domenica 30 gennaio 2011

Comitato per l'abrogazione della legge 194

Comitato per l'abrogazione della legge 194

Vi facciamo partecipi di una iniziativa appoggiata dal nostro vice coordinatore della Toscana, Mauro Mazzoni, inerente la lotta contro l’aborto.

 
Ogni informazione al riguardo del neo costituendo comitato per l'abrogazione della legge 194, può essere appresa cliccando sul sito  no194.org !

Aderite anche Voi per dargli forza !

sabato 29 gennaio 2011

L’ARALDO di Biella – Numero di Febbraio 2011

L’ARALDO di Biella – Numero di Febbraio 2011

È disponibile in linea il nuovo numero de “L’ARALDO di Biella” di Febbraio. Questo è il 5° compleanno per il nostro “foglio”, essendo nato il 14 febbraio 2006.
Il miglioramento continua ad ogni nuovo numero, e in questa edizione segnaliamo i seguenti articoli, che riteniamo interessanti e attuali :

Lo stemma sabaudo fantasma sul tricolore di Miotto.

Mirafiori impone la riforma del Diritto Sindacale ?

Spettacolo della politica o politica dello spettacolo ?

Nucleare : Da oppositore a fan…

Ion Caramitru : Che cosa abbiamo ottenuto senza Monarchia ?

Segnaliamo inoltre a tutti gli amici e simpatizzanti monarchici l’editoriale di apertura “Situazione politica e istituzionale - Epilogo del programma 150° anniversario della proclamazione del Regno d’Italia” 
Difficoltà istituzionali, programma manifestazioni per il 150° ed epilogo “repubblicano” delle stesse.

Buona parte degli articoli proposti, sono integrati da note della redazione, opinioni, riflessioni ed analisi, che rendono la lettura dinamica e strumento di ulteriore riflessione !

Redazione de “L’ARALDO di Biella” - 29.01.2011

venerdì 21 gennaio 2011

Sprechi e spese inutili

Lettera inviata a "il Biellese" in merito alle affermazioni riportate sulla stessa testata dal Presidente della nostra Provincia Sig. Roberto Simonetti !

Sprechi e spese inutili

Con un poco di sorpresa e gran divertimento, ho appreso sul numero di venerdì 14 gennaio 2011 di questo giornale, l’opinione del nostro presidente provinciale On. Simonetti, circa i costi ed i benefici dell’attuale Provincia di Biella. Ho scritto “sorpreso” perché tanta sincerità su questo argomento non è facile trovarla in un politico, e “divertito” perché l’On. Simonetti non può credere che i cittadini abbiano scordato che l’abolizione delle Province era un punto fermo, …anzi saldissimo del programma elettorale e di governo della coalizione formata dal PdL e dalla Lega Nord di cui Egli fa parte tanto integrante da non aver ancora rinunciato al suo incarico di Deputato a Montecitorio !


Confesso, che a prescindere, non sono d’accordo all’abolizione delle Province “tout court” per far cassa, perché rischiamo di eliminare un Ente vicino al territorio mantenendone comunque il costo come giustamente sostenuto dallo stesso On. Simonetti.

Alleanza Monarchica - Stella e Corona in proposito, ha le idee chiare ; nel nostro programma politico prevediamo l’eliminazione delle Regioni. Che sono dalla nascita, Enti lontani dal territorio quanto il Governo centrale, e l’accorpamento delle Province, a realtà significative e autonome davvero. Basta quindi con le Province di “quattro gatti” come la nostra ed alte, create in tutta Italia per distribuire seggiole e scranni ai politici delle categorie cadette. All’interno di queste Province VERE inoltre, è il caso di procedere d’ufficio all’accorpamento dei comuni e micro comuni lasciatici in eredità da Napoleone in Piemonte e dal nostro egocentrismo di base, coltivati con amore, da chi “credendo di far bene” produce sprechi e disservizi gravissimi ai cittadini.
Utopia credere che vi si giungerà in modo naturale, mettendo da parte le invidie, e la miseria delle ripicche personali tra un cortile e l’altro !
Fatto questo, viene naturale chiedersi a cosa servano più le Comunità Montane.
Arrivati a tanto, anche al cittadino meno avvezzo a far di conto, risulterà evidente che, pur senza perdere un sol posto di lavoro, abbiamo sfoltito efficacemente il sottobosco politico locale con un risparmio di spesa e una semplificazione territoriale ed amministrativa resa maggiormente efficace dal dialogo diretto, tra il territorio (i cittadini) e il Governo centrale.
Questo è quello che auspichiamo… il resto sono chiacchiere !

