato Schifani per spiegarne le ragioni.

Nota del Coordinamento UMI di Biella :

Gheddafi accolto in pompa magna a Roma dal Presidente del Consiglio, e al Quirinale dal Presidente della repubblica... Quale altra vergogna dovranno sopportare i cittadini Italiani prima di sbarazzarci di questa vergognosa repubblica ?

Ci associamo all'iniziativa dei Senatori del PD !

lunedì 8 giugno 2009

Ancora su Politicamentecorretto.com

Sembra diventata una collaborazione continuativa quella tra il il quotidiano in linea di Salvatore Viglia Politicamentecorretto.com ed il nostro Coordinatore Alberto Conterio.

Anche il recente Articolo che paragone i fatti di Pechino del 1989 con quelli di Napoli nel 1946 infatti è piaciuto ed è stato pubblicato.


Potete trovare l'articolo al seguente link : Pechino come Napoli

mercoledì 3 giugno 2009

Resoconto sul due giugno...

Quest’anno ho preferito tacere su questa data. Niente lettere, niente articoli sulla stampa locale, niente considerazioni preventive per contrastare l’annuale lavaggio di testa dei media e delle istituzioni. Del resto non si spara sulla Croce Rosse e questa repubblica si sconfessa da sola, a cominciare dalla compagine di governo, praticamente assente alle celebrazioni ufficiali in Roma. Si cambia colore, ma si è bissato quanto successo in occasione del 60° anniversario nel 2006 - governo Prodi - polemiche, principi ideologici incompatibili con l’unità stessa del Paese, beghe da cortile, gossip vari ecc. ecc., uno spettacolo avvilente !
Le parole del Presidente Giorno Napoletano, più che a commemorare la repubblica, sono servite a calmare animi della politica, a ristabilire una parvenza d’ordine nel caos abituale di tutti i giorni. Niente di più, niente di meno !

Così come ogni due giugno, non appena mi sono svegliato, sono corso ad issare la bandiera d’Italia.

Anche quest’anno il bandierone stemmato era magnifico al vento e visibilissimo.
Per un impegno sportivo, ho dovuto recarmi a Torino, al Pala Ruffini, situato nell’omonimo Parco cittadino.
Per giungere a destinazione, ho percorso la provinciale che dalla mia residenza, attraverso Sagliano Micca e Adorno giunge a Biella. Ho imboccato successivamente la “Trossi” per Verrone, fino a giungere a Carisio. Percorsa l’Autostrada A4, sono entrato in Torino da corso Giulio Cesare, ho svoltato immediatamente a destra per corso Vercelli, poi ancora a destra per corso Grosseto. Ho poi imboccato corso Potenza, che diventa corso Lecce e poi corso Trapani, fino alla meta.
Chi è pratico di Torino, può confermare che è il tragitto più scorrevole !
Poco dopo mezzogiorno, avendo terminato l’impegno, abbiamo deciso di completare la giornata recandoci al colle di Superga, dove vista la magnifica giornata il panorama doveva essere stupendo. Seguendo quindi corso Rosselli fino al largo Turati, ho imboccato e percorso corso Dante fino al Po. Passato il fiume all’ombra della collina, ho seguito corso Moncallieri e corso Casale fino a Sassi, dove 5 km di salita ripidissima ci hanno condotti alla Basilica.
Dal piazzale la vista era davvero completa, e spaziava su tutto l’arco alpino. Sotto di noi quasi immobile, la capitale Sabauda.
Impossibilitati alla visita degli appartamenti Reali, a causa dell’orario di visita poco flessibile, abbiamo optato per la visita alle Reali Tombe. Una visita compiuta già in altre occasioni, ma sempre suggestiva. Nella cripta, in pochi metri, si può ammirare toccare e riflettere su pagine e pagine di storia e gloria italiana. La data del due giugno poi mi è sembrata quanto mai propizia nel tenere in noi vivo il ricordo di Casa Savoia.
Una volta fuori, un sole stupendo, ci ha accompagnati al breve pellegrinaggio al monumento del Grande Torino (Squadra calcio) scomparsa il 4 maggio 1949 per aver impattato con l’aereo che trasportava i campioni a casa dopo una trasferta all’estero.
Nel riprendere l’auto parcheggiata sul piazzale, non abbiamo potuto nascondere la vergogna per lo stato di conservazione e rispetto del monumento li ubicato, transennato di recente (che sia forse pericolante ?). Non siamo riusciti a trovare parole per giustificare uno spettacolo tanto avvilente quanto normale per questa repubblica. Un neo, …l’unico di una così bella giornata !

Ridiscesa la salita, ci siamo ritrovati a Sassi un’altra volta, dove imboccando il lungo Stura Lazio, siamo giungi in un attimo in corso Giulio Cesare nuovamente, completando simbolicamente un completo giro della città. Autostrada in senso inverso, poi Carisio, Verrone, Biella, Adorno, Sagliano fino a ritrovare la nostra casa, sempre abbellita dalla splendida bandiera del Regno al vento.
Ebbene, non sono stati pochi i chilometri percorsi, e non abbiamo neppure attraversato lande desolate, ma gli unici tricolori napoleonici che ricordavano la maleodorante repubblica odierna sono stati quelli stinti e sporchi degli edifici pubblici incontrati sul percorso e che li espongono per Legge.
E’ evidente anche ai ciechi quindi che la repubblica - per la gente comune - non vale la fatica di esporre una bandiera. Questa è una repubblica che non rappresenta nulla, nemmeno per coloro che credono in questo sistema istituzionale per convinzione ideologica.
Questa è una repubblica che tiene unito il popolo nello scontento e nello sgomento per la mancanza di valori ed esempi validi. E’ una repubblica che ci unisce nella vergogna delle molteplici truffe subite e nella dilagante corruzione sempre più radicata.
E quindi con orgoglio di italiano prima, e di piemontese poi, che il 2 giugno espongo la bandiera della Patria con il suo valore morale, etico e storico, in attesa di tempi migliori. Questa bandiera, il due giugno non mancherà mai, per ricordarci la Patria ormai lontana, e la figura indimenticabile di SM il Re Umberto II di Savoia !

Viva il Re, viva l'Italia, viva Casa Savoia !