18.01.2011
Alberto Conterio
Alleanza Monarchica - Stella e Corona   

martedì 18 gennaio 2011

Cuneo : 15 gennaio 2011 - Resoconto di una bella giornata

Sabato 15 gennaio 2011, si è svolto a Cuneo l’incontro programmato dal Commissario per il Piemonte Alberto Conterio presso l’Hotel Royal Superga di Via Pascal 3 angolo Piazza Galimberti :
Progetto monarchico per rinnovare lo Stato e rilanciare il Paese
Lo scopo, che era di illustrare le priorità contenute nel nostro programma politico e di rinsaldare l’organizzazione di Alleanza Monarchica – Stella e Corona in provincia di Cuneo, non è stato disatteso.
Dopo i saluti dell’Avv. Roberto Vittucci Righini, Presidente Nazionale del movimento a tutti i partecipanti, l’interessante intervento dell’Avv. Massimo Mallucci, Segretario Nazionale, ha riguardato in prima battuta il buon rapporto tra Alleanza Monarchica e le restanti associazioni monarchiche italiane. L’intervento, si è poi focalizzato sul programma politico del movimento ed in particolar modo sull’importanza di un argomento sempre più disatteso nel nostro Paese : “le Sovranità”.
Sovranità intesa in tutte le sue forme, quali la sovranità Nazionale, la sovranità del popolo, degli enti locali ed infine della famiglia.


A seguire l’invito del Presidente Vittucci Righini a riflettere sulla “pena di morte” per reati particolarmente efferati e gravi, ha portato ad evidenziare con un vivace dibattito tra i presenti come, ad una contrarietà diffusa e generalizzata su di essa, persista anche nelle coscienze delle persone la propensione a credere giusta questa condanna per fatti particolari mettendo in evidenza una contraddizione della nostra società civile.
L’incontro è proseguito con l’invito dello stesso Commissario per il Piemonte Alberto Conterio a non storicizzare l’immagine della Monarchia uscendo tra la gente in futuro per testimoniare nonostante tutto la nostra presenza ed organizzazione con delle “giornate gazebo” nelle piazze e nelle vie delle principali città, dimostrando con i fatti, il rapporto di unità tra Monarchia e popolo.

Al termine dei lavori, il Dott. Giorgio Zampieri, ha confermato la sua piena operatività e disponibilità a riprendere l’azione politica locale per Alleanza Monarchica – Stella e Corona, mentre l’Avv. Alberto Coggiola, iscrivendosi al nostro movimento ha manifestato il suo interesse a collaborare localmente per promuovere il nostro programma in vista delle future date elettorali.
In conclusione di giornata, uscendo dalla sala, sono state distribuite diverse decine di copie del nostro mensile “Italia Reale” nella stessa piazza Galimberti alla gente presente, divisa tra l’incredulità e la piacevole sorpresa.

I monarchici tornano in campo !

sabato 15 gennaio 2011

Mirafiori SI !

I commenti alla vittoria dei sì al referendum di Mirafiori
Marchionne: «Scelta coraggiosa»
Camusso: voto contro fabbrica-caserma
Sacconi: «Nuove relazioni industriali». Confindustria: «Ora si può investire». Bersani: «Rispettare il risultato»

Milano, 15 gennaio 2011


MILANO - La vittoria complessiva dei sì (54%) al referendum sull'accordo di Mirafiori, soprattutto grazie al voto dei colletti bianchi e con uno scarto anche tra gli operai di 9 voti a favore dei sì, lascia spazio a commenti molto diversi tra chi ha sostenuto le ragioni dell'accordo e chi invece, come la Fiom-Cgil e i Cobas, lo aveva avversato.


CGIL-FIOM - «Il voto di Mirafiori dimostra che non c'è la possibilità di governare la fabbrica senza il consenso dei lavoratori. Sappiano Marchionne e Confindustria che così non si governa». Lo ha detto la leader della Cgil, Susanna Camusso. « Si tratta di un voto che conferma l'esigenza di definire regole di rappresentanza e democrazia per tutti. Sarebbe bene che, a partire da Confindustria, si decida rapidamente quali siano le regole di rappresentanza e democrazia e non si continui a esercitare lesioni ai diritti dei lavoratori», ha proseguito il segretario del primo sindacato italiano. «Un risultato straordinario e inaspettato, ora bisogna riaprire la trattativa», ha detto il leader della Fiom, Maurizio Landini. «Sarebbe un atto di saggezza da parte di Fiat riaprire una trattativa vera, perché le fabbriche senza il consenso dei lavoratori non funzionano». «La maggioranza degli operai di Mirafiori ha fatto un atto di coraggio», ha commentato il presidente del comitato centrale della Fiom, Giorgio Cremaschi. «È una sconfitta politica per Marchionne. Il voto dà forza a tutti noi e andremo avanti per rovesciare l'accordo-vergogna». «Gli operai delle linee di montaggio hanno detto di no», ha aggiunto Giorgio Airaudo, segretario nazionale della Fiom responsabile dell'auto.

FIAT - «I lavoratori di Mirafiori hanno dimostrato di avere fiducia in se stessi e nel loro futuro», è il commento dell'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne. «Hanno dimostrato il coraggio di compiere un passo avanti contro l'immobilismo di chi parla soltanto o aspetta che le cose succedono. La scelta di chi ha votato sì è stata lungimirante. Mi auguro che le persone che hanno votato no, messe da parte le ideologie e i preconcetti, prendano coscienza dell'importanza dell'accordo che salvaguarda le prospettive di tutti i lavoratori». Il presidente della Fiat, John Elkann, invita ad «archiviare le polemiche e le contrapposizioni» e assicura «pieno e convinto sostegno» della famiglia Agnelli «alle sfide che abbiamo davanti e che vanno affrontate in modo costruttivo».

MARCEGAGLIA - Confindustria valuta in modo positivo l'esito del referendum sull'accordo per l'impianto Fiat di Mirafiori. «Con questo risultato, l'Italia può continuare ad avere un'industria dell'auto forte e competitiva a livello globale. L'azienda ha ora tutte le carte per poter dare seguito all'annunciato piano di investimenti su Mirafiori», afferma Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria. «Adesso è necessario lasciarsi alle spalle polemiche e contrapposizioni e lavorare con determinazione e concretezza per continuare ad ammodernare le relazioni industriali a vantaggio dell'intero sistema produttivo italiano».

I SINDACATI - «La vittoria dei sì anche tra gli operai è un fatto inequivocabile e importante», ha commentato il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. «Nessuno può metterlo in discussione. Ora lavoriamo per sanare le divisioni». Per il leader della Uil, Luigi Angeletti, «come per tutti i veri cambiamenti, la decisione è stata sofferta. Alla fine hanno vinto le ragioni del lavoro. Il sì ci fa vedere con più ottimismo il futuro di Mirafiori e dell'industria automobilistica nel nostro Paese». Roberto Di Maulo, segretario generale Fismic, sottolinea l'importanza «della vittoria del sì di 9 voti anche tra gli operai». «Hanno vinto i lavoratori di Mirafiori», ha detto il segretario generale dell'Ugl, Giovanni Centrella. «La loro maturità e il loro senso di responsabilità hanno salvato decine di migliaia di posti di lavoro e faranno partire finalmente Fabbrica Italia». «Marchionne dovrà tirare fuori i soldi promessi e ai sindacati firmatari toccherà fare da cani da guardia della rabbia operaia e dei conflitti che l'accordo produrrà», è il commento dell'Unione sindacale di base, secondo la quale «esce rafforzata l'esigenza di uno sciopero generale da tenersi tra fine febbraio e inizio marzo». Per Francesco Scandale, segretario di Assoquadri, «è un risultato di tutti che va nella direzione di dare a migliaia di famiglie l'opportunità di un futuro più sereno. Spero che anche coloro che hanno espresso un voto contrario possano ricredersi sulla bontà di questo accordo». Piero Bernocchi, portavoce nazionale Cobas, attacca: «Il capo-banda Fiat Marchionne non può cantare vittoria. A un padronato parassitario e reazionario contro ciò che resta dei diritti dei salariati, deve rispondere un vasto fronte sociale». «È una vittoria del sindacato riformista», è il commento del presidente nazionale dell'Mcl (Movimento cristiano lavoratori), Carlo Costalli.

POLEMICA A SINISTRA - Per il leader di Sel, Nichi Vendola, è «la vittoria più amara per Marchionne e per Fiom la sconfitta più gratificante. La partita non è chiusa, perché il no vince tra gli operai e il sì con i capi e i capetti». Al leader di Sel risponde Pier Luigi Bersani: «Il risultato va rispettato e va rispettato anche il disagio dei lavoratori. Ora la Fiat mantenga gli impegni e si rivolga a tutti i lavoratori», dice il segretario del Pd. «Si facciano nuove regole per la rappresentanza, la rappresentatività e la partecipazione». Per il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli «è bene che la politica eviti di mrcare la divisione tra operai e impigati, visto che sono tutti lavoratori»

LA POLITICA - Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ritiene che «ora si apre un'evoluzione nelle relazioni industriali, soprattutto nelle grandi fabbriche, che dovrebbe consentire un migliore uso degli impianti e un'effettiva crescita dei salari». «La vittoria dei sì è un segnale incoraggiante in un contesto in cui è assolutamente necessario remare tutti nella stessa direzione», spiega il leghista Roberto Cota, presidente della Regione Piemonte. «I metalmeccanici e la Fiom hanno fatto un vero miracolo: in un Paese imbarbarito dall'illegalità e dalla mancanza di principi, hanno dato a tutti una grande lezione di dignità», scrive Oliviero Diliberto, portavoce nazionale della Federazioen della sinistra. «Ancora una volta è il voto di capi e impiegati a determinare le condizioni di lavoro degli operai alla catena di montaggio, che pagheranno in prima persona per un accordo scellerato», nota Gigi Malabarba di Sinistra Critica. Il ministro dell'Interno Roberto Maroni si è detto tranquillo di fronte all'eventualità di tensioni sociali dopo il sì al referendum.

mercoledì 12 gennaio 2011

Monarchici Toscana: Stella e Corona sulle multe:

Monarchici Toscana: Stella e Corona sulle multe:: "I SOLDI delle multe saranno destinati al miglioramento della segnaletica stradale? Un plauso alla Giunta comunale arriva da Mauro Mazzoni d..."

martedì 11 gennaio 2011

Dal centralismo alla disgregazione di velluto

Dal centralismo (vizio d’origine) alla disgregazione di velluto

di Hic Rhodus (Gianfranco Pasquino)
Roma, 10 gennaio 2011

Detto autorevolmente dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che alle origini dell’unità d’Italia si trova un “vizio centralista”, diventa opportuno riflettere sulla critica. Non è il caso di imbastire un intenso dibattito fra gli storici, includendovi la loro ala marciante dei revisionisti. E non servirebbe a nulla farlo: né al molto eventuale “federalismo” né alla costruzione di una “memoria condivisa”. 


Con il dovuto rispetto per il Presidente, che storico non è, ma che rischia di diventare fin troppo revisionista, nel corso dell’unificazione italiana il supposto federalismo non esistette in nessun modo come opzione concretamente perseguibile. Nel migliore dei casi, Carlo Cattaneo, colui che viene considerato il federalista risorgimentale par excellence, pensava a qualche forma di protezione e di valorizzazione delle peculiarità locali. Non era realistico neanche per lui, a prescindere dai rapporti di forza, credere che esistessero comunità originarie, di dimensioni regionali o più ampie, che concordassero fra loro quali poteri, che spesso neppure avevano, consegnare ad un eventuale governo federale, e come farlo. No, l’opzione federale non avrebbe mai potuto diventare la “virtù d’origine” dello Stato monarchico italiano. Senza la monarchia dei Savoia, poi, non ci sarebbe stata nessuna unità d’Italia.
Semmai, gli autonomisti, allora e probabilmente anche oggi, avrebbero dovuto sottolineare l’importanza delle municipalità italiane. Comuni liberi e capaci di autogoverno, in alcuni casi già da molti secoli: questa è stata la vera peculiarità italiana, sostanzialmente eccezionale in Europa.Da quel che si capisce delle modalità complesse e irrisolte di cessione di poteri, funzioni e finanziamenti dallo Stato alle Regioni, ovvero, più propriamente, di decentramento e di devolution ai quali si dedicano i leghisti, della peculiarità dei Comuni, ma bisognerà vedere il decreto attuativo del federalismo municipale, si tiene poco conto. Molto male poiché le Regioni, nate quarant’anni fa all’insegna del motto (dei giuristi) di sinistra (rapidamente diventati consulenti delle Regioni e poi entrati in carriera politico-parlamentare) “le Regioni per la riforma dello Stato”, sono oggi soltanto entità grandi con notevole propensione all’accentramento di poteri e risorse a scapito dei loro Comuni. I federalisti coerenti dovrebbero oggi dimenticare le Regioni e guardare al di sotto e al disopra di quel livello di governo.
Al disotto stanno Comuni, spesso virtuosi, con un rapporto stretto e fecondo con i loro cittadini. Sono questi Comuni che meritano maggiore autonomia, almeno, semplicemente, sotto forma di non interferenza. Alcuni di loro potrebbero, come già sta scritto nella legge sulle autonomie locali, trasformarsi efficacemente in “città metropolitane”. Inoltre, tutti i Comuni dovrebbero essere i reali destinatari del sacrosanto principio di sussidiarietà oramai incastonato nelle modalità operative dell’Unione europea. È a livello dei Comuni che molti problemi, sociali, economici, amministrativi, troverebbero soluzioni più efficaci. Guardando al di sopra delle Regioni si troverà proprio l’Unione Europea. All’Ue hanno nel corso del tempo fatto riferimento e contribuito i non molti federalisti, di pensiero e di azione, italiani, fra i quali, credo che, oltre ad Altiero Spinelli, si possa annoverare lo stesso presidente della Repubblica. Invece, non sembra essere l’Europa il luogo del federalismo secondo i leghisti i quali, di conseguenza, dovrebbero, a questo punto, venire definiti “provincialisti” ovvero “federalisti che sbagliano”.
Eppure, se vogliamo costruire un’Italia migliore dobbiamo tenere in grande conto il federalismo europeo, che è il nostro futuro, e cercare di svolgere in quel contesto un’attività più incisiva. Qualche volta, infatti, le critiche alle propensioni accentratrici e burocratiche dei procedimenti europei sono assolutamente giustificate. Non sarà, però, un aumento del potere/dei poteri di alcune Regioni italiane a rendere migliore l’insieme di quel complesso ingranaggio di strutture e di funzioni che si chiama Stato. Anzi, lasciando da parte, ma non del tutto, i timori di una disgregazione lenta, di velluto, il rischio è che qualcuno pensi che, fatti i decreti attuativi, il resto della strada sarà tutto in discesa. Ma, verso dove conduce quella strada? Conduce incontro a due problemi che sembrano del tutto sottovalutati, se non addirittura trascurati: l’inefficienza e l’ipertrofia degli apparati burocratici e la voracità della partitocrazia.

Tratto da : www.ilvelino.it